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E' morto Peppone De Vivo: la storia maledetta di sette capi ultras giallorossi


Una valanga di messaggi sulla sua pagina Facebook. Così il popolo romanista tributa il suo affetto a Giuseppe De Vivo, lo storico Peppone per tutti gli amici della curva Sud. I tifosi della Roma lo ricordano per il sostegno incondizionato alla squadra e per aver partecipato a mille trasferte al seguito della "Magica". Peppone ha combattuto una lunga battaglia contro un male incurabile che aveva commosso tutta la Capitale. Lascia la moglie Fiorella e il figlio Jacopo. Molti gli striscioni che gli sono stati dedicati, non solo dalla Sud, ma anche dalla Nord della Lazio. Così il Messaggero dà la notizia della scomparsa del leader della curva giallorossa (qui un suo ritratto controcorrente). Roma Today ricorda il suo ruolo storico di fondatore dei Fedayn al Quadraro e poi del Commando unitario curva sud. 

Nessuno fa cenno, nei vari ricordi commossi alla vicenda del 1996 che portò Peppone e altri leader della curva agli arresti domiciliari. La riprendiamo quindi dall'archivio del Corriere della Sera: 
Molti di loro erano gia' pronti per la trasferta di domani a Reggio Emilia, per la partita che potrebbe rilanciare la Roma dopo il passo falso contro la Sampdoria. Avevano in tasca i biglietti, preparato gli striscioni, tirato fuori tamburi e fischietti. La solita domenica di passione: il viaggio in treno o in macchina, la scorta di birre e panini, la palpitante attesa dell' ingresso della "Magica" sul rettangolo di gioco. Ma da ieri, e chissa' per quante settimane, non sara' piu' cosi' . L' operazione della Digos che ha portato all' arresto di sette capi ultra' ha infatti decapitato la curva Sud. Quattro di loro fanno parte dei "Boys", gli altri tre del gruppo "Frangia ostile". Sono quasi tutti personaggi noti sulle gradinate, autentici leader, gente che da 15 anni non si perde una partita e che ha allevato almeno un paio di generazioni di romanisti: "Marione", "Er mortadella", "Peppone",  "Gastone", "Er mafia" e un ultimo capo ultra' sprovvisto del nome di battaglia: ieri pomeriggio, appena la notizia dei sette ordini di custodia cautelare si e' diffusa nei maggiori club giallorossi, le reazioni sono state di rabbia e di stupore. "Ma io non ho fatto niente, è una cosa assurda. Amo la Roma, da sempre, ma ho anche altri interessi... Non ho nulla da temere", ha commentato Giuseppe De Vivo, 36 anni, detto "Peppone", appena è tornato a casa dai mercati generali (dove ha un banco di funghi) e la moglie gli ha raccontato cosa era successo. I sette "boss della curva Sud" hanno ottenuto tutti gli arresti domiciliari. E dovranno difendersi da accuse pesanti: estorsione, minacce, violenza privata. In particolare sarebbero accusati di aver organizzato numerose estorsioni ai danni di funzionari della societa' giallorossa, compreso il presidente Franco Sensi, pretendendo trattamenti di favore e facilitazioni per entrare allo stadio. "Se non ci date i biglietti gratis domenica all' Olimpico faremo un macello. Sfasceremo lo stadio, spaccheremo tutto...". Sarebbe stata questa, secondo quanto accertato dagli agenti della Digos in sei mesi di indagini super riservate, la linea di condotta più frequente da parte dei capi ultras . Gli episodi contestati, a cominciare dalle minacce contro i funzionari, si riferiscono allo scorso campionato. Ma come è nata l' inchiesta? Su questo gli investigatori mantengono il riserbo. E ieri sera, a scanso di equivoci, il responsabile delle Relazione esterne della Roma Mauro Miccio ha escluso che tutto sia cominciato da una denuncia partita dalla società. Alcuni degli arrestati erano gia' stati messi sotto inchiesta per episodi di violenza allo stadio. Altri . come Giuliano Castellino, 19 anni, il piu' giovane del gruppo . sono conosciuti come frequentatori di ambienti di estrema destra. Cinque su sette sono autentici veterani della Sud: oltre a "Peppone", sono finiti nei guai Mario Corsi, 38 anni, detto "Marione", Fabio Mazzei, di 33 ("Er Mafia"),  e Daniele De Santis, 30 anni, soprannominato "Gastone" e arrestato due anni fa per i fatti di Brescia. Chiude la lista Fabrizio Carroccia, 22 anni, l' impareggiabile "Mortadella". Fino a ieri era lui il "mito" della curva Sud. Adesso, per chissa' quanto tempo, lo stadio puo' dimenticarselo.
Quel processo è finito in un nulla di fatto (tutti assolti) ma sui sette imputati ha gravato, senza dubbio, una terribile maledizione. Peppone De Vivo, infatti, è il terzo che muore prematuramente. E' toccato prima a "er mafia", poi a "Mortadella", nel febbraio 2011: 
In lutto la Roma del calcio. Nella notte, è scomparso Fabrizio Carroccia, per tutti "Mortadella", 46 anni, storico tifoso della Roma che da tempo lottava contro un male incurabile. Il capitano della Roma Francesco Totti, tramite il proprio sito internet ha voluto ricordarlo così: "Unico per il suo attaccamento alla Roma e a tutti coloro, e tutto ciò, che è ora parte del mondo giallorosso, vero romanista nel cuore e nell'anima. Ci mancherai molto, per sempre uno di noi". Un pensiero condiviso anche dai tifosi su vari blog e social network. Carroccia, in passato ultrà della Curva Sud e ideatore di molte iniziative importanti nella storia del tifo del nostro paese, era conosciuto anche per i suoi rapporti con Luciano Moggi che lo avevano fatto sfiorare nel 2006 dalle intercettazioni di Calciopoli e nel '98 addirittura dall'interessamento dell'allora presidente federale Nizzola ("Non conosco il signor Mortadella", disse), dopo una foto che lo ritraeva in tribuna d'onore a Torino vicino al designatore arbitrale Baldas.
Quanto ai vivi, "Marione" Corsi è un popolarissimo conduttore radiofonico ma non manca mai occasione per tirarlo in mezzo riesumando i suoi precedenti giovanili militanti. L'ultima è l'inchiesta su Mafia capitale: Corsi era stato prosciolto insieme a Massimo Carminati dall'accusa di aver ucciso Fausto e Iaio... Giuliano Castellino prosegue la sua turbolenta militanza, che lo porta spesso all'attenzione delle forze dell'ordine: qualche mese fa è stato sottoposto a misure di sicurezza per la sua attività di leader dei "fascisti sociali" che gli procura denunce a raffica. Quanto a Daniele "Gastone" De Santis aspetta, detenuto in un centro sanitario, il processo per l'omicidio del tifoso del Napoli Ciro Esposito, ucciso a colpi di pistola il 3 maggio 2014, in occasione della finale di Coppa Italia [è stato poi condannato a 16 anni per omicidio volontario, ndb]...

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