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Speciale Pino Rauti/3 - Così i postfascisti ricordano il leader scomparso

Avendo aperto un primo post sui commenti degli esponenti attuali della destra radicale ne apro un secondo sotto la generica classificazione di postfascisti e quindi ex missini, alleati nazionali, pidiellini, liberalfuturisti e quanto altro la diaspora postmissina ha generato. Ci sarà sicuramente qualche approssimazione ma mi sembra la tassonomia più semplice e di immediata comprensione. Sono gradite segnalazioni.

Sei stato il mio maestro il mio capo ho un groppo in gola... Ciao Pino!
Paola Frassinetti (nella foto con Rauti negli anni '70) deputata Pdl

"Nella storia della destra italiana gli anniversari, le ricorrenze, il calendario hanno sempre avuto un posto d'onore. E' la cultura della memoria. Pino Rauti sembra aver scelto apposta la ricorrenza dei defunti per lasciare questo nostro mondo e le macerie di un tempo che scorre senza valori. Rauti ha caratterizzato profondamente, con le sue idee, una comunità. Io militavo dalla parte di Almirante, ma ammiravo quest'uomo dal carisma che scuoteva le coscienze. La sua capacita' di vedere prima le cose che sarebbero accadute dopo. Con la sua morte, tutti noi ci rimettiamo qualcosa, anzitutto in cultura. La Destra italiana si inchina con commozione".
Francesco Storace (La Destra)


Di Pino Rauti, scomparso oggi a 86 anni, ho un ricordo personale che può dal mio punto di vista raccontarcene l'itinerario. Eravamo nel giugno 1991, lui era il segretario del Msi e io lo seguivo in Sicilia per raccontare le elezioni regionali sulle pagine del Secolo. In un albergo, tra un comizio e l'altro, si incontra con Egidio Sterpa, allora ministro per i Rapporti con il parlamento. I due si
abbracciano, chiacchierano come due veri vecchi amici e poi Rauti dice all'altro: “Ne abbiamo fatta di strada, stiamo continuando ad approfondire e declinare in maniere diverse il nostro impegno giovanile”. In effetti i due coetanei, classe 1926, nell'adolescenza, a soli diciassette anni, s'erano arruolati come volontari nella Rsi. E dopo la guerra avevano voluto proseguire quella scelta impegnandosi in politica e nel giornalismo. Con altri ragazzi della stessa età – tra i quali Enzo Erra, Giano Accame, Fausto Gianfranceschi – animeranno le riviste La Sfida e Imperium e verranno chiamati i Figli del Sole. Non potevano e non volevano limitarsi a essere dei reduci, volevano semmai interpretare quello che stava avvenendo nel mondo e svolgere un ruolo politico e culturale. Da lì scoperte intellettuali, autori e filoni di pensiero – Steiner, Guénon, Evola, Spengler, Nietzsche – estremamente innovativi per la provinciale cultura italiana, rimasta ferma all'hegelismo postrisorgimentale. E, soprattutto, la capacità di mobilitare gli studenti medi e universitari su tutta una serie di battaglie politiche, quelle che per cui Antonio Carioti ha parlato di loro come dei “reduci di Salò precursori del '68”. Poi, andando avanti negli anni, ognuno ha preso una sua strada personale. Sterpa, ad esempio, si diede al giornalismo a tempo pieno, arrivando al Corriere della Sera e poi a fondare il Giornale nuovo con Indro Montanelli. Mutuando da ciò anche una declinazione politica liberale che lo porterà a schierarsi con il Pli e a diventare deputato e a essere il primo ex ragazzo di Salò a fare il ministro.
Pino Rauti, partecipa invece alla fondazione del Msi alla fine del 1946. Partito da cui uscirà dieci anni dopo in polemica con la gestione da piccolo cabotaggio politica delle segreterie di Michelini e De Marsanich, dandosi anche lui alla professione giornalistica al Tempo di Roma e animando il Centro Studi “Ordine Nuovo”. Rientrerà nel partito nel 1969 dopo la morte di Michelini e la segreteria di Giorgio Almirante che, all'inizio, aveva tentato il recupero di tutta la diaspora degli anni precedenti. E nel 1972 verrà eletto deputato. Da allora, fino al 1999, sarà ininterrottamente prima alla Camera e poi all'Europarlamento di Strasburgo.
Nel 1976, in pieni anni di piombo e mentre si verificava la scissione dei gruppi parlamentari missini, Rauti diventa il punto di riferimento di tutta l'area giovanile e creativa che s'andava affermando a destra. E' la stagione dei Campi Hobbit, del quindicinale Linea, dell'attenzione all'ecologia e ai diritti civili, dello sfondamento a sinistra. “Nella secondo metà degli anni '70 – annota lo storico Pasquale Serra – Rauti rovescia lo schema del suo precedente ragionamento: da un lato individua come fonte privilegiata il fascismo italiano, in particolare la sua connotazione nazionalpopolare, e non più l'estrema destra, così come attraverso il riferimento costante alla cultura nazionalista tedesca e ai cosiddetti fascismi minori, era avvenuto nei decenni precedenti, e dall'altro rivaluta le origini di sinistra del fascismo”. Da lì tutto un fermento che lo porterà a rappresentare sino agli anni '80 un tentativo di andare oltre la destra e di aprire un certo mondo alle istanze della società civile.
In particolare, ci piace ricordare di lui l'intervista di Norma Rangeri che apparve sulla prima pagina de “il manifesto” nel 1988: “Il razzismo trappola per la destra”. Rauti, allora leader dell'opposizione interna nel Msi attaccava la tentazione lepenista. E di fronte al crescente fenomeno dell'immigrazione, spiegava che in Italia occorreva invece una legislazione “che mira a estendere i nostri sistemi di protezione civile e sociale a queste persone che, essendo clandestine, sono preda del lavoro nero...”. Contrasto pieno, invece, alle destre xenofobe e razziste. Con prese di posizione come queste Rauti ha fatto molto per seminare dentro la destra, e più in generale nella politica, idee e prospettive che col tempo sono diventate egemoni. Questo al di là e oltre le stesse sue vicissitudini personali e partitiche. Non riteniamo infatti essenziale la fase in cui Rauti passò da un ruolo eminentemente politico a quello di testimonianza. C'è insomma qualche paradosso nell'itinerario di chi voleva abolire il simbolo della Fiamma e contrastare la xenofobia e che dopo il 1995 si ritroverà con molti ex almirantiani a guidare un partitino chiamato Movimento Sociale-Fiamma Tricolore. Ma, come dicevamo, questo non è l'essenziale. Dopo l'89 tutti i vecchi paradigmi sono infatti caduti e ciò che conta, in generale ma anche per Rauti, è la lezione di saper unire e sintetizzare l'impegno sul piano della politica con l'elaborazione e l'approfondimento. Consapevoli, parafrasando il titolo di un suo libro, della centralità delle “idee che mossero il mondo”.
La prova migliore di tutto ciò sta in una inattesa testimonianza di Marco Pannella. Sollecitato da Stefano Rolando nel libro-intervista "Le nostre storie sono i nostri orti / ma anche i nostri ghetti", il leader radicale deve infatti spiegare cos'è la politica pura: “Si tratta di superare le parzialità nel nuovo, non raschiare il fondo della botte consumata del vecchio possibile, per dirla con Max Weber, per creare il nuovo possibile...». E quando deve individuare uno dei portatori di questa “politica pura”, un uomo politico al quale riconoscere la sua stessa vocazione, Pannella cita subito, senza neanche pensarci, proprio quel nome: Pino Rauti.

Luciano Lanna
ex direttore Secolo d'Italia

Le radici profonde non gelano mai ed i frutti di quegli alberi speciali vivono nelle generazioni che hanno vissuto, vivono e vivranno nell'Esempio di un raro insegnamento. Sono stata “bollata” di essere rautiana da sempre, senza avere mai il piacere di incontrarti e di stringerti la mano. Questo e' il rimpianto che ho oggi caro Pino. Oltre la desta e la sinistra. Liberi di sognare. Liberi di essere altro ed oltre.
Roberta Capotosti (cons. provinciale Pdl Milano)


Rauti fu grande teorico dell'innovazione. Andare oltre. E noi lo seguimmo per questo, per anni. Non lo riducano a un simulacro nostalgico.
Angelo Mellone ritwittato da Luigi Rispoli (presidente cons. provinciale di Napoli)

9 commenti:

  1. Patetici: Capotosti, Frassinetti, Mellone, Storace , Lanna erano talmente rautiani che a Fiuggi infatti si schierarono con Fini e le poltrone.

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  2. Rispondo anche a quel poveraccio di Lanna: quando parli della Fiamma Tricolore si sciaqui la bocca, a quel partito aderirono tutte quelle persone (almirantiani ce n'erano ben poco) che credevano nel Fascismo, gli altri (tra cui il nostro libertario) seguirono il buon Fini.

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  3. Di patetico e fuori luogo trovo solo il commento di tal Gallarò mai conosciuto in vita mia che si permette di giudicare e speculare su un dolore intimo, privato e profondo. Si vergogni.

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  4. se ne è andato il "parastatale" rauti da sempre al servizio dei "servizi"

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  5. Citazione consunta + paradosso logico (vivono quelli che hanno vissuto, vivono quelli che vivranno) + maiuscola ad minchiam in stile destra radicale (Esempio) + virgolette cautelative non necessarie («bollata») + «e» con apostrofo (perché non si è ancora capito come si mettono gli accenti col touchscreen) + letale raffica di slogan con finale allitterante e «d» eufonica superflua.
    Considerate le soprastanti fattispecie di reato, chiediamo il deferimento di Capotosti Roberta al Tribunale speciale dell'Accademia della Crusca, con le imputazioni di citazionismo doloso (art. 88 c.p.), frode politologica (art. 241), falsificazione e soppressione della logica (art. 615-ter), atti di libidine nei confronti del discorso (art. 7, d. lgs. n. 11 del 1987), incesto egotico della memoria di defunti con cui non si sono mai intrattenuti rapporti (art. 2015).
    Mettiamo inoltre agli atti la minaccia di morte nei confronti di «tal Gallarò». Capotosti Roberta dice infatti di non averlo mai conosciuto, e subito dopo parla del «dolore intimo, privato e profondo» per la morte di una persona mai conosciuta. Il messaggio [Rauti -> mai conosciuto -> morto; Gallarò -> mai conosciuto -> morirà] non potrebbe essere più chiaro.

    Rocco Codice

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  6. Mi scusi tanto, signor Magistrato...
    Atteso che si parla di Rauti,
    teorico della destra radicale e dello sfondamento a sinistra, mi potrebbe dire in una parola da che lato scappella la sua supercazzola?

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  7. La Corte ammonisce Tassinari Ugo Maria, tenutario del presente blog (o testata giornalistica), per liso ricorso e parafrasi usurata del film Amici miei (art. 673 dello Statuto del sarcasmo), ma riconosce le attenuanti generiche di cavalleresca difesa dei begli occhioni blu della criminale letteraria Capotosti Roberta (si veda in proposito, la sentenza di Cassazione sul caso «Brigitte Bardot vs John Edgar Hoover»).
    La Corte, che non rimane insensibile alle istanze di giustizia dal basso, passa comunque a esaminare il caso di Rauti Pino, come richiesto da Tassinari Ugo Maria. Il fascicolo del Casellario Politico Centrale riporta: «RAUTI PINO, volontario in giovanissima età nella Repubblica Sociale Italiana, tenero bombarolo dei Fasci di Azione Rivoluzionaria, discepolo di Julius Evola, fondatore di Ordine Nuovo, giornalista del "Tempo", agente della CIA, oppositore interno nel Movimento Sociale Italiano e nume tutelare dei Campi Hobbit (la corte non è riuscita ad appurare se il suddetto Rauti Pino ci abbia mai messso piede, nei Campi Hobbit), acerrimo e sconfitto nemico di G********* F*** [omissis], presunto intellettuale dello sfondamento a sinistra e prepotente capoclan del più veto nostalgismo, epuratore ed epurato del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, mammo della sindaca di Roma, in tardissima età lecchino volontario dell'ex P.d.C. Silvio Berlusconi».
    La Corte della Santa Inquisizione Letteraria procede a esaminare il suo campo di pertinenza, vale a dire l'attività culturale del sopraddetto Rauti Pino. Purtroppo la Corte è costretta ad arretrare inorridita di fronte alle Mani rosse sulle Forze Armate, il titolo più maccartista, in malafede, nauseante e cretino partorito da mente umana nel quinquennio 1963-1968. Dacché non si processano i morti, la Corte preferisce disinteressarsi definitivamente del caso Rauti Pino. Requiescat nella maniera che ritiene.
    La Corte si ritira, e si ritira definitivamente. Un bel gioco dura poco, come scrisse il procuratore generale Guy de Maupassant.

    F. to i sostituti procuratori Costanzo Magenta, Galeazzo Ciano, Edda Giallo, Benito Nero

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  8. Concordo con Galaro'.
    Tutti patetici.
    Tutta gente che è riuscita a sedere il posteriore sulla poltrona seguenda " la vecchia baldracca" AN, non certo il MS Fiamma Tricolore.
    Lacrime di coccodrillo da chi ha tradito e rinnegato.
    Onore a Pino Rauti.

    Miki

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  9. Quelli che dicono di aver avuto Rauti come maestro e stanno nel PDL...non hanno imparato la lezione di Pino Rauti.

    luca r.

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