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In fase di golpe/1. Adinolfi torna a Freda, riscoprendo la centralità dello Ius sanguinis

(umt) "In fase di golpe", l'ultimo pamphlet di Gabriele Adinolfi offre un'analisi abbastanza articolata della fase e una lettura sofisticata (e a mio giudizio impraticabile) della prospettiva politica. Ritornano temi e argomenti già affrontati in interventi e polemiche di occasione. Non a caso il testo richiama esplicitamente l'intervista  a Fascinazione (che ha avuto una  seconda puntatasu stragi, schieramenti internazionali e ruolo delle metastrutture). C'è in modo particolarmente chiaro e netto, ad esempio, la spiegazione, alquanto paradossale e controcorrente, del segno positivo che Adinolfi ha sempre attribuito al berlusconismo come baluardo democratico:

Tra i vari incidenti di percorso, noi abbiamo goduto di quasi vent'anni di eccezionale normalità che in Italia si è manifestata nel berlusconismo, ovvero nell’espressione del populismo liberale nella sua difesa dal totalitarismo degli apparati, nel pieno di una specie di lotta di classe intra/borghese. Si è trattato dell’unica epoca, oltre alla brevissima parentesi craxiana, in cui, dalla messa in moto della strategia trilateraliana in poi (1973) si è avuta la percezione della democrazia quale essa viene comunemente ed erroneamente creduta. Perché nella percezione comune – ma infondata storicamente – la democrazia garantirebbe libertà d'opinione, d'espressione e d'organizzazione. Possibilità, queste che nella normalità eccezionale dell'Italia gappista e postgappista non sono mai state rispettate e da ora lo saranno sempre meno, con restringimenti sempre più soffocanti di quanto era stato finora concesso ai cittadini/sudditi. Quasi vent'anni di sospensione berlusconiana della pena hanno però diseducato troppo la gente, ivi compresi coloro che per cultura politica ed esperienza personale avrebbero dovuto rivelarsi immuni al rischio d’incorrere in tali deliri, inducendoli a credere invece che quanto appartiene alla retorica democratica sia vero e illudendoli di avere diritto di parola, di equo trattamento rispetto ad ogni controparte. 

Nella totale catastrofe politica in atto, che interessa l'intero arco delle forze in campo, parlamentari ed extra, l'unico dato interessante per Adinolfi è l'apertura di uno spazio trasversale di tipo peronista a partire da
la continua presa d'atto di intere fasce sociali della mancata rappresentanza da parte dei loro delegati. Ciò delinea potenziali crocevia di una trasversalità plurale che potremmo definire “peronista” e che a me pare l'unico scenario degno di attenzione, per il quale e nel quale operare nella logica dell'autonomia organizzata, della partecipazione diretta, della sconfessione della delega e, quindi, dell'organizzazione di spazi – anche finanziari ed economici – di libertà. Fluido è il quadro in cui si va a condensare e a esprimere questo fermento al quale si rivolgono schegge di populismo di sinistra e di destra, popolo della rete, indignados e grillini in modo tuttora confuso, nel quale si nota come coloro che si provano ad esprimere le comuni istanze sono ancora troppo legati a concetti superati, mentalmente ancorati a scenari di sovranità democratica e nazionale e nostalgici dell’idea della delega.
Anche qui ritornano temi che innervano da più di trent'anni la sua opera politica: nel pensiero e nella prassi. Certe istanze autogestionali risalgono addirittura alle prime iniziative sociali di Terza posizione. Stavolta invece ritornano le metafore dei Corsari e della Tortuga, il nome di un suo saggio di qualche anno fa che ha molto animato l'immaginario e la rappresentazione di sé dei "ragazzi di Ezra":
I corsari devono onorare e potenziare la Tortuga ma devono, al tempo stesso, essere in grado di contribuire alla nascita di figurate repubbliche autonome dalla Compagnia delle Indie, realizzate da tante componenti pur diverse nei riferimenti e nelle tradizioni politiche. Essere minoranza specifica, organizzata, qualificata e identificata all’interno di un insieme di cui si fa parte come componente, in cui si agisce come pungolo e, se qualcuno ne ha la capacità, come traino. Riuscire insomma ad assumere un ruolo storico, come si sarebbe già dovuto fare negli ultimi diciotto anni nei quali invece il raccolto, quando non sia pietoso e grottesco, è solitamente arido e amaro.
Nel precipitarsi della crisi, Adinolfi non esclude la possibilità che il radicalizzarsi dello scontro favorisca, sul piano elettorale e non solo, sulla falsariga della Grecia, l'affermarsi di forze estreme che mettano al centro dell'agenda politica i conflitti etnici e di classe. Anche in questo caso il pensatore "corsaro" non esita a navigare controcorrente
assumendo come imperativo assoluto la difesa del concetto di nazione – e di nazioni – dunque impegnandosi a che nessuna concessione, neppure inconscia o intellettuale, sia fatta sullo Ius Sanguinis. La cooperazione internazionale con i popoli colonizzati dev’essere intesa come rispetto delle loro nazionalità e non come confusione plurimortifera di ciò che è bello in quanto tale ma diventa osceno nel brassage globale americanizzato che si accompagna al buonismo e al falso universalismo imperante. Su questa linea di difesa bisogna fare quadrato senza lasciarsi condizionare dai luoghi comuni che la presentano come oscurantista e truce. (...) Per inciso, attenendoci ai sentimenti comuni e alle tendenze socioculturali, proprio chi tenga propositi truci e oscurantisti avrebbe oggi successi e consensi, elettorali e di massa, a non finire. Cosa, questa, che mi limito a registrare. Perché se da un lato sarebbe positiva e aprirebbe notevoli crediti l’affermazione di un Front National vecchio stile, di un vecchio Vlaams Block o di un’Alba Dorata de noantri, dall’altro essa sarebbe anche l’effetto di ricasco reazionario del fallimento dell’opzione governativa. (...) Paradossalmente il rischio maggiore che venga sprecata quest’occasione è dato dall’ipotesi di un successo improvviso, frutto non di particolare merito bensì della reazione di molti delusi della seconda repubblica. Buone sono infatti le possibilità che da destra si vada a cercare un contenitore apparentemente forte, il più intollerante possibile, e da sinistra si torni a inseguire il simulacro dello scontro di classe, ferale e senza mediazione. Il pericolo, se ciò avvenisse, non sta tanto nel portato ideologico e programmatico dell’uno o dell’altro soggetto. (...) Le accuse perbeniste agli “xenofobi” e ai comunisti non vanno condivise e neppure incoraggiate. Perché, fatta eccezione di qualche individualità caricaturale, nel populismo identitario dei primi e in quello social rivoluzionario dei secondi non c’è nulla di moralmente condannabile, tutt'altro. 
E con la riscoperta  della centralità del diritto del sangue Adinolfi attinge una modalità estremamente particolare di "ritorno alle origini", alla lezione tradizionalista che innervò appunto l'esperienza tercerista di Terza posizione. Così come nel '1978 i giovanissimi tippini si formavano nel mito del "vietcong" soldato politico "povero ma potente", esaltato da Freda dieci anni prima, oggi Adinolfi richiama la fase due dell'editore irpino-patavino: l'esperienza sfortunata del Fronte nazionale, il cui errore principale fu, con ogni evidenza, un eccesso di preveggenza. 
(1-continua)

PS: Sono sicuro che nei commenti non mancheranno i soliti ignoti che si affanneranno a ricamare su una divergenza evidente tra Adinolfi e CasaPound, già emersa in occasione della cosiddetta "festa islamica" nel campo dei terremotati emiliani e poi arrivata all'attenzione dei media nazionali . Per l'occasione Simone De Stefano ha avuto modo di chiarire che "Adinolfi non è il nostro ideologo e non è un nostro iscritto". Vero. E del resto, seppure in toni più deferenti, Rauti e Graziani sr. avrebbero potuto esprimersi in termini analoghi parlando di Evola...



4 commenti:

  1. beh però dalla foto qualcuno potrebbe pensare male...
    comunque vecchi tempi ora il riferimento culturale di Cpi è l'antirazzista scalfarianno Buttafuoco.

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  2. Il berlusconismo è merce avariata, sostanzialmente nessuna positività, con due eccezioni: l'accordo con Gheddafi e l'appoggio a Putin.Il maniaco sessuale di Arcore si vantava pubblicamente che il suo governo era il più filo sionista e filo americano mai visto nella penisola. Adinolfi si è dimenticato la medaglia del congresso conferitagli da Bush junior?Poi la balla che suo padre lo avrebbe accompagnato giovanissimo, in un cimitero militare americano, a rendere omaggio ai ragazzi morti per la nostra libertà;gradirei sapere quale cimitero? In pratica un fallito come uomo come politico;non difendiamo l'indifendibile.

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  3. Finalmente Adinolfi si è dato una svegliata, ovviamente è il SANGUE il centro di tutto, di qualsivoglia identità , la FONTE di qualsivoglia Cultura , dell'Idioma stesso di un popolo , in quanto un negro non avrebbe mai potuto scrivere la Divina Commedia o aver scolpito il divino David di Michelangelo, ma dico ma stiamo SCHERZANDO???

    Ma questi finto-nazionalisti di CasaMaghreb osano reputarsi FASCISTI !??

    Mussolini , Gentile , D'Annunzio e Evola gli SPUTEREBBERO IN FACCIA se vedessero quello che questi quattro terzomondisti negrofili spacciano per Nazionalismo, o addirittura, per Fascismo(!),

    MA L'AVETE MAI LETTO EVOLA !!??

    E' incredibile che i "vertici" di questi comunisti in disguise preferiscano accostarsi a scarafaggi come Buttafuoco piuttosto che a veri militanti e uomini di cultura come Adinolfi ; leggere la loro discussione sul negro "italiano" Barwuah mi ha messo i brividi. Persino i GRILLINI sono più identitari di loro!! Conosco comunisti infinitamente più nazionalisti del cippino medio!

    E' vergognoso che mentre in Italia abbiamo questi movimenti di smidollati in Grecia esistano partiti come A L B A . D O R A T A che attualmente è il TERZO PARTITO nazionale.

    QUELLO E' VERO NAZIONALISMO, NON l'associazione terzomondista CasaZucchero (e neanche Forza Uova, benché sia infinitamente migliore).

    .

    L'UNICA RISPOSTA POSSIBILE TROVA LUOGO IN NOI STESSI, NEL NOSTRO SANGUE, NELLA NOSTRA STIRPE ITALICA, CHE E' BENE NON SIA ACCOSTATA A QUELLA DEI BARBARI GERMANICI,

    NOI SIAMO ITALICI, FACCIAMO RISORGERE I NOSTRI VERI SIMBOLI.

    QUESTO E' IL NOSTRO DESTINO! :

    http://www.youtube.com/watch?v=oA4PnGGLkfU

    *

    " D'ITALICA FORZA POSSENTE SIA LA STIRPE DI ROMA "

    Eneide, XII, 827

    *

    Apprendete dai nostri fratelli Greci, che non hanno dimenticato chi sono.

    http://www.youtube.com/watch?v=M_m4GsB8wVY

    AVE!

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  4. Qualcuno gli ha mai detto che è irrazionale confrontare due popoli dai parametri diversi? Quantomeno si tratta di confronti arbitrari, estremamente soggettivi.

    La capanna è "inferiore" alla cupola ---> chi lo stabilisce? forse il livello di complessità architettonica? E dove sta scritto che la complessità possa conferire titolo di superiorità? Il discorso si potrebbe facilmente capovolgere:

    la stessa scrittura è una gabbia dorata. lo sono la monetarizzazione, l'ingegnerizzazione, la chimica, la fisica quantistica, la ricerca di forme estranee alla nostra galassia è ozioso ed inutile dispendio di risorse esercitato dall'uomo bianco. in generale tutto ciò che divide sideralmente l'uomo dalla terra che calpesta e dalle sue dirette percezioni è tranquillamente ascrivibile all'interno di un dominio negativo.

    Alché qualcuno certamente saprà controbattere. Ma rimarremo sempre nel cerchio della relatività.

    "Finalmente Adinolfi si è dato una svegliata, ovviamente è il SANGUE il centro di tutto, di qualsivoglia identità , la FONTE di qualsivoglia Cultura , dell'Idioma stesso di un popolo , in quanto un negro non avrebbe mai potuto scrivere la Divina Commedia o aver scolpito il divino David di Michelangelo, ma dico ma stiamo SCHERZANDO???"

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