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Gli antagonisti coccolati e impuniti

(G.p) Il collega Antonio Rapisarda, dalle colonne de il Tempo, con un interessante articolo intitolato Gli antagonisti coccolati e impuniti, che riportiamo per intero, ci descrive questo inizio di campagna elettorale per le elezioni comunali di Roma, caratterizzato ahimè dal ritorno della violenza politica che ha come vittime, al momento, Noi con Salvini e Casa Pound.
Gli antagonisti romani, in nome di un ossessionato antifascismo, assaltano chi, come Casa Pound e Noi con Salvini svolgono la propria attività politica nel rispetto delle regole, con la pretesa di stabilire chi a Roma, ha politicamente diritto alla parola.



Poche settimane fa – sempre nel quadrante Est di Roma - era stato un banchetto di Noi con Salvini, con un anziano e due donne a farne le spese. Ieri è stata la volta di un gazebo di CasaPound, con un ragazzo disabile vicino al movimento delle tartarughe frecciate che dovrà essere operato al volto dopo la «visita» dei centri sociali della sinistra radicale. Da una parte, insomma, quelli che vengono dipinti come «populisti e xenofobi» svolgono la propria attività politica pacificamente e nel rispetto delle regole, dall’altra questa attività viene regolarmente impedita – in nome di un antifascismo ossessionato e sempre più residuale ma appunto per questo incattivito – da chi pretende di poter stabilire che esistano «zone a traffico limitato», politicamente parlando, a Roma.

Il problema ulteriore - che si registra nella Capitale come a Napoli, al confine del Brennero come a Milano - è la sostanziale impunità di cui godono gli antagonisti prima, durante e dopo le loro azioni. Un’impunità che parte con lo storytelling, se è vero, come è vero, che determinati media faticano maledettamente a chiamare le cose con il proprio nome: gli antagonisti dopo le loro «gesta» allora diventano vagamente «estremisti», così come le aggressioni organizzate nei confronti degli avversari politici (come è avvenuto ieri in venti contro sei) risultano puntualmente «scontri tra opposte fazioni». Nei confronti della galassia della sinistra extraparlamentare c’è anche un’impunità sostanziale da parte delle forze politiche.

Una dimostrazione arriva dalla difficoltà con cui ieri gli esponenti della sinistra istituzionale hanno stigmatizzato l’aggressione nei confronti di CasaPound. Se Roberto Giachetti non ha proferito parola, Stefano Fassina da parte sua ha sì condannato la violenza «anche quando è rivolta, come stamattina a Roma, contro Casapound», ma non ha perso occasione per lanciare un avvertimento: «Roma non può ospitare il raduno delle destre fasciste previsto per il 21 maggio», ossia il corteo di Cpi, movimento – come ribattono i suoi militanti - «presente da più di dieci anni in città, con sedi, pub e associazioni». Addirittura Virginia Raggi ha pensato bene di dare solidarietà a targhe alterne: ha stigmatizzato la protesta (a quanto risulta non violenta) di Forza Nuova contro il Gay Center ma non ha speso una parola di solidarietà nei confronti dei militanti di destra aggrediti e feriti. Non vorremmo, in tutti questi casi, che si trattasse di silenzio-assenso.

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