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2 agosto/3 - Strage di Bologna Persichetti smonta la pista romana, Fioravanti e Adinolfi rilanciano

(umt) Stavolta Valerio Fioravanti si è deciso. Basta con i cazzeggiamenti, si entra nel vivo dei temi della campagna a suo sostegno per la strage di Bologna, portata avanti dai supporter della pista tedesco-palestinese che si intreccia in maniera ancora non ben definita con l'ipotesi Raisi che potremmo definire romano-palestinese.
Lo fa con una lunga lettera al Giornale in cui richiama l'attenzione sul peso del terrorismo arabo in Italia (60 morti) e sulla mancanza di un "culto delle vittime" paragonabile a quello cresciuto in risposta al terrorismo e allo  stragismo:
Ipotesi se ne possono fare altre, ad esempio che l'inchiesta non riesce ad andare avanti perché sin dall'inizio marcia nella direzione sbagliata. Questa cosa iniziò a dirla pubblicamente Cossiga già nel 1998, quando con Francesca andammo a trovarlo sperando potesse darci informazioni utili per ridiscutere il nostro processo. Ci disse che fogli «firmati e bollati» non ne aveva, ma che la vera pista su Bologna era quella palestinese. Sono passati altri 14 anni, e nel silenzio di molti, alcuni storici dilettanti (nel senso positivo del termine, ossia di gente che fa le cose per passione, non per tornaconto) hanno iniziato a studiare una materia difficilissima, il terrorismo arabo in Italia. Non se ne sa niente, non esistono libri esaustivi né niente. Ma il terrorismo arabo in Italia ha fatto più di 60 morti, e più di 300 feriti. Ma non se ne parla mai, non c'è mai una commemorazione, mai un servizio rievocativo in televisione, mai una lapide da nessuna parte, mai una associazione dei parenti delle vittime. Quando il presidente Napolitano ha istituito la giornata a ricordo delle vittime del terrorismo, nell'elenco preparato dagli uffici del Quirinale non c'era nessuna di queste 60 vittime.È su questo silenzio che, assieme ad alcuni di questi «storici dilettanti», stiamo ragionando. Silenzio sulle vittime, e sempre scarcerazioni in tempi fulminei dei vari palestinesi arrestati. (...) Dopo che si è scoperto che fisicamente presenti a Bologna c'erano due terroristi dell'estrema sinistra tedesca legata al terrorismo palestinese [in realtà è provata la presenza del solo Kram mentre i riscontri sulla presenza della Frohlich sono vaghi e contraddittori, ndb], è ovvio che le persone ragionevoli si pongano il dubbio se c'entrino qualcosa. È ovvio che se si scopre che tra le vittime di Bologna c'era un giovane dell'Autonomia Operaia romana [circostanza smentita con decisione dagli stessi autonomi romani, ndb] , le persone ragionevoli si ricordano che solo pochi mesi prima, a Ortona, tre capi dell'Autonomia Operaia romana erano stati arrestati mentre trasportavano un potente missile terra aria per conto di un certo Saleh, dirigente del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina che abitava a Bologna [il problema del terrorismo arabo in Italia era stato risolto da Moro e Giovannone, offrendo campo libero per le attività logistiche proprio in cambio della sospensione dgli attacchi ai civili, ndb]. Viene spontaneo, alle persone semplici, domandarsi se per caso, come era successo pochi mesi prima nelle Marche, anche il 2 agosto a Bologna dei giovani romani stessero aiutando i loro amici palestinesi a trasportare un carico di armi (...)
Proprio sull'incongruenza tra le due varianti della pista palestinese - anche a prendere per buona l'ipotesi dell'incidente più o meno suscitato - affonda il rasoio della storia e della logica Paolo Persichetti, ex brigatista rosso romano (variante Ucc). Prima di smantellare uno degli indizi evocati da Raisi, pubblicando la foto dell'articolo del "Resto del Carlino" che ha ispirato la scheda dell'Associazione vittime su Mauro Di Vittorio, Persichetti, in un lungo articolo pubblicato ieri sul suo blog, smonta la più evidente contraddizione dell'ipotesi Raisi:
Dopo aver chiamato nuovamente in causa i due militanti della sinistra rivoluzionaria tedesca, Thomas Kram e Christa Margot Frolich (ma a che prò? Visto che ora pensa che a portare la valigia era un’altra persona), ha introdotto la vera novità (in realtà già anticipata l’8 aprile scorso in un’intervista al Resto del Carlino, vedi qui) frutto di sue personali indagini: i sospetti di un coinvolgimento (diretto o indiretto, Raisi non sa precisare) di Mauro Di Vittorio. «Né il sottoscritto – replica Pifano – né gli altri responsabili a suo tempo del Collettivo del Policlinico o dei Comitati Autonomi Operai di via dei Volsci abbiano mai saputo o abbiano mai avuto notizia dell’esistenza di un compagno dell’autonomia tra le vittime dell’orribile strage di Bologna!». L’iniziativa dell’esponente di Futuro e libertà fa seguito alla presentazione di un’interpellanza parlamentare urgente, firmata insieme a una cinquantina di altri parlamentari del centrodestra, e al deposito in procura di una richiesta di supplemento d’indagini.
La smentita di Pifano è importante poiché dimostra come le affermazioni di Raisi siano prive di rigore, parole lanciate con leggerezza, formulate senza aver fatto prima le opportune verifiche, cariche di un violento pregiudizio e di una smisurata faziosità. Frutto solo del tentativo di sollevare polveroni mediatici, di costruire una nuova narrazione priva di grammatica. Se l’appartenenza di Di Vittorio all’area dell’Autonomia operaia di via dei Volsci, da sempre solidale con i palestinesi e legata in modo privilegiato all’Fplp di George Habash, non trova conferma, viene meno una delle vie principali per collegarlo all’ipotizzata vicenda del trasporto d’esplosivo. A Raisi rimane solo il biglietto del metrò parigino trovato in una delle sue tasche, circostanza anche questa assai singolare visto che poi si dice che il suo corpo era in gran parte bruciato. Un po’ poco per sostenere che ciò proverebbe il suo legame con l’Ori, il gruppo di Carlos che secondo Raisi (ma non risulta in nessun documento dei servizi, anche di quelli della Mitrokhin sempre citatissimi) nel 1980 faceva ancora base a Parigi nonostante fosse ricercato dalle autorità francesi per tre omicidi. Raisi, come gli altri sherpa della pista palestinese, Pellizzaro, Paradisi & company (e ovviamente il loro mentore nemmeno tanto occulto), devono decidere una volta per tutte quale tesi sostenere – se ne hanno veramente una certa in testa – e smetterla con questa tecnica dell’aggiustamento progressivo della loro versione che introduce sempre nuove varianti ad ogni smentita o difficoltà che sopravviene. D’altronde è proprio questa la caratteristica dei teoremi. Non è certo possibile sostenere contemporaneamente due cose contraddittorie. E’ noto come non ci siano mai stati contatti tra i Comitati autonomi romani e il gruppo di Carlos. Anche solo lontanamente ipotizzarlo rasenta la bestemmia vista l’abissale distanza di cultura politica, dimensione mentale, matrici sociali e pratiche concrete. Insomma le due ipotesi non possono viaggiare insieme. Delle due l’una: o si ipotizza che Di Vittorio avesse contatti con via dei Volsci, ma allora si deve abbandonare l’ipotesi di un legame con Carlos, o viceversa. Ma siccome la prima ipotesi è smentita, oggi da Pifano e all’epoca nei profili che apparvero sul Resto del Carlino e sull’Unità; e la seconda non è supportata da nulla; l’intero castello di sospetti si dissolve in una nuvola di chiacchiere avventate, qualcuno ha detto di balle di sapone.
A portare inopinatamente acqua al mulino di Fioravanti arriva un suo storico avversario, Gabriele Adinolfi, indagato per la strage (e poi vittima del principale depistaggio) che, evocando il gotha della criptocrazia, prova - con un intervento sul suo giornale on line Noreporter - a turare le numerose falle della pista palestinese, mantenendosi però spesso su un piano logico-induttivo. A saldare l'asse tra milizie arabe e gruppi operativi europei di sinistra spunta la superagenzia del terrore, l'Hyperion.
Bastava poco. Iniziare a indagare sui depistatori, tutti dirigenti di vari servizi, e chiedersi cosa unisse quella gente, italiana, francese e americana, in quell'impegno deviante. Avrebbe dovuto anche chiedersi perché mai i depistatori si accanissero a deviare sempre ed esclusivamente sui fascisti. Cosa che a una persona obiettiva e raziocinante non poteva che suggerire la scoperta dell'acqua calda: perché lì non c'era e non c'è niente da trovare e per questo si dovrebbe indagare altrove. Qualche anno fa fu proposta una svolta da Pellizzaro, sostenuta da Area, che additava una pista Carlos, Kramm, Fröhlich, palestinesi. L'impianto, così com'era stato presentato, faceva acqua ed era anche pericolosamente avviato a conclusioni non condivisibili. Ma c'era qualcos'altro, come la pista parallela e intersecata intravista da Raisi, che magicamente riporta alla solita Hypérion parigina. Quell'agenzia del terrore controllata al contempo da servizi francesi, americani, israeliani, tedeschi dell'est e dell'ovest. Quell'agenzia a copertura internazionale e a gestione sovranazionale aveva una costola, dal nome Crise, che operava nel Vicino Oriente appoggiando e armando le fazioni anti-Arafat con il beneplacito e la regia del Mossad. L'intervento di Crise e d'Hypérion nel quadro lo rende finalmente più comprensibile, facendo dello stesso gruppo Carlos un elemento giocato e inserito in una sciarada ben congegnata nella quale fu incastrato senza preavviso né consapevolezza. Chiamato lì per potere, in effetto domino, andare a sbaragliare pezzo a pezzo una struttura oramai giudicata desueta e superata in virtù di un salto in avanti nella strategia di ristrutturazione che proprio in quei mesi prevedeva il compimento della guerra terroristica e la capitalizzazione dei suoi effetti. E non basta: quella strage, come accaduto per altre, ad esempio quella di Londra nel 2007, molto probabilmente avvenne all'insaputa dell'artificiere (verosimilmente un italiano antifascista) ed è plausibile che fu provocata appositamente da coloro che ne trassero il massimo giovamento. Ma tutto questo non può essere affermato; perché i padrini di quel massacro - e di tutti i massacri - in parte sono ancora vivi e contano parecchio.



14 commenti:

  1. Difficilmente a Fioravanti gli avrebbero pubblicato una lettera se avesse parlato di stragi compiute dal Mossad in Italia come ad es. credo quella in cui morì Mattei(vari morti) o nel caso del generale Mino. Con ciò se sono stati i palestinesi che verità si faccia. Verità e giustizia sempre, per far rinascere l'Italia nell'unità nazionale. Fioravanti comunque è innocente la strage non è neofascista.

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  2. Se si ascoltassero le parole di Carlos tutto sarebbe infine chiaro. Lui dice che erano a Bologna durante un trasporto e furono fregati dagli israeliani e/o dagli americani. Non è che ci sia tanto da cercare, basta prendere atto di quanto è stato detto e di ciò che è lampante. Altro che strage fascista, altro che strage palestinese, altro che strage rossa. Il particolare della provenienza da Hypérion di un portatore ignaro di un ordigno innescato chiude il quadro.

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  3. Sì, Gabriele, ma chi l'ha detto che il portatore proveniva da Hyperion? DE' allo stato dell'arte pura illazione

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  4. Veramente Carlos non dice nulla di tutto ciò...Secondo me è l'ennesimo trip di Adinolfi sul nulla, esattamente come la menata sul presunto "buonismo mondialista" delle foto dei militanti di CPI a Scortichino...

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  5. Direi che è un due più due.
    Se prendi che
    a) Kramm & co erano lì ma non di certo per fare una strage (altrimenti non si segnavano all'albergo)
    b) La primula che sarebbe saltata in aria con la valigia veniva da Parigi (e IO non ho mai detto che fosse di autonomia).
    c) Hypérion fu lo stato maggiore della strumentalizzazione del terrorismo
    d) la sua costola CRISE curava, per conto degli israeliani, i rapporti con i palestinesi anti-Arafat
    e) L'incontro cardine dove si organizzarono tutti i depistaggi su quella strage avvenne a Parigi presso il dirigente dei servizi Desmaranches
    f) Carlos ci dice più o meno che è accaduto questo o qualcosa del genere

    Direi che la logica (e l'esperienza) suggerisce questa soluzione. Che poi magari non sarà veritiera ma che finora è l'unica che esprime dati e che consente di collegarli e leggerli evitando di fare fughe in depistaggi ideologizzati e tifosi. E che mi pare un teorema sensato sul quale si potrebbe perlomeno indagare.

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  6. Veramente tutto il ragionamento di Raisi e di Fioravanti si fonda proprio sul precedente di Pifano e dell'organicità della vittima all'autonomia romana, circostanza che io mi sentirei di escludere con notevole margine di sicurezza.
    Toccherà ragionare quindi su una terza variante: dopo la pista tedecso-palestinese e quella romano-palestinese arriva anche la franco-palestinese

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  7. Io non sono né Raisi, né Fioravanti, né Pellizzaro e non ho mai parlato di pista palestiinese, non tanto per la mia indiscutibile simpatia per quel popolo quanto perché l'idea di una rappresaglia del genere, con tutte le conseguenze irreparabili, per tirare fuori un agente, anche centrale, condannato a pochi anni e comunque liberabile diplomaticamente non ha alcun senso logico.
    Né ho parlato di pista autonomo-operaia. Anzi ho ben scritto che rigettavo il teorema proposto da Area.
    Ora, mettendo insieme i pezzi del puzzle quella che leggo (e propongo come ipotesi), la cui lettura mi sembra però abbastanza chiara non è una pista franco-palestinese ma una pista (se vogliamo) franco-isrealiana che, tramite la messa in mezzo dei tedeschi dell'est, è ANTIpalestinese e che risponde agli obiettivi di
    a) guerra mediterranea,
    b) ristrutturazione globalista,
    c) cambiamento degli equilibri italiani.
    Ed apre la danza della grande offensiva antiaraba che scaturirà di lì a poco nella nuova guerra imperialistica israeliana in Libano e che darà anche il là all'ossessione antiaraba di taglio "teocon" che ben conosciamo.
    Anzi, a voler essere più precisi, più che di pista franco-israeliana dovremmo parlare di MATRICE franco-israeliana di una strage inserita nel pieno della strategia globalizzatoria imposta dalla Trilateral che, al momento, imperava tantoi all'Eliseo quanto alla Casa Bianca.

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  8. Sì, certo, Gabriele, la regia o la matrice e i grandi scenari ... Va bene tutto, nei ragionamenti, e io sono dell'idea, e della pratica, che bisogna lasciare la massima libertà di espressione e di ricerca. Ma restano i fatti nella loro semplice materialità: e in buona sostanza tu, rielaborando gli spunti "investigativi" proposti da Raisi e ripulendoli delle evidenti contraddizioni (Carlos non ha più basi parigine operative da anni) ipotizzi che la strage sia provocata da un corriere, un giovane italiano di sinistra, partito da Parigi per trasportare materiale per conto di una frazione palestinese anti-Arafat. E sposti l'accento dall'incidente ipotizzato da Cossiga a una voluta provocazione isrealiana. Ti riconosci in questa sintesi?

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  9. Si va beh qua è la sagra dei cazzari, ci manca il mago Otelma che stabilisce la nazionalità dell'attentatore con il pendolino e un atlante...
    Rivogliamo i Protocolli dei Savi di Sion!!!

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  10. Le analisti storico-politiche di Adinolfi me fanno proprio tajà - come si dice nell'Urbe.

    Riesce a scoprire la mano di Israele e delgi israeliani in ogni dove e in ogni momento storico.

    Pure i dinosauri si saranno estinti per colpa del Mossad in combutta con i perfidi albionici.

    Mitico.

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  11. dire, come fa Adinolfi, che la matrice della strage di Bologna sia stata "franco-israeliana" è per adesso una semplice ipotesi. Per altro non bisogna dimenticare che nella turbolenta estate mediterranea del 1980 (prima del GOLPE in TURCHIA) la Francia e Israele avevano SOLO qualcosa in comune con la Nato del fianco sud dell'Europa: il tentativo, fallito poi nella prima settimana di AGOSTO del 1980, di eliminare il regime di Gheddadi.
    Chiarito questo "piccolo" particolare, è bene anche precisare che con tutto questo scenario Mauro Di Vittorio non c'entra letteralmente nulla. Analogo discorso vale per gli autonomi e gli estremisti di sinistra presenti in Italia nel 1980.
    Un'ultima nota merita invece l'Hyperion di Parigi: tale scuola - diretta da ex estremisti di sinistra rimbambiti un po' come i nostrani Sofri e compagnia - non aveva alcun tipo di rapporto politico con la sinistra italiana (da quella berlingueriana a quella più estrema)

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  12. Mi fa strano che con tutte queste osservazioni su servizi segreti nessuno si domandi di che genere siano i rapporti che Raisi intrattiene con l'ambasciata israeliana di roma e con le spie sioniste.

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  13. Sì Ugo, mi riconosco nella sintesi che hai tratto. Anche se il fatto che il corriere sarebbe stato di "sinistra" significa tutto e niente e non è matematico.
    Escludo, se non come "incastro provocato" la pista Saleh e Pifano.
    Magari spiegherò meglio ma basta rileggere quanto ho scritto per rendersi conto che, per importante che sia stato il ruolo del Mossad non propongo una chiave di lettura che si limiti all'imperialismo di una nazione. Ma bisogna alzare lo sguardo per oltrepassare le comode pareti visive. I savi di sion non c'erano, si rasserenasse anonimo. Ma si preoccupasse di chi c'era allora e c'è - ancor più - adesso.

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  14. per Adinolfi,
    ho letto con attenzione il tuo articolo (sul sito che mi pare si chiami NoReporter). Secondo me - che sono nettamente critico verso la pista "teutonico-palestinese" e verso quella "romano- palestinese"- hai ragione nella sostanza - anche se tu non lo ha detto esplicitamente - su una cosa da molti dimenticata: il depistaggio del gennaio 1981 (quello denominato "terrore sui treni") nacque dalla sinergia fra Sismi (Italia), Sisde (Francia) e l'amerikano Leeden (cittadino Usa e israeliano).
    E, come sai, nel gennaio 1981 comandava Reagan (la destra neoconservatrice) e non più Carter (uomo del partito democratico aderente alla Trilaterale).

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