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L'attacco a Charlie Hebdo e il rasoio di Occam ovvero la brutale rappresaglia di un piccolo commando islamico

L'attacco di tre miliziani islamici al settimanale satirico Charlie Hebdo, in cui sono stati uccise almeno 12 persone, è una rappresaglia per le vignette oltraggiose nei confronti del Profeta. Mentre già infuriano dietrologie e interpretazioni pindariche io credo che sia importante applicare gli strumenti della logica. In questo caso il rasoio di Occam, l'invito cioè del pensatore francescano inglese, già in pieno Medioevo, ad accettare la spiegazione più semplice dei fenomeni se questa è sufficiente. Il direttore del giornale, a fronte di serie minacce, aveva replicato che preferiva morire in piedi che vivere in ginocchio. Hanno accettato la sua sfida e lo hanno steso. E con lui tutte le maggiori firme della prestigiosa testata, facendo irruzione giusto nel corso della riunione di redazione del mercoledì.
In analoga circostanza - l'attentato di assai minore complessità davanti alla sede di Alba Dorata con due militanti "giustiziati" a freddo - anch'io mi ero fatto trascinare nel gioco delle ipotesi arzigogolate. Salvo essere smentito quindici giorni dopo quando, con tutta calma, è arrivato il documento di rivendicazione. Stavolta non ci casco: le parole pronunciate, la scelta delle armi, la confidenza nell'uso di uno strumento 'rozzo' come il kalashnikov, la freddezza dimostrata (il secondo uomo a salire a bordo ha aspettato con la portiera aperta finché l'ultimo miliziano non è salito in auto) dimostrano in tutta evidenza che ad agire è stata una piccola cellula di miliziani islamici che ha maturato esperienza di guerriglia urbana in uno dei diversi scenari attivi. Poi ben vengano tutte le analisi più complesse, a cominciare da quella messa a caldissimo in rete da Gabriele Adinolfi sulle ragioni e le conseguenze dell'attacco in Francia. Ma per ora mi acconteterei se riuscissimo ad attenerci al riconoscimento del principio di realtà...




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