Header Ads


Marino si dimette: lo faccio nell'interesse esclusivo della città. La protesta in Campidoglio di Casa Pound

 
 

di Giuseppe Parente

Sono ore  decisive in Campidoglio. Sotto attacco per le spese istituzionali, il sindaco Ignazio Marino sarebbe in procinto di dimettersi ma al momento resiste. Intanto hanno lasciato il loro incarico il vice sindaco Marco Causi e gli assessori Stefano Esposito e Luigina Di Liegro consapevoli che non sussistano più le condizioni politiche per andare avanti.
La fine dell'era Marino sembra essere ormai prossima e alcune fonti vicine alla corrente renziana del Partito Democratico in Campidoglio commentano: "E' finita. Si va a casa".
 Ma il sindaco non avrebbe intezione di dimettersi, come riferiscono alcuni esponenti della Giunta. E in Campidoglio si vive una situazione di stallo. La giunta è stata sospesa, mentre gli assessori hanno lasciato Palazzo Senatorio per incontrare il commissario Pd Roma Matteo Orfini, tra i cori di contestazione della destra in piazza. "È in corso una discussione seria ed approfondita. Nessuna decisione è stata presa", ha affermato l'assessore ai Lavori Pubblici, Maurizio Pucci.
In piazza del Campidoglio ci sono sostenitori di Ignazio Marino ed esponenti di Noi con Salvini e Nuovo Centro Destra che hanno esposto simpatici striscioni con la scritta Bye Bye Marino.
Per primo ad invocare le dimissioni del sindaco di Roma è stato Simone Di Stefano, vice presidente di Casa Pound Italia che ha dichiarato: "se prima Marino poteva essere salvato perché era ingenuo e incapace, ora viene a cadere anche questa scusa: oltre ad essere ingenuo ed incapace, è anche un ladro. L’unica soluzione sono le dimissioni”.
Il Pd, precisa Di Stefano, si prenda responsabilità e faccia cadere la Giunta, senza aspettare le dimissioni di Marino che allungherebbero i tempi. In vista delle prossime elezioni comunali, che avrebbero nel mese di maggio, prima data utile, Di Stefano ipotizza una sfida tra il Movimento cinque stelle e la nascente coalizione messa in campo per il bene di Roma e dei Romani composta, al momento, da Casa Pound e Noi con Salvini.

Ore 19-34, l'agenzia di stampa Omniroma annuncia le dimissioni del primo cittadino dell'urbe eterna.

Ignazio Marino si è dimesso. «Lo faccio per l'interesse di Roma, ma ho venti giorni di ripensarci». Il sindaco pubblicherà a breve un video su Facebook. «Care romane e cari romani - si rivolge il sindaco con una lettera ai cittadini - ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città. Quando, poco più di due anni e mezzo fa mi sono candidato a sindaco di Roma l’ho fatto per cambiare Roma, strappando il Campidoglio alla destra che lo aveva preso e per cinque anni maltrattato, infangato sino a consentire l’ingresso di attività criminali anche di tipo mafioso».
«Quella sfida - prosegue Marino - l’abbiamo vinta insieme. In questi due anni ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull’acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali. Non sapevo – nessuno sapeva – quanto fosse grave la situazione, quanto a fondo fosse arrivata la commistione politico-mafiosa. Questa è la sfida vinta: il sistema corruttivo è stato scoperchiato, i tentacoli oggi sono tagliati, le grandi riforme avviate, i bilanci non sono più in rosso, la città ha ripreso ad attrarre investimenti e a investire».
«I risultati, quindi, cominciano a vedersi. Il 5 novembre su mia iniziativa il Comune di Roma sarà parte civile in un processo storico: siamo davanti al giudizio su una vicenda drammatica che ha coinvolto trasversalmente la politica. La città è stata ferita ma, grazie alla stragrande maggioranza dei romani onesti e al lavoro della mia giunta, ha resistito, ha reagito. Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione. Sin dall’inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani».
«Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine. Ho tutta l’intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento. Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni».
Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche. Questi i motivi e il quadro in cui si inseriscono le mie dimissioni. Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune».




Nessun commento:

Powered by Blogger.