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28 maggio: dalla Spagna a Brescia, il canto epico di Ivan Della Mea


E che acqua, "ven chi sota,
ven chi sota ma de prescia",
Urla Brescia, urla e scoppia,
'na fiamada e la morosa
a l'è morta, tuta morta
mezz al fum col sang per tèra
e in man, 'renta a i man
l'ultim tocch ross de bandera.

(umt) Così Ivan Della Mea, straordinario cantore proletario, unisce poeticamente dramma individuale e collettivo per raccontare la storia della strage di Brescia e la collega, con un salto di spazio e di tempo, all'epopea dei volontari garibaldini in Spagna. Peccato che uno dei protagonisti di quella gloriosa sconfitta, Randolfo Pacciardi, fosse il referente politico dei progetti golpisti a cui vanno ricondotte le stragi del 1974, colpi di coda di quelle frange ultratlantiste di partigiani bianchi destinati ad essere bruscamente ridimensionati dalla svolta internazionale del formidabile biennio rosso (sul piano internazionale: fine della guerra in Vietnam, caduta dei tre regimi ultrareazionari nell'area mediterranea, conferenza di Helsinki; sul piano interno: referendum sul divorzio e nascita delle giunte rosse nelle principali città italiane).
Personalmente, a me, che soffro di una certa nevrosi dei numeri, desta una particolare impressione constatare che la distanza temporale che separa l'alzamiento dalla strage è la stessa che divide il terribile 1974 dai giorni nostri: 38 anni ... Mezza vita, direbbe qualche epigono del Poeta... Comunque ecco una scheda di Riccardo Venturi su Ringhera. 
"Ringhera", tratta dall'album omonimo di Ivan della Mea (del 1974), è senza dubbio una delle composizioni più autenticamente epiche di tutta la canzone d'autore italiana; e la annovero volentieri tra le principali in assoluto. (...) In rete, è assolutamente impossibile trovarne il testo completo. Un'occasione per vederne il testo, per chi già la conosce, e di conoscerla per chi non ne ha mai sentito parlare.
È l'epopea, forse, di una classe, di un paese e di una città intera, Milano, quella Milano che voglio non vedere mai morta e sempre rinascere con quello che veramente è nel profondo, e che ho imparato nel tempo ad amare. Anche grazie al lucchese Della Mea. È la storia di questo paese dal fascismo alla Resistenza, dal dopoguerra alle stragi di stato. È la storia di una città operaia vista dalla parte della "Ringhera", le case di ringhiera della Milano popolare (ed ora, spesso, trasformate in abitazioni da fighettume di merda...), la cui gente assurge a simbolo di tutti coloro che hanno lottato e che non si sono mai arresi.
È la storia di un uomo e di una donna che cade vittima di una strage fascista, quella di Brescia del 28 maggio 1974. Una di quelle stragi che vorrebbero farci dimenticare, non sapendo che qualcuno ci sarà sempre a tenere accesa la memoria. Voglio essere e sono uno di queste persone. Non intendo abdicare mai. Ora e sempre non solo Resistenza: ora e sempre memoria.
Questa cosa ha una dedica speciale: a mio padre, Alberto Venturi, che oggi avrebbe compiuto ottant'anni. È morto il 16 novembre 1997. Il 28 maggio 1974 venne a ritirarmi a scuola; quel giorno, diceva, tutto doveva restare fermo.
Riccardo Venturi, 28 ottobre 2004.


7 commenti:

  1. Randolfo Pacciardi è una figura troppo complessa e contraddittoria per essere definito un "partigiano bianco", anche perché molti di questi in Spagna, Edgardo Sogno in testa, fecero la scelta opposta e combatterono tra le file dei fascisti a sostegno della dittatura di Franco.
    Sempre nella resistenza, mentre la maggioranza dei partigiani bianchi era legati all'OSS(i servizi americani)e si opponevano alle brigate garibaldi, Pacchiardi era favorevole all'unità d'azione coi comunisti.
    Quindi si può considerare in questa sua prima fase di vita un liberale di sinistra, sulla scia di Carlo Roselli più o meno.
    Lo spostamento a destra è successivo inizia con l'adesione al patto atlantico e si conclude con la rottura con il centro-sinistra e l'uscita dal PRI.
    Tra le altre cose se non ricordo male in Naufraghi è indicato come uno tra gli ispiratori di Primula Goliardica del FUAN detti appunto "pacciardiani", di cui buona parte dei membri aderiranno a Lotta di Popolo.
    Si scrive in rete che fu anche testimone di nozze di Francesco De Andre.
    Tra l'altro è da poco uscito un libro su di lui "Randolfo Pacciardi. Profilo politico dell'ultimo mazziniano" editore Rubbettino, speriamo non sia la agiografia del politico di turno ma un tentativo di analizzare quer pasticciaccio brutto che era ed è la politica italiana.

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  2. Infatti mi sono guardato bene dal definirlo così. Ma è indubbio che era il referente politico dei progetti golpisti di Fumagalli e Sogno che erano senza dubbio partigiani bianchi e ultratlantisti

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  3. Uno dei leader storici di Lotta di Popolo, proveniente dal movimento Nuova Repubblica di Randolfo Pacciardi, fu Enzo Maria Dantini.Che assieme a Walter Spedicato gestì la libreria Romana di via dei Prefetti di Roma; luogo di riferimento e di ritrovo in fase successiva di Terza Posizione, che ne raccolse il testimone.Certo che è impensabile che costoro potessero aderire a progetti reazionari e filo occidentali visto l'impegno a favore della lotta dei popoli, il richiamo alla terza via alternativa sia al marxismo che al capitalismo.Fu la parte migliore e più genuina del fenomeno neofascista del dopo guerra.

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  4. Giusto per la precisione: Dantini non proveniva da Nuova Repubblica ma, provenendo dai Volontari nazionali del Msi, per conto dei quali aveva svolto attività di controinsorgenza in Sud Tirolo, transitò in NR ...

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  5. Andare a mettere bombe a Innsbruck non è proprio un attvità di controinsorgenza, ha più a che fare con la rappresaglia e lo stragismo.

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  6. E' impressionante la quantità di filologi che bazzicano questo blog. E comunque è più esatto parlare di rappresaglia quando è l'esercito regolare a operare contro la guerriglia. In questo caso ad attività di corpi irregolari rispondono attività di corpi irregolari nel retroterra avversario: e quindi credo che si possa effettivamente parlare di controinsorgenza.
    PS: l'errore vero è "in sud tirolo": in effetti è più esatto parlare di contro l'irridentismo sudtirolese

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  7. Enz Maria Dantini fu anche perito esplosivista per Freda nel procrsso di piazza Fontana. Anche li daltronde volendo si trattava di controinsorgenza in senso esteso.

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