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Edda Negri Mussolini facciamo pace con la memoria


(G.p)In esclusiva per i lettori di fascinazione.info Elia Pirone, editor presso Cue Press intervista Edda Negri Mussolini, nipote diretta di Benito Mussolini ed autrice di Donna Rachele mia nonna la moglie di Benito Mussolini insieme alla giornalista Emma Moriconi con post fazione di Gennaro Malgieri edito da Minerva.


Si è celebrato un altro 25 aprile. Di recente lei ha scritto all'ANPI per sollecitare un dialogo nel presente sui fatti della guerra civile. Crede davvero sia possibile, alla luce dell'intransigenza mai sopita di certi settori della politica? 

Dobbiamo incominciare a rivedere la storia attraverso i fatti realmente accaduti, contestualizzandoli e basandoci sui documenti. Sarà un cammino non facile, di questo ne sono consapevole ma dobbiamo incominciare a vedere e a chiamare per nome, dopo 70 anni, quello che la storia è stata. È e sarà complicato, da una parte e dall'altra altra, guardare gli eventi in maniera obiettiva, ma lo dobbiamo fare per la nostra Patria, per amore dei giovani che devono incominciare a capire e a vedere la storia nella sua interezza. Con i pro e i contro che ci sono stati da ambo le parti. 

È giusto, al di là dei tentativi di pacificare la memoria, che il 25 aprile si festeggi una sconfitta militare e politica della Nazione? 

Abbiamo perso una guerra, non l'abbiamo certo vinta e questo è un dato di fatto. Dovremmo pacificare la memoria e capire che quello che accadde fu una guerra civile, forse si dovrebbero ricordare entrambi i morti, perché ognuno ha creduto ed è morto per un proprio ideale.

 Recentemente lei ha lamentato il fatto che certa informazione preferisca portare alla ribalta le “opere letterarie” dei figli dei mafiosi piuttosto che documenti come il suo libro su sua nonna, Rachele Mussolini. In che misura i media tradizionali boicottano il tentativo di raggiungere la verità storica? 

Abbiamo ancora tanta strada da fare per riuscire a far comprendere la realtà storica e riuscire a parlare di certe argomenti con non più timore, ma con uno sguardo distaccato dagli eventi. Devo ammettere che forse fino a qualche anno fa il libro che ho scritto sulla nonna Rachele non si sarebbe potuto presentare. Non si sarebbe potuto presentare soprattutto in sale Consiliari, alla presenza di Sindaci ed Assessori di Amministrazioni di centro sinistra. Non direi boicottare, ma aver ancora, in qualche modo, timore di parlare di certi argomenti (sembra che anche i media di centro destra abbiano qualche problema nel farlo). Nel libro si parla dei ricordi, della vita di una donna che ha fatto parte della storia e ne parlo dal suo punto di vista, se avessero letto il libro forse capirebbero quale è l'argomento e sarebbe più facile per i media parlarne. 

Crede che una mano possano darla, in questo senso, i social network?

I social in questo momento sono un ottimo veicolo per parlare e per prendere atto di quello che è lo spaccato della nostra vita e di quello che è la nostra storia. Ognuno può dire il suo pensiero e portare, tante volte con documenti alla mano, un punto di vista obiettivo. Non possiamo certo basarci solo su questo strumento e dobbiamo capirne l'infinita espansione di quello che è la rete e il suo potenziale.
 È possibile e corretto fare un bilancio – anche parziale – di 70 anni di democrazia italiana?

Dopo 70 anni si può fare un bilancio, ma sempre con obiettività, ma a volte sembra che molti non riescano a farlo e guardano solo da una parte ancora con astio senza guardare la realtà e i documenti. 

Quali sensazioni le trasmette lo scenario politico italiano odierno? 

La politica di oggi è una politica fatta di urla, insulti. Non si fa più una politica rivolta alle persone e al territorio, spesso mi accorgo che si guarda solo al personale. Non c'è più quella passione politica, non si mette il cuore e il sentimento, che a mio parere ci vogliono. Si guarda poco al sociale. Vi sono troppi interessi all'interno della politica. Non guardiamo più ai valori e agli ideali, non sappiamo più spiegare ai giovani cosa è la politica, infatti si sono allontanati. Non hanno punti di riferimento e vedono che da entrambe le parti non si guarda al bene comune ma a quello personale.

L'opinione pubblica progressista individua, in Europa, quella che alcuni chiamano la rinascita del nazionalismo. Come vede scenari nei quali operano, per esempio, partiti pur diversi come il Front National della Le Pen, l'UKIP di Farage, Alternativa per la Germania, ecc...?

L'amore di Patria che vi è in altre nazioni spesso noi lo lasciamo trapelare solo quando ci sono i mondiali di calcio o succede qualche fatto tragico. Siamo un popolo che non ha fatto una rivoluzione e questo ci fa essere chiusi a determinate visioni, siamo quelli che a volte guardano cosa è meglio e quale interesse ci può venire in tasca da quelle scelte e ci adattiamo agli eventi. Questo perché non abbiamo più ideali. Dobbiamo stare attenti a fare in modo, perché la linea è molto sottile, che la vendetta e l'odio non prendano il sopravvento in momenti così delicati come questi che stiamo vivendo. 

Considerato che sono passati 70 anni, un'ideologia di tipo fascista, “ricontestualizzata”, potrebbe mai tornare a imporsi in Europa?

All'interno di un'ideologia vi sono sempre cose positive e negative. Vi sono delle idee che contestualizzate possono essere prese ed adattate, ma devono essere guardate con la saggezza e la visione di un discorso più ampio. Lo scenario attuale è molto diverso da quello di 70 anni fa, così come le persone. Certe idee e progetti potrebbero essere ripresi ma stando attenti alla strumentalizzazione che ne potrebbe derivare.

La gioventù di oggi, come si evince anche dall'esito del recentissimo referendum sulle trivellazioni, sembra sempre più distante da valori come quelli della Patria, dell'identità e dell'impegno politico in generale. Come si potrebbe invertire questa tendenza?

I giovani, come ho detto prima, si sono allontanati perché hanno spesso visto "il marcio" che fa parte di tutte le aree della politica. Sono disinteressati perché non c'è stato un discorso di territorio, di far leva sugli ideali e sui valori, bisogna cercare di far capire loro l'importanza della politica, quella vera quella da cui dovrebbe partire "l'arte di governare le società", invece spesso assistiamo "all'arte di governare solo i propri interessi". Il recente referendum, che aveva un valore ambientalistico, è stato strumentalizzato da tutti i partiti, arrivando al cuore dell'Istituzione, come il Presidente del Consiglio o l'ex Presidente della Repubblica che hanno incredibilmente invitato i cittadini ad astenersi dall'andare a votare. Una scelta che deve appartenere ad ognuno di noi e, soprattutto in un referendum, non deve essere dettata da altri.

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