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Napoli celebra Carlo III di Borbone e poi sequestra le sciarpe. Un assurdo anche per chi non è affatto revisionista


(G.p)Dopo aver sequestrato le bandiere con il vessillo del Regno delle due Sicilie, domenica 31 gennaio, in occasione dell'incontro di calcio Napoli Empoli, simile trattamento è toccato alle sciarpe del Napoli riportanti lo stemma borbonico. Si tratta di un divieto imposto dalla federazione, fatto osservare con massimo scrupolo. Lo stesso scrupolo che manca in ogni altro stadio d'Italia dove passano tranquillamente striscioni con contenuto offensivo e razzista, oltre alle immancabili bombe carte, fumogeni e bandiere di ogni specie e qualità, diverse dal tricolore italiano e da quelle delle squadre in campo.
Il collega Fabio Avallone, dalle colonne de il Napolista, con un interessante articolo, che proponiamo per intero, ci racconta questa storia, davvero assurda anche per chi non è affatto revisionista.

Il 20 gennaio sono stato al Teatro San Carlo. Si festeggiavano i 300 anni dalla nascita di Carlo di Borbone che quel Teatro volle e fece costruire. C'era l'assessore alla cultura del Comune di Napoli che ha annunciato una serie di eventi in onore di quello che è stato definito un sovrano illuminato.
Pochi giorni dopo, ai cancelli dello stadio San Paolo, le sciarpe dei tifosi che recavano lo stemma borbonico sono state sequestrate all'ingresso.
Non sappiamo bene quale sia la disposizione in base alla quale è stato operato il sequestro, né chi l'abbia impartita. C'è chi parla di una norma della Figc, chi di una decisione della questura. Nei mesi passati erano già state sequestrate delle bandiere con il simbolo dei Borbone.
Fatto sta che chi è andato allo stadio ha dovuto consegnare le sciarpe in questione, proprio mentre la città organizza concerti ed eventi in onore dei 300 anni di chi quel simbolo lo ha portato a Napoli.
Non voglio entrare nel merito di una questione, quella sui Borbone, che non mi appassiona. La Storia ha già espresso il suo giudizio ed i tentativi revisionistici, che pure dalle nostre parti abbondano, lasciano il tempo che trovano.
Piuttosto mi chiedo il senso di una cosa del genere.
Stiamo parlando di uno stemma che rappresenta una monarchia che ha cessato di esistere, in Italia, nel 1861. 155 anni fa. Uno stemma che non fa riferimento ad ideologie totalitarie. Niente a che vedere con le svastiche, ad esempio, che spesso e volentieri fanno bella mostra di loro nelle curve di alcune tifoserie. Uno stemma che evoca un'epoca storica passata, ma che ancora viene celebrata in città. Uno stemma che, per rimanere in tema, è esposto sotto l'arco del proscenio del San Carlo, dopo che nel 1980 fu rimosso quello dei Savoia che lo aveva sostituito.
Uno stemma, ancora, che il Calcio Napoli ha inserito nel proprio merchadising ufficiale  anche se ultimamente la maglietta è spartita dallo store ufficiale sul sito del Calcio Napoli.
Comunque la si pensi, sequestrare una sciarpa recante un simbolo come quello dei Borbone è un atto di censura che darà fiato alle sirene revisioniste e un po' cialtrone di certi neo meridionalisti.
Mi aspetto, nelle prossime settimane, il sequestro allo stadio delle bandiere spagnole (che recano all'interno il simbolo dei Borbone, attualmente regnanti) e, perché no, un bello scatolone che copra lo stemma al San Carlo in occasione delle partite del Napoli.
Tutto questo per tacer del fatto che negli stadi italiani entra, tutte le settimane, ogni sorta di materiale vietato, dalle bombe carta ai fumogeni.
Le curve che declamano cori razzisti se la cavano con una multa, ma ai tifosi che portano lo stemma dei Borbone viene sequestrata la sciarpa. Pare che il calcio italiano stia scrivendo un proprio codice etico, in cui si può lanciare una bomba nel settore ospiti (Juventus-Torino), ma non si può indossare lo stemma dei Borbone, in cui si può gridare e scrivere "Napoli colera", ma non si può indossare una t-shirt con su scritto "Speziale libero". Un codice etico che fa acqua da tutte le parti.

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