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Ma quale shock, la vittoria di Le Pen era chiara da un mese prima degli attentati di Parigi

(G.p)Molti esperti di politica francese,  danno il merito del 28% conquistato dal Front National alle ultime elezioni regionali a quanto è accaduto lo scorso 13 novembre a Parigi. Gli stessi dimenticano come l'avanzata di Marine Le Pen sia iniziato molto tempo prima. Ricordo, a me stesso prima, agli esperti di politica francese, che alle scorse elezioni europee del 25 maggio 2014 il Front National superò il 25% dei consensi diventando primo partito della Francia. La collega Vittoria Patanè, dalle colonne del sito ibtimes.com, con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero, ci spiega come la vittoria di Marine Le Pen non sia il frutto di quanto accaduto lo scorso 13 novembre, ma il brillante risultato figlio di un progetto politico serio e valido.
Front National 27,96%, Les Republicains/UDI 26,89%, Partito socialista 23,33%, Verdi 3,87%. Front de gauche 2,52%. Astensionismo al 49,5%. Questi i risultati del primo turno delle elezioni regionali francesi dopo lo scrutinio del 98% dei seggi.
Le due Le Pen, zia e nipote, hanno conquistato 6 regioni su 13. Domenica prossima si voterà per il secondo turno.
Erano le prime elezioni dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre, ma anche le prime in cui la Francia ha votato con la nuova legge voluta da Hollande che ha riorganizzato e ridotto il numero delle Regioni portandole da 22 a 13. Al voto non solo la Francia metropolitana, ma anche la Corsica e i dipartimenti della Mayotte (Oceano indiano).
La vittoria del Front National è stata accolta da tutti con stupore. Sulle prime pagine dei giornali nazionali e internazionali (Italia compresa) campeggia stamattina la parola “shock”, come se il risultato fosse stato inaspettato, come se la tendenza non fosse già chiara da anni. Tutti i quotidiani sono concordi:  “la colpa” di un dato tanto pericoloso per l’Europa è tutta dei jihadisti che il 13 novembre hanno ammazzato 130 persone consegnando il Paese in mano all’estrema destra. Leggendo articoli su articoli la sensazione è che secondo autorevoli commentatori e giornalisti, se non fosse successo quello che è successo, i risultati del primo turno sarebbero stati diversi. Il problema è che analizzare la situazione in questi termini appare tanto semplicistico quanto fuorviante, dato che andando a consultare i sondaggi degli ultimi mesi e le cifre degli ultimi anni si scopre che il FN era in vantaggio ben prima degli attentati di Parigi. Non solo, descrivere come “voto di protesta” un trend attivo e visibile da anni vuol dire sottovalutare sia la realtà francese che le ripercussioni che essa potrebbe avere al di fuori dei confini nazionali. Chiunque sia rimasto shockato da questo 27,96% probabilmente non ha seguito le vicissitudini politiche che Parigi ha vissuto nell’ultimo periodo, altrimenti avrebbe trovato ben poco di sconvolgente.
I risultati
Il Front National, al primo turno, conquista sei territori. Un quasi plebiscito per le due Le Pen. La zia Marine e la nipote Marion hanno superato il 40% dei voti nelle regioni in cui si sono candidate. La prima a Nord Pas-de-Calais Picardie, la regione delle fabbriche, quella che più ha subito la crisi e la disoccupazione, e la seconda in Provence-Alpes-Cote d'Azur, la terra più ricca, con i suoi yacht e i suoi hotel a 5 stelle. Vittoria anche in Linguadoca-Roussillon-Midi Pyrénées, Borgogna-Franche Comté, Centre-Val de Loire e in Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena dove gli uomini del FN si sono imposti sui candidati di Sarkozy e Hollande.
"Il popolo si è espresso e la Francia ha sollevato la testa. Il Front National è il primo partito di Francia. E' un risultato magnifico" , ha commentato ieri sera la leader dell’estrema destra francese. I cittadini sono “esasperati” ha risposto l’ex presidente Sarkozy. I socialisti invece pensano già alle contromisure, annunciando il ritiro dei loro candidati dal secondo turno nella regione Paca (Provence-Alpes-Cote d'Azur) e Piccardia-Nord-Pas-de-Calais ( il candidato locale Jean-Pierre Masseret ha dichiarato però la volontà di rifiutare la direttiva del partito) allo scopo di bloccare l'avanzata di Marine Le Pen e Marion Maréchal Le Pen, favorendo de facto la vittoria dei Republicains.
L’avanzata del Front National
Come affermato in precedenza, molti hanno dato “il merito” del 28% conquistato dal Front National a quanto accaduto lo scorso 13 novembre a Parigi. Ed in parte è vero: in primis perché la lotta all’estremismo islamico portata avanti dal Governo francese nelle ultime tre settimane rappresenta uno dei capisaldi del programma politico delle Le Pen, in secondo luogo perché, come sottolinea oggi Alberto Mattioli su La Stampa, “l’ondata di patriottismo blu-bianco-rosso , il gran ritorno del Tricolore e della Marsigliese hanno portato al centro del dibattito temi da sempre cari alla signora. Insomma, la riscoperta della Nazione giova al Front national”. Le stesse politiche messe in atto da Hollande dopo gli attentati, dallo stop a Schengen con il conseguente irrigidimento dei controlli ai confini alle bombe sulla Siria rappresentano un qualcosa di molto più vicino al partito di estrema destra che a quello socialista.
Detto ciò sembra opportuno analizzare “la vittoria” un po’ più in profondità. Perché l ’avanzata di Marine Le Pen è cominciata molto prima del 13 novembre 2015. Nelle elezioni europee del 2014, il Front National superò il 25% dei consensi (Ump al 20,66% e Partito socialista al 13,88%), affermandosi ufficialmente come primo partito del Paese e portando il Primo Ministro francese Manuel Valls a parlare non di “shock”, ma di “terremoto”. Guardando ancora più indietro, ottimo era stato il risultato alle amministrative di marzo 2014, mentre alle presidenziali del 2012, vinte da Hollande, Le Pen aveva sfiorato il 18, arrivando quasi a doppiare il risultato ottenuto dal padre Jean Marie nel 2002.
L’ascesa del partito di estrema destra è stata graduale, costruita su un progetto politico saldo che ha portato il partito a trasformarsi radicalmente rispetto al passato. Un cambiamento partito proprio con l’epurazione del patriarca Jean marie Le Pen “troppo fascista” per arrivare in alto.  Marine Le Pen è riuscita a costruire una forza di destra moderna, ispiratrice dei più grandi partiti populisti d’Europa, con una struttura fortemente impiantata sul territorio capace di conquistare, dopo i pensionati e i disoccupati, anche parte dell’élite transalpina (e la vittoria di Marion Le Pen ne è la prova). Niente cattolicesimo reazionario, nessuna famiglia tradizionale, un programma economico accusato di essere “di sinistra” e una politica basata sul nazionalismo più puro che tuttavia sottolinea che “chi confonde i terroristi con i musulmani è uno stronzo”.
Guardando i sondaggi precedenti agli attentati del 13 novembre non è difficile riscontrare quanto realmente la strage abbia influito sul voto. A livello esemplificativo, una rilevazione condotta da Tns Sofres e Onepoint per il quotidiano “Le Figaro” lo scorso 1 novembre, dava il FN al 28%, praticamente lo stesso risultato ottenuto ieri. Una settimana dopo, un altro sondaggio realizzato da IFOP e riguardante le presidenziali francesi del 2017, dava Marine Le Pen in crescita al 29%, preannunciando un ballottaggio con Sarkozy (26%) e una disfatta di Hollande al primo turno (14%).
In realtà l’unico che, guardando le cifre, sembra aver politicamente guadagnato punto dalle stragi di Parigi è stato proprio il partito socialista di Hollande, cresciuto rispetto ai sondaggi di inizio novembre di 3-4 punti percentuali nonostante avesse deciso di correre da solo, senza i Verdi (6,50%). Grande sconfitto l’UMP di Nicolas Sarkozy che, nonostante i tentativi di mobilitare l’elettorato, su scala nazionale ha perso più di un punto percentuale, scendendo dal 28% delle amministrative al 26,5% di ieri. Da sottolineare che, a differenza dei socialisti, la destra si presentava al primo turno alleata con il centro. Senza contare l’incidenza dell’astensionismo dato che, quasi un francese su due ha deciso di non andare a votare. Alla partecipazione emotiva post-attentati, non è dunque seguita la partecipazione politica invocata dal Primo Ministro Manuel Valls allo scopo di arginare l’avanzata del Front National.
Il voto del 13 dicembre
Domenica prossima la Francia tornerà a votare per il secondo turno. In base alla legge hanno accesso al ballottaggio non solo i primi due partiti, ma anche il terzo ed eventualmente il quarto, a condizione però che raccolgano almeno il 12,5% degli elettori aventi diritto, quindi il 16-20% dei voti, in base all’affluenza. Sarà in quel momento che si deciderà tutto, dato che i sondaggi danno per vincente la lista di Sarkozy. Secondo il primo sondaggio relativo al ballottaggio, il 59% dei francesi sarebbe disposto a votare per la lista formata dai repubblicani e dal d centro UDI-MoDem nel caso in cui quest’ultima se si trovasse opposta al Front National (che potrebbe arrivare 41%). In caso di battaglia a tre (includendo anche i socialisti), secondo l'istituto Odoxa, il centrodestra potrebbe raggiungere il 35%, la sinistra al 34% e il Fn al 31%.

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