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Da Roma nel centrodestra l'unica novità è la strana coppia: Meloni e Crosetto che fanno battaglia di linea

(umt) Alla fine aveva ragione l'amico che nei giorni scorsi aveva commentato: "Alla fine, sia chiaro, l'unica novità domenica sarà la manifestazione della Meloni". Infatti, quella che doveva essere la chiamata alle armi della frazione filomontiana del Pdl, anticamera della scissione del partito che al premier aveva sottratto lo sgabello, alla fine si è trasformata in una parata del "tutto e niente", col segretario del partito che interviene e il padrone che continua a ripetere il ritornello del disco rotto. Un corteggiamento a cui il presidente del Consiglio è ben deciso a sottrarsi: che serietà sarebbe mettersi alla testa di quelli che lo hanno sfiduciato, sono dati per perdenti dai sondaggi e comunque il cui elettorato è in gran parte ostile all'agenda politica del Professore? Molto meglio trattare con il centrosinistra, che poi per le politiche del rigore è anche più affidabile. Avendo comunque come piano B la lista personale.

Un'eccellente sintesi della manifestazione alternativa la offre invece Paolo Ruotolo:

"Guido Crosetto e Giorgia Meloni nella manifestazione di oggi hanno detto alcune cose con grande chiarezza: 
mai al fianco di Mario Monti e della sua politica; 
mai più personaggi impresentabili nelle liste elettorali; 
accompagnare alla porta coloro i quali hanno avuto in regalo una casa a loro insaputa; 
espulsione diretta dal partito per tutti coloro i quali si macchiano di reati contro la pubblica amministrazione; 
maggiore democrazia e partecipazione popolare per la scelta della leadership e dei parlamentari. 
Sono alcune delle parole d’ordine che Gianfranco Fini provò a declinare in quella famosa assemblea del Pdl in cui fu lasciato solo e messo in minoranza, quando sia Meloni che Crosetto votarono un documento che di fatto considerava queste questioni incompatibili con il Popolo della libertà. Al di là di questa considerazione, però, è apprezzabile la linearità con la quale si è provato ad invertire la tendenza e con la quale è stato chiesto di smetterla con le indecisioni. 
Perché candidare Monti o Berlusconi non è proprio la stessa cosa, così come non lo è candidare Berlusconi o Alfano. E non per una disputa nominalistica, ma per la diversità delle piattaforme programmatiche, culturali e valoriali di cui ciascuno è espressione. Il nodo vero resta dunque la linea politica del Pdl, che in questo momento appare inesistente, a giudicare proprio dall’intervento di Alfano nel corso dell’altra manifestazione tenutasi oggi a Roma e organizzata dalle fondazioni che si riconoscono nel Popolo della libertà. Ma, almeno fino ad ora, il segretario del partito continua a non rispondere agli interrogativi di Giorgia Meloni e di Guido Crosetto. Dimostrando ancora una volta di non avere alcun interesse per l’unica cosa che in un partito dovrebbe contare: la linea politica".
Di più ampio orizzonte, invece, la riflessione di Gabriele Adinolfi sul frazionamento post-missino:

"Di qui si può agevolmente comprendere sia l'implosione del soggetto post-missino che sembra essersi spaccato in sei parti, sia l'assenza di prospettive a medio termine per ognuno degli spezzoni. Sei parti abbiamo detto. Una, con Fini, alla volta del laicismo progressista, una con Alemanno all'inseguimento di Cl e della nuova Dc con tanto di “Fondazione De Gasperi”, una con La Russa e Gasparri che provano a riproporre An riverniciata, una con Storace che cerca di saldare il nostalgismo di An e quello del Msi, una con Matteoli che gioca ancora la carta del populismo berlusconiano, un'ultima affidata alla Meloni che vorrebbe dare al centrodestra una svolta rottamatoria alla Renzi. Non ci vuole un politologo e neppure un astrologo per stabilire che questi progetti altalenanti e in quotidiana revisione non hanno un filo conduttore, sono senza prospettive chiare e al massimo consentiranno a componenti umane (umane, non politiche) di partecipare in ordine sparso a qualche nuova ammucchiata. Ma il capitale politico, lo stesso capitale elettorale, è stato sperperato e l'impressione è che coloro che lo gestivano non se ne siano accorti. Così gli spezzoni dello stato maggiore sembrano impegnati a contendersi un voto che hanno già perso in gran parte nel momento stesso che non si sono ribellati a Monti e che hanno dilapidato in una porzione ancora maggiore in seguito dimostrandosi così divisi, indecisi e fumosi. Fanno un affidamento erroneo sui numeri del passato e ne fanno uno corretto ma molto meno cospicuo su quello che vedono intorno a loro, ovvero su quanto di clientelare hanno consolidato (in particolare quelli che puntano alla Dc) o su quanto di strutturato e militante possono vantare (in particolare la componente che fa capo alla Meloni). Ma l'elettorato dov'è? E in cosa dovrebbe riconoscersi? Sembra che nessuno se lo sia chiesto, visto che le risposte sono leggere e di pura superficie oltre ad essere molto discutibili sul piano valoriale".

1 commento:

  1. Giorgia Meloni ha una sua coerenza ... ed anche se in modo meno spinto, certe cose le ha sempre dette .... e, nonostante sia stata anche ministro, ha sempre cercato - notevole nota di merito ! - di stare fuori dalle beghe stucchevoli del generone romano degli ex Msi e poi ex An ... il che però non le aveva impedito di votare regolarmente nell'ultimo anno tutti i provvedimenti del governo Monti ... ma, vabbè, la perfezione non è di questo mondo ...

    Mi lascia francamente un pò più perplesso Crosetto ... le cui feroci critiche, prima alle politiche di Tremonti e poi a quelle di Monti (al quale comunque da tempo non votava più la fiducia ) sembravano invece dettate da un plus ulteriore di neo-liberismo ... che non da quello che dice oggi ...

    Sicuramente comunque tutte e due un merito in comune ieri l'hanno dimostrato ... quello di non essere servi ... e di essere disposti a rischiare, in nome di qualche principio, poltrone e strapuntini ....

    Che dire invece dell'accozzaglia variopinta che contemporaneamente si riuniva in altro locale romano per benedire, col placet del Berlusca ed alla presenza di Alfano, Monti e le sue politiche ?

    Passi per i ciellini Lupi e Formigoni, passi per personaggi di bassa lega come Quagliarello, passi per un rottame craxiano e piduista come Cicchitto ... ma che dire degli ex "fascisti sociali", degli ex big del movimentismo rautiano romano e dei "campi hobbit" come Augello e lo stesso sindaco Alemanno ?

    Dalla "croce celtica" allo scudo crociato democristiano, da "europa, fascismo, rivoluzione" a " ad ogni costo, rielezione" .... ed in versione comunque assia più liberista e bancocentrica di quanto fosse la vecchia Dc ....

    Che fine ... ma forse era tutto già scritto nel 1993 ... quando intorno alla candidatura Fini al comune di Roma, assunsero come metodo il "sistema Sbardella", ereditato dalla diaspora andreottiana che si era schierata con loro, buttando alle ortiche, quando formalmente esisteva ancora il Msi, ogni velleità rivoluzionaria o anche solo antagonistica ... figuriamoci dopo alla corte del Berlusca ....



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