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Varese, apologia del fascismo e razzismo su Fb: 13 denunciati

(G.p) Tredici persone sono state denunciate a causa di alcune frasi scritte su Facebook ,nell'ambito di una inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Varese. Si tratta di pubblicazione che inneggiano al fascismo, agli insulti razzisti ed anche considerazioni dai toni violenti sull'immigrazione. I controlli della polizia si sono concentrati su un gruppo presente su un noto social network denominato Vessilli neri boia chi molla. Gruppo che conta poco più di 1000 iscritti.
La collega Simona Carnaghi dalle colonne de la Provincia di Varese, ci informa di tutto ciò, con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero.


Apologia del fascismo e odio razziale: scatta la denuncia per 13 “leoni” della tastiera. A loro sono arrivati rapidamente gli agenti della polizia di Stato di Varese al termine dell’indagine coordinata dal sostituto procuratore di Varese Massimo Politi.

La cornice entro la quale i 13 denunciati si sarebbero lanciati in frasi odiose a sfondo razzista e xenofobo e nostalgici commenti d’affetto per il Ventennio che fu è quella del gruppo Facebook Neri Vessili (boia chi molla); gruppo chiuso che conta al momento 1.117 iscritti.

Tra i 25 e i 40 anni

Nel gruppo gravitano in particolare varesini. E varesini e varesotti sono i 13 denunciati, tra i quali comparirebbero anche gli stessi amministratori della pagina Facebook. Tredici persone, tra i 25 e i 40 anni, tra cui si annoverano professionisti, piccoli imprenditori ma anche operai, che sarebbero finiti nel mirino degli inquirenti durante uno dei tantissimi monitoraggi che la polizia di Stato compie sul web (analizzando siti e social network) a caccia di terroristi, pedofili, truffatori, cyberbulli ma anche di chi istiga all’odio o inneggia al ritorno del Duce.
Nel gruppo, dove i toni sarebbero comunque sopra le righe, gli indagati avrebbero spiccato per ferocia. Dai forni riaperti praticamente per tutti, ai barconi affondati, agli insulti veri e propri con tanto di istigazione a compiere violente azioni dimostrative.

Odiatori di professione


Gli amministratori, per contro, non soltanto avrebbero favorito lo sfogo dei così detti “hater”, categoria di persone nate insieme ai social network (letteralmente odiatori di professione, seminatori di odio nascosti dietro un Pc), creando il gruppo, ma avrebbero del tutto “scordato” di moderare gli interventi eliminando quelli più violenti.
Quelli che per gli inquirenti rappresentano un reato. Ai presunto responsabili di un comportamento ritenuto da molti socialmente pericoloso gli agenti della Questura di Varese sono arrivati con rapidità: quasi tutti, infatti, intervenivano nel gruppo usando il loro nome e cognome ed erano quindi perfettamente identificabili. La pagina Facebook non è stata oscurata per il momento.
Di fatto dopo la pioggia di denunce i toni, che restano comunque estremamente critici nei confronti di rifugiati, immigrati, e molto vicini all’estrema destra, si sono molto stemperati rientrando.

Ora è rientrata nei ranghi

Utenti e amministratori sarebbero insomma rientrati nei ranghi. Al di là dei contenuti dei commenti (considerati per i 13 indagati dei veri e propri reati dagli inquirenti) la vicenda lancia un segnale estremamente forte.
I social network non sono un porto franco dove istigare all’odio, alla violenza, insultare tutto e tutti o minacciare chiunque abbia un pensiero leggermente diverso dal proprio.
Chi scrive è responsabile di quello che fa e che dice. Non è anonimo, non è nascosto e può essere facilmente individuato. Non serve nemmeno che sia un altro utente a denunciare comportamenti penalmente rilevanti. Proprio perché la selva è più che mai oscura ed estremamente pericolosa l’attenzione da parte delle forze di polizia è massima e la segnalazione all’autorità giudiziaria può scattare direttamente durante questi controlli ha 24. Hater, razzisti, xenofobi, violenti, insultari di professione e aspiranti neo fascisti sono avvisati.

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