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Donetsk, così i pagani iperborei combattono contro il governo di Kiev


di Cristiano Tinazzi
Rod appare dal fondo della radura. I baffi scavati nel legno e i lunghi capelli che ricordano l'immagine di Odino riassumono l'iconografia classica delle divinità del paganesimo nord europeo. Rod, il dio supremo creatore della vita. Il totem è affiancato da altre due rappresentazioni lignee. Una è quella del dio Svarog, dio della luce, del fuoco, forgiatore del disco solare. L'altra è quella di Lada, dea dell'amore, della fertilità, conosciuta anche come la dea dei fiori. I totem si trovano in un bosco del distretto di Petrovski, poco lontano dalle zone di combattimento che vedono ancora impegnate, nonostante la tregua in atto, le milizie separatiste e le truppe dell'esercito governativo. Il fuoco crepita sotto un paiolo di rame dal quale si eleva un gradevole profumo. Irina versa nelle tazze l'infuso fatto con i fiori di epilobio, una pianta officinale con proprietà curative. “Sono erbe e fiori colti nel bosco sacro” dice Vitaliy Brednev, attuale responsabile della comunità di Donetsk e parlamentare del partito Repubblica di Donetsk. “Il generalissimo Alexander Suvorov controllava che ogni suo soldato prendesse questo infuso. E' un energetico che depura l'organismo dalle infezioni e lo rende più forte”.
Intorno ai totem ci sono una decina di persone. “Tutto quello che è qui intorno non è stato scelto a caso. Sono venuti degli sciamani per trovare questo posto e hanno portato delle pietre che provengono dai posti più lontani della Russia” spiega Irina. Vitaliy e Irina fanno parte della comunità dei Rodnoverj, seguaci della fede nativa slava. I bambini della comunità, con il capo adornato da corone di fiori, giocano a rincorrersi nel prato. Intorno al totem c'è un cerchio di pietre che, visto dall'alto, rappresenta una svastica solare. La svastica, antico simbolo ormai identificato con il nazismo, nelle sue innumerevoli varianti come il kolovrat o la croce di Lada, sta a rappresentare la luce e il sole. Di svastiche e rune è adornato anche il totem del dio Rod. Per raggiungerlo si deve attraversare un simbolico ponte di legno posto tra questo mondo e il mondo invisibile, quello dello spirito.
Vitaliy, deputato del parlamento della Repubblica Popolare di Donetsk, nato nel Donbass ma per anni residente a Mosca dove ha lavorato come manager per una grossa azienda, è uno dei 1200 miliziani che formavano il battaglione Svarog guidato da Oleg Orchikov, attualmente in carcere con accuse che vanno dal furto all'omicidio. I suoi ex uomini oggi sono in buona parte integrati nel battaglione Oplot. I Rodnoverj non si definiscono pagani in senso stretto e non vogliono concepire il loro credo come una religione. Per loro è qualcosa di più profondo, che parte dalla notte dei tempi e s’intreccia con l'identità slava. Una religione etnica, mitologica più che ancorata a testi sacri, basata sulla ricostruzione di antiche usanze perse nel corso del tempo. E' infatti nel XIX secolo che, come in altre realtà europee, si cerca di ritrovare un’identità condivisa tra le popolazioni slave riportandole ad una unica genesi.
Come nel pangermanesimo agli inizi del XX secolo il movimento dei Wandervogel attraverso la riscoperta del folklore e della natura rispolverò le radici mitico-pagane della Germania, il panslavismo e sulla sua scia i rodnovery reinterpretano attraverso il mito la storia comune delle genti slave. Il libro di Veles ad esempio, nel quale sono raccontate le antiche religioni e le leggende dal VII secolo a.C. fino ad arrivare al IX secolo A.D., è, seppur un probabile falso storico creato nel 1800, uno dei testi su cui si basano le loro credenze. Credenze che si mescolano a una rilettura della storia dell'uomo che inizia non in Africa ma nell'iperborea, l'immaginario profondo nord dove l'uomo bianco ha preso vita. Cristo in realtà morto sul Bosforo, Roma fondata da genti slave, la scomparsa delle civiltà di Mu e Atlantide, tutto viene messo insieme a supporto della loro superiorità e di un grande complotto mondiale gestito da forze occulte. I rodnoverj non sono diffusi solo in Ucraina ma anche in Russia, Serbia, Bielorussia, Polonia, Bosnia, Croazia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca. Così, per difendere la loro 'terra natia' da una manovra dei poteri occidentali, hanno preso le armi e sono andati a combattere contro il governo di Kiev.
Anatoliy Shaban, pastore della chiesa evangelica battista Vifania del distretto di Petrovsky, racconta che i rodnoverj sono venuti a minacciarlo di morte, sequestrandogli l'edificio e trasformandolo in base militare. “Ho provato un paio di volte a tornare e mi hanno detto di non farmi più vedere altrimenti ne avrei pagato le conseguenze. La mia gente ora si ritrova in un'altra chiesa. Altri pastori sono andati via, molti fedeli sono scappati. Io da qui non me ne vado”.
Nelle due repubbliche separatiste diverse chiese protestanti, considerate una longa manusdella Cia, hanno subito dure persecuzioni, tanto che le nuove disposizioni in atto nella Repubblica di Donetsk autorizzano solo 4 religioni: ebraismo, islam, chiesa ortodossa russa e cattolicesimo, anche se a luglio 2015 l'unico prete cattolico, di origini polacche, è stato richiamato in patria per motivi di sicurezza personale.
Il paganesimo dei Rodnoverj va quindi a inserirsi perfettamente in un contesto locale dove predominano sentimenti anti-occidentali, una concezione del mondo slavo come salvaguardia dei valori tradizionali da influenze considerate nefaste come l'omosessualità e le mescolanze razziali, una predominanza di tendenze politiche legate a movimenti nazionalisti. Non è chiaro quanti rodnoverj siano stati presenti nel blocco di candidati che ha sostenuto Aleksander Zakharcenko alle elezioni parlamentari dello scorso 2 novembre e non si conosce molto della loro attività politica, salvo che hanno votato alcune leggi su servizi e trasporti, diritti dei consumatori, educazione e una per ricordare gli eroici caduti della Repubblica. Su una cosa, però, non concordano con il presidente Zakharcenko: il tricolore nero blu e rosso della nazione separatista è sbagliato e porterà sventure. Il nero, infatti, è un simbolo oscuro che rappresenta il male. Nell'ufficio di Vitaliy nessuna bandiera ufficiale è appesa alle pareti, salvo quella dell'URSS e una grande faccia di Stalin, uomo che Vitaliy definisce “con poteri fuori dal comune”. Retaggio dell'impero sovietico e superiorità della razza slava si fondono così in una sola cosa, trasformando la Repubblica di Donetsk in una sorta di collettore di nazionalismi.
Fonte: www.eastonline.eu

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