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Fioravanti: "Perdo un padre Ci aiutò quando ci odiavano"

G.p) Il collega Antonio Rapisarda, dalle colonne de il Tempo, storico quotidiano romano, intervista Giusva Fioravanti, militante dei Nar, oggi impegnato con l'associazione radicale Nessuno tocchi Caino.

Giusva traccia il proprio ricordo di Marco Panella, storico leader dei radicali scomparso nella giornata di giovedì 19maggio.

Che cosa perde con Marco Pannella? «Perdo quello che mia moglie (Francesca Mambro, ndr) chiama un "grande padre". Un uomo che è riuscito a voler bene a tutti. È riuscito ad aiutare Sofri, Negri, noi, Paolo Signorelli, il socialista Del Turco piuttosto che il mafioso Provenzano. È stato un uomo che ha voluto bene a tutti in base al principio che anche i figli che sbagliano sono comunque figli che devono essere aiutati. La sua è stata una posizione laica, non pietista, non buonista, non parziale perché lui è riuscito ad aiutare in maniera equanime tutti». 

Valerio Fioravanti, ex terrorista dei Nar oggi impegnato con l’associazione radicale «Nessuno tocchi Caino», è stato accolto come un «figlio» da Marco Pannella, quando – ricorda lui stesso - quasi nessuno avrebbe speso una parola, figuriamoci un gesto, per chi militava nell’estrema destra ed era accusato della strage di Bologna. Pannella, invece, ha sempre creduto nella innocenza sua e di Francesca Mambro.

Come vi ha accolto?
«Lui ha aiutato noi – me e Francesca – in un momento in cui – in un momento in cui l’estrema destra era estremamente impopolare. Solo anni dopo sarebbe venuto Berlusconi con la sua apertura a Fini».

Pannella ha sempre creduto nella vostra innocenza su Bologna?
«Sì. Il settimanale dei Radicali fu il primo, già nel 1984, a pubblicare i dubbi ancora prima del processo. Avere avuto la stima di Pannella è stato motivo per resistere. Non solo per noi: il suo aiuto è all’origine della dissociazione di molti esponenti dell’estrema sinistra».

Sergio D’Elia ricorda le parole di Pannella quando diceva che se questo avesse avuto un figlio avrebbe scelto lei e Francesca Mambro come educatori. 
«Fu all’epoca un fulmine a ciel sereno, parole inaspettate ma al tempo stesso molto profonde. Del resto Pannella non offendeva la magistratura, lui semplicemente valutava la persona per quello che era diventata. Non si può punire all’infinito una persona per gli errori che ha fatto in passato».

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