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Storace:Giorgia lavori per unire tutti oppure farà vincere i grillini"



(G.p) A poco più di 2 mesi dal fatidico 5 giugno, giorno in cui i romani saranno chiamati ad eleggere il nuovo sindaco ed il nuovo consiglio comunale sono ancora 4 i candidati dell'area di centro destra Guido Bertolaso, Giorgia Meloni, Alfio Marchini e Francesco Storace. Davvero troppi. Elevato è il rischio di un trionfo del Movimento Cinque Stelle che candida Virginia Raggi o del Partito Democratico e del centro sinistra romano che non pagherebbe, in termini politici, il malgoverno della giunta Marino.

Francesco Storace, leader de la Destra, aspirante primo cittadino dell'Urbe, con un intervista rilasciata a Il Tempo, storico quotidiano romano, rinnova l'appello a Giorgia Meloni a mettere in campo un'iniziativa politica per ricompattare il fronte alternativo al centro sinistra ed ai grillini.



«I sondaggi lasciano il tempo che trovano, specie se il 60% del campione non si esprime. Ma chi in questo momento nel centrodestra sembra avere più consensi ha il dovere di provare a costruire l’unità». Francesco Storace, leader de La Destra e candidato sindaco di Roma, rinnova l’invito a Giorgia Meloni a prendere un’iniziativa politica per ricompattare il fronte alternativo alla sinistra e ai grillini. Altrimenti, spiega l’ex governatore, «nessuna opzione è esclusa, neanche quella di lasciare che il centrodestra si faccia male da solo e aggiungere i nostri consensi all’astensione».



Storace, manca un mese alla chiusura delle liste e la situazione nel centrodestra sembra essersi arenata: quattro candidati, poche chance di vittoria.


«È questo il punto. Il centrodestra, o almeno questa specie di centrodestra che ha escluso me e la mia comunità da ogni decisione, si è incartato. Io ho provato in due occasioni a offrire una via d’uscita. A gennaio ho chiesto le primarie, qualche settimana fa ho messo per iscritto la disponibilità a un percorso unitario. Nessuno mi ha risposto. Chi è causa del suo mal pianga se stesso».



E adesso?


«I sondaggi di questi giorni, veri o fasulli che siano, concordano su un dato: il centrodestra unito vale tra il 35 e il 40%. Si potrebbe, cioè, non solo arrivare al ballottaggio, ma arrivarci da primi, con una spinta psicologica alla vittoria anche al secondo turno. Invece si fa tutto il contrario. Persino la candidata più quotata nei sondaggi, Giorgia Meloni, non va oltre la metà dei voti potenziali della coalizione. Allora la questione è semplice: chi davvero vuol vincere le elezioni deve assumere un’iniziativa. Mi riferisco tanto a Meloni che a Berlusconi».



In realtà Giorgia Meloni ha chiesto a più volte a Berlusconi di appoggiarla.

«Gli appelli pubblici, dettati alle agenzie, valgono poco. Se veramente si vuol trovare un accordo si alza la cornetta, magari si becca anche qualche insulto, ma poi si trova la sintesi sui programmi. Altrimenti, si è complici della sinistra e dei grillini».



L’ultimo sondaggio di Ipsos segnala che il 57,3% degli elettori è ancora incerto o propenso al non voto. Colpa di una campagna deludente?
«Innanzitutto va annotato che un sondaggio che si basa sulle opinioni del 40% del campione non può essere considerato attendibile. In secondo luogo, mi permetta di rimproverare i mezzi d’informazione. Si dà spazio solo alle polemiche tra i partiti sulle alleanze e non a quello che i candidati propongono per la città. Come se i partiti fossero ancora il dominus della società. Anche per questo il M5S è in testa: è l’unico non travolto da queste polemiche. Se il centrodestra troverà la strada unitaria e parlerà finalmente solo di programmi, il nostro valore è destinato a prevalere».



Il 9 e il 10 aprile riunirà le varie anime della destra a Orvieto. Qual è l’obiettivo?

«L’orizzonte è la creazione di una nuova destra per l’Italia, un sogno che tutti noi abbiamo. Finora con Fratelli d’Italia questo non è stato possibile, perché il partito della Meloni ha voluto selezionare gli ingressi».



In questo contesto che ruolo assume la partita romana?

«Roma ci dà la possibilità di ragionare su cosa fare. Se la Meloni prendesse una vera iniziativa politica, non ci sarebbe neanche bisogno di ragionare su una nuova destra. Oppure, chissà, potremmo optare per il modello Venezia, con Berlusconi che appoggia il civico Marchini. Magari potremmo decidere di presentarci da soli. Ancora, quarta ipotesi, potremmo lasciare che il centrodestra si faccia male da solo e aggiungere i nostri voti all’astensione. Io so qual è lo scenario che prediligo, ma voglio ascoltare le opinioni di tutti. Una cosa è certa».



Cosa?

«Di questa destra, al di là della sfida per Roma, in futuro ci sarà bisogno. Alle porte ci sono Politiche e Regionali».








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