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Salvini-Le Pen: "Stop al superstato Ue"

(G.p)Banalizzare la due giorni dei movimenti identitari e sovranisti europei, a Milano, conclusasi ieri, come raduno di una fantomatica internazionale nera rappresenta la classica uscita di comodo.
Antonio Rapisarda, dalle colonne de Il Tempo, storico quotidiano romano, ci racconta quel che è successo alla Fiera di Milano, alla due giorni organizzata dall' Enf( Europa delle Nazioni e della Libertà), con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero.

Liquidare la due giorni dei movimenti sovranisti europei a Milano, conclusasi ieri, come «raduno dell’internazionale nera» rappresenta un’uscita di comodo smentita dall’interesse mediatico – tutt’altro che da riunione carbonara - che l’evento ha suscitato e dalla oggettiva centralità che i temi sottoposti dai protagonisti hanno nei rispettivi Paesi e non solo (messa in discussione di Schengen, solo per citare l’ultimo caso, da parte dei governi di mezza Europa). Quello che è andato in scena alla Fiera di Milano, sotto il nome di «Più liberi più forti», è stato qualcosa di sostanzialmente diverso rispetto alle cosiddette reunion di estrema destra, per dimensioni, e rispetto alle assise di Ppe e Pse per capacità di incidere e interpretare le necessità di quel ceto piccolo e medio smarrito che più di tutti subisce i meccanismi astratti delle politiche comunitarie. Sotto il punto di vista strettamente politico si è trattato di una kermesse che ha visto protagonisti i primi partiti rispettivamente in Olanda (Pvv), Austria (Fpo) e Francia (con il Front National): tutt’altro che Paesi ininfluenti per Pil e peso specifico. E se gli altri partiti eurocritici – nelle Fiandre, in Polonia e in Romania - sono in ascesa o nell’orbita dei governi in carica a vocazione identitaria, in Italia il padrone di casa, Matteo Salvini, guida con la sua Lega Nord «diffusa» il centrodestra da leader dell’opposizione. Di fatto gli animatori dell’Enf (Europa delle Nazioni e delle Libertà, così si chiama l’eurogruppo) rappresentano una porzione significativa dell’Europa reale e costituiscono un’internazionale populista che da Ovest a Est, da Nord a Sud riesce a coniugare efficacemente, in tempi di disaffezione dalla politica, domanda e offerta: se in Francia sono l’austerity e l’immigrazione, in Paesi come Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia è l’attacco al sostrato identitario ad alimentare la crescita dei movimenti che chiedono ritorno alla sovranità, democrazia effettiva e difesa di quell’impianto sociale e culturale che ha garantito benessere e crescita. Un’«Europa fondata sulle comunità» è quella auspicata, hanno ripetuto i rappresentanti dei movimenti, che come argine al «superstato» dell’Ue concepito a suon di trattati, ha trovato un minimo comun denominatore: «Io credo nelle nazioni – ha spiegato così il suo modello Marine Le Pen - La nazione non è solo una entità territoriale. È fatta di storia, cultura e diversità. Poi che possano esistere forme di cooperazioni tra regioni frontaliere è legittimo. Ma la nazione che è sede di sovranità, è la struttura più performante per difendere i nostri popoli». Un concetto, quello della nazione come contrafforte sovranista, che Matteo Salvini – di cultura autonomista – ha sdoganato nell’immaginario leghista quando ripete che «l’austerity colpisce al Nord come al Sud. L’Italia si salva solo da Nord a Sud». Proprio alla nazione, come attore su cui tornare a esercitare sovranità, è collegato il tema sociale, quello abbandonato dalle sinistre europee. «Noi facciamo un’opera a difesa del lavoro – ha attaccato Salvini -, che è una cosa che dovrebbero fare la sinistra e i sindacati». Nel contrasto all’immigrazione massiva, allora, se rimane come corollario l’invettiva un po’ troppo sommaria contro l’Islam («Il vero Islam, quello del Corano, non è compatibile con la nostra libertà», ha affermato il leader del Pvv Wilders), dall’altro sono emerse posizioni di critica strutturata al neocapitalismo: «Limitare l'immigrazione significa rilanciare il mondo del lavoro nei nostri Paesi – ha spiegato il leader del Carroccio -. Ci sostituiamo a quelle cosiddette sinistre che non si occupano più di lavoro, ma di tutelare i loro amici banchieri». Dal punto di vista interno, infine, il riconoscimento di un ruolo da co-protagonista nella compagnia della «controriforma» dell’Ue rilancia le quotazioni della Lega e del suo leader, non solo come speaker ma anche come collettore dell’opposizione a Matteo Renzi. E a chi li accusa di protesta senza orizzonte governista è arrivata infine la risposta-promessa di Marine Le Pen: i sovranisti «non sono destinati a un’opposizione perenne». Per la gioia delle coronarie di Hollande e Sarko.

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