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La strage di Brescia, l'intervista a Freda e il delatore Buzzi: uno sprazzo di luce su piazza della Loggia

di Alessandro Smerilli
Nei giorni scorsi Monica Zornetta ha intervistato Franco Freda chiedendogli tra l'altro:
“Restiamo su piazza della Loggia: un presunto memoriale di Ermanno Buzzi conterrebbe i nomi dei responsabili. Ne sa qualcosa?
«Ricordo di aver fatto una smorfia di fronte alla “sproporzione” della pena che venne comminata a Buzzi. Il piccolo delatore va preso a calci, va bastonato, va giustiziato costringendolo a piantare alberi - non ucciso».
Secondo l’enciclopedia Treccani il delatore, grande o piccolo che sia è colui che «… denuncia segretamente qualcuno presso un’autorità giudiziaria o politica..»
Ebbene nella  sentenza Zorzi si parla di un delatore a proposito della bomba di piazza Della Loggia :
«….”azione dimostrativa” che secondo il disegno strategico di fondo, doveva avere luogo proprio in alta Italia e doveva essere dotata di tale potenzialità (il che la dice lunga, ovviamente, sul preteso carattere meramente dimostrativo) da fungere da "detonatore" e da innesco della spirale golpista (si veda ancora una volta la testimonianza - sorprendente e deludente al tempo stesso - resa dall'ex Ufficiale del S.l.D. Giancarlo D'Ovidio (uomo di Maletti,ndr) circa confidenze a lui fatte in Lanciano il 16.6.74 - a soli venti giorni dalla strage, dunque - dall'odierno imputato Bruno Luciano Benardelli, elemento di spicco del gruppo terroristico-stragista "Ordine Nero" -v. la già citata sent. 14.2.84 Corte Ass. App. Bologna - e titolare di un proprio arsenale di armi, esplosivi, detonatori, micce e altro, scovato in Rocca S. Giovanni il 18.9.1974) … "con riferimento appunto alla strage di Brescia, proprio Benardelli, in una intervista al settimanale "L' Europeo" pubblicata nell'ottobre del '74 …abbia potuto affermare: "la strage di Brescia potremmo averla fatta noi (dei gruppi per l'Ordine Nero) da un punto di vista teorico perché era una azione militare; insomma, dico, ammazzare dieci comunisti, i comunisti hanno ammazzato decine di camerati, amen. Niente di male", dove il condizionale e la sfumatura "ottica" erano evidentemente d'obbligo".
Quello stesso Benardelli che (lo si è visto) il 16 giugno 1974 (immediatamente prima di darsi alla fuga) in quel colloquio riservato col Cap. D'Ovidio del S.I.D. ebbe a dire che il gruppo Esposti si era andato ad acquattare sui monti del reatino in attesa di scendere in campo aperto (al pari di altri gruppi consimili) sull'onda di una "azione dimostrativa" che doveva essere attuata in alta Italia e che doveva fungere da "detonatore" di dinamiche insurrezionali e golpiste.
E in alta Italia - appunto - alle 10,12 del 28.5.74 esplose un certo cestino metallico porta-rifiuti nei pressi del quale, pochi minuti prima della deflagrazione, era transitato un giovane, che aveva attirato l'attenzione di una signora, la teste Scremin Ennia (Fald. "D/2", f.865), pronunciando - rivolto ad altro giovane che gli era al fianco - la frase "Hai pronta la bomba?": la teste (che solo a tragedia avvenuta si rese conto del peso di quelle parole) sostiene di essersi ben fissata nella memoria le fattezze di quel giovane e ha ravvisato una certa rassomiglianza - guarda caso - tra il medesimo e le immagini di Luciano Benardelli di cui alle fotografie pubblicate su "L'Europeo" dell' 11.7.74 da lei esaminate con attenzione in sede di testimonianza (si ricordi che Ermanno Buzzi in uno dei due dattiloscritti a firma apocrifa Falsaci Angelo - prove documentali del suo agitarsi in un momento in cui ancora non è stata depositata la requisitoria dell' istruttoria Bonati e dunque il futuro per lui si mantiene fosco - sostiene che la bomba era "stata messa nella spazzatura da uno di Milano e da uno di Lanciano".
Il piccolo delatore Buzzi alias Falsaci sta parlando di questi due qui sotto.
In “una stella incoronata di buio” a pagina 336 così scrive Benedetta Tobagi: 
«Nella lettera spedita sotto falso nome prima di essere strangolato, Ermanno Buzzi scriveva che la bomba l’hanno messa «uno di Milano e uno di Lanciano». Bruno Luciano Benardelli, il signor «la strage potremmo averla fatta noi» era di Lanciano; Cesare Ferri era milanese. Per carità: in appello è stato assolto con formula piena, ha persino ottenuto dallo Stato il risarcimento per l’ingiusta detenzione patita in attesa di giudizio. Diciamo allora che pescando dal brodo di coltura intorno a San Babila, quanto a milanesi c’era solo l’imbarazzo della scelta. Ennia Scremin, la signora sui cinquant’anni che passava per caso in piazza della Loggia la mattina del 28 maggio tra una commissione e l’altra, e sentí dire quella frase terribile, «Hai pronta la bomba?», disse al giudice Zorzi che il ragazzo che l’aveva pronunciata assomigliava a Benardelli, la cui fotografia era apparsa sull’« Europeo» insieme all’intervista. Il giovane di Lanciano l’ha prosciolto Zorzi con la sentenza-ordinanza del 1993. Sappiatelo, per conoscenza, perché tanto non ci sono prove e nemmeno abbastanza indizi per mettere sotto accusa ipotetici esecutori. Non basta dire «qualcosa è mancato», come recita la sentenza del 1987 con pudica rassegnazione. Qualcosa è stato tolto. Deliberatamente. Proprio da chi di prove, possibilmente vere, avrebbe dovuto accumularne».
La apparentemente bonaria  affermazione di Freda secondo cui : « Il piccolo delatore va preso a calci, va bastonato, va giustiziato costringendolo a piantare alberi - non ucciso»,  irradia con uno sprazzo di luce  il cupo cono d’ombra che si estende da piazza San Babila a piazza Della Loggia.

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