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Ebreo ferito, Massimo Fini: “Accoltellamento non organizzato. Teheran alleato indispensabile"

(G.p)Massimo Fini, giornalista, pensatore, scrittore, ebreo, intervistato da Lucia Bigozzi di Intelligonews, usa il metro della prudenza per commentare la notizia del giorno, l'accoltellamento dell'ebreo ortodosso a Milano, precisando di non vedere, a differenza di molti altri giornalisti e politici, rigurgiti di antisemitismo e nessuno collegamento con la visita in Italia di Rouhani, nonostante Israele e Teheran siano nemici storici. Sull'episodio segnaliamo anche la riflessione del fondatore di Fascinazione sul suo blog personale, L'Alter-Ugo

“E’ presto per fare ipotesi circostanziate. Non vedo un rigurgito di antisemitismo e per ora non vedo collegamenti con la visita in Italia di Rouhani, anche se Israele e Teheran sono nemici storici. Oggi è Teheran l’unico alleato anti-Isis”. Massimo Fini, giornalista e scrittore, esperto di politica estera, nella conversazione con Intelligonews, usa il metro della prudenza per commentare l’accoltellamento dell’ebreo ortodosso a Milano e piuttosto che anti-semitismo vede “un anti-musulmanesimo”.
- Qual è la sua valutazione sull’accoltellamento di un ebreo ortodosso a Milano? Cosa c’è dietro?
«Ne capisco pochissimo. E’ troppo presto per avanzare ipotesi circostanziate».
- E’ possibile ipotizzare un qualche collegamento con la visita in Italia del presidente italiano Rouhani?
«Un accoltellamento non mi sembra una roba molto organizzata. C’è il fatto che adesso Teheran è diventato un alleato indispensabile perché è l’unico in grado di contenere l’Isis, cioè il vero pericolo per l’Occidente. E siccome Teheran e Israele sono due nemici storici, questo potrebbe inserirsi in un fatto come quello accaduto a Milano ma è un po’ presto per parlare di collegamenti».
E’ comunque un atto molto grave: può essere il segnale di una recrudescenza dell’antisemitismo?
«Non vedo un antisemitismo, francamente vedo più un anti-musulmanesimo».
In che senso?
«Con la vicenda dell’Isis i musulmani in Europa sono tenuti sott’occhio e sono visti abbastanza male. Nei confronti degli ebrei in quanto ebrei, non in quanto Israele, non mi pare vi sia alcuna forma di persecuzione. Naturalmente, bisogna sempre scindere – occorrerebbe farlo sempre – fra Israele che è uno Stato e che quindi può essere criticato come accade con tutti gli altri Stati, e la comunità ebraica internazionale che, pur avendo un legame molto forte con lo Stato di origine, è un’altra cosa. Questo, per la verità, è ciò che chiedeva la stessa comunità ebraica qualche tempo fa, quando eravamo più saggi, perché non è che se il governo di Israele fa una nefandezza, ne debba rispondere per ritorsione un esponente della comunità ebraica di Roma o di qualsiasi altra città al mondo. Benchè legate, sono due realtà diverse».
- Esiste il rischio di un’Intifada 2.0, dopo quella dei coltelli?
«Senza dubbio esiste nell’area storica di riferimento ma per il momento non la vedo estendersi al di fuori di quel contesto. Non basta un accoltellamento per pensare a queste cose».
- Cosa le fanno pensare i 17 arresti dei presunti terroristi jihadisti eseguiti in tutt’Europa con Milano crocevia degli spostamenti?
«Mi verrebbe da dire che dopo aver combattuto del tutto stupidamente il Mullah Omar, adesso si trovano il Mullah Krekar. Battute a parte, è ovvio che l’Isis porterà la guerra in Europa nella forma del terrorismo e del terrorismo kamikaze: prima o poi questo diventerà sistematico. Del resto, è facile vedere come la Russia aveva appena iniziato a mandare truppe anti-Isis in Siria e l’Isis ha colpito l’aereo russo sul Sinai. Il problema è che l’Isis è una sorta di epidemia ideologica e credo che si potrebbe radere al suolo il Califfato ma si riprodurrebbe come l’Idra dalle mille teste».

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