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Letti da noi 4/ San Babila, la nostra trincea

(Gp) Per la quarta puntata della rubrica Letti da noi, Gabriele Adinolfi, politico e scrittore,  dalla sua pagina facebook recensisce il libro di Cesare Ferri, San Babila, la nostra trincea, edito dalle edizioni Settimo Sigillo. Recensione che pubblichiamo per intero.
Libro che verrà presentato sabato 20 febbraio a Roma e sabato 27 febbraio a Firenze.



L'ho letto d'un fiato.
D'accordo, sono un lettore accanito, ma questo non toglie che quando un libro ti prende al cuore e alla gola è sempre una sensazione fantastica. E hai voglia a essere allenato: se la narrazione non scorre o, peggio, è artefatta, la lettura risulta sempre ostica o, quantomeno, ti richiede più d'una pausa. Quando invece non riesci a staccare gli occhi dalle pagine, vuol dire che ti trovi in presenza di qualcosa di autentico e di coinvolgente. Ad esempio sei immerso nell'ultimo libro di Cesare Ferri che ti racconta gli anni difficili, drammatici, ruggenti e tragici di San Babila, della Milano a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta quando, essere fascisti e non nasconderlo, non era solo pericoloso, era quasi una follia.
Cesare è un ottimo narratore, con un palmarès di romanziere e drammaturgo, e possiede quindi una tecnica sperimentata. Ma non è solo questione di tecnica, perché questa poco o nulla ha a che fare con l'anima, è un fatto, appunto, di anima. Cesare, che è un signore, comunica più con le sensazioni sottili che con le fragorose esibizioni cui ci stiamo, purtroppo, abituando in quest'epoca di social e di eguaglianza negli ombelichi. Nel suo racconto autobiografico non si esibisce in passerella ma funge da Virgilio e da Beatrice, facendoci attraversare i gironi di quei tempi e immortalando i camerati di allora così com'erano: temerari, guasconi, buontemponi, e un po' pazzi, con la gioia profonda della tragedia. Perché la tragedia si può vivere con gioia, cosa difficile da capire oggi che si vive con angoscia e con pesantezza ogni istante della vita e che si drammatizza ogni insulsaggine.
Il suo non è un libro semplicemente storico, tra l'apologetico e il sensazionalistico, è il racconto immortale, scanzonato, fanciullesco e maturo di una generazione che non solo non si è arresa ma che non si è neppure avvizzita, mai, nemmeno quando è finita male. Dai primi passi a corso Monforte nella Giovane Italia fino alla piazza difesa con i denti, Cesare ci consegna, vivi per sempre, personaggi mitici come Mammarosa e Giancarlo Esposti e ci conduce per mano nella città che brucia, tra anime che, come avrebbe detto Léon Degrelle, restano ardenti.
Cesare Ferri, San Babila. La nostra trincea. Ed. Settimo Sigillo 25 euro
Da non perdere. A nessun costo

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