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Marcia su Roma, Gabriele Adinolfi descrive l'aggressione subita stanotte a Perugia

Sulla sua pagina facebook Gabriele Adinolfi ha postato una testimonianza dettagliata e qualche riflessione tranquillizzante dopo l'aggressione subita stanotte. a Perugia, dove è in corso un contestatissimo convegno per il 90ennale della Marcia su Roma Eccole:

Tanti baci Perugina di Gabriele Adinolfi

Evitiamo sceneggiate. L’agguato che insieme a Pietro Cappellari, organizzatore del convegno storico sul Novantennale della Marcia su Roma, e alle nostre mogli, ho subito a Perugia a mezzanotte e quaranta circa, non penso meriti chissà che forme di eccitazione mediatica.
La dinamica è semplice, l’auto in cui viaggiavamo è stata indicata da una qualche civetta che si trovava nel nostro stesso ristorante ad un gruppo nascosto in un uliveto nella prossimità della zona stadio.
Il capo del commando, uscito dagli alberi barcollando ci ha obbligati a frenare. Ma non era ubriaco, si è girato, aveva una spranga di ferro tra le mani ed era completamente mascherato. Ha provato a colpire il cruscotto, intanto sbucate dagli alberi altre quattro o cinque persone hanno provato a sfondare la macchina con sprangate e sassate. Abbiamo forzato il blocco ed avvertito gli altri per evitare che qualcuno cadesse in un agguato.
Il quale agguato, essendosi svolto in assoluto silenzio, lascia presumere che ci fosse una componente non umbra anche se la familiarità con la zona stadio indica a immaginare che nella compagine ci fosse anche qualche frequentatore dello stadio Curi. Bene organizzato da un punto di vista operativo – laddove noi siamo stati invece leggeri – ha però mostrato qualche carenza di sangue freddo da parte degli esecutori.
L’effetto dell’agguato è stato di dare molta pubblicità al nostro convegno, oltre ai danni ingenti dell’auto di Cappellari per la quale organizzeremo una sottoscirizione. Il clima mediatico ha sicuramente contribuito a innescare la spirale da cui è scaturito l’agguato di ieri. Tuttavia ritengo che si tratti sempre e comunque di una fiction da società dello spettacolo e che, a parte i singoli protagonisti, quel clima non si sia propagato e sia visto con distacco da quasi tutti, di qualsiasi appartenenza siano.
Se lo prendiamo come un gioco di società, ovvero come il cercare d’immedesimarsi nei fratelli maggiori di trent’anni fa che s’immedesimavano a loro volta in quelli di trent’anni prima, possiamo considerarlo un divertimento da via pal attempata. E non posso negare che in qualche modo mi abbia divertito.
Se volessimo farne un dramma sbaglieremmo.

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