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#Strage di #Bologna: la storia di Mauro #DiVittorio nel ricordo dell'associazione #vittime

(umt) Chi è Mauro Di Vittorio, il giovane romano morto nella strage della stazione di Bologna e che secondo l'onorevole Raisi non sarebbe una semplice vittima. La sua storia, per come ce la racconta l'Unità all'epoca, è quella di un proletario della periferia sudorientale, primo di quattro figli, che, rimasto orfano di padre prematuramente, si dà da fare per aiutare la madre a tirare avanti. Il suo è uno degli ultimi riconoscimenti: i familiari lo avevano salutato a fine luglio alla sua partenza per Londra e la sua inattesa presenza a Bologna costituì un'inutile difesa a cui aggrapparsi alla notizia della sua morte. 
E' sicuramente bizzarro scoprire che a riportarlo in Italia e al suo destino è stata la decisione della polizia di frontiera britannica di respingerlo perché non era in grado di documentare il suo reddito, come racconta il medaglione che gli ha dedicato l'Associazione dei familiari delle vittime:
"Mi permetto pure una colazione e all'una prendo il traghetto. Londra, eccomi. Faccio un giro sul traghetto e tre ore passano subito. Dover con le sue bianche scogliere mi sta di fronte" E' una delle ultime frasi che Mauro ha scritto sul suo "diario", un quaderno su cui aveva l'abitudine di annotare quando era in viaggio le tappe e gli incontri che faceva. A Londra non era riuscito ad arrivare: al posto di frontiera la polizia inglese si informò dei suoi mezzi di sostentamento e scoperto che intendeva, per mantenersi, trovare un qualsiasi lavoro, saltuario, in Inghilterra, lo rimandarono indietro. Il suo viaggio di ritorno e la sua breve vita, aveva solo 24 anni, si conclusero tragicamente a Bologna. "Era un ragazzo come tanti, con ben precise idee di sinistra" lo descrivono i suoi parenti a Roma; un ragazzo che fino a soltanto pochi anni fa era rimasto molto chiuso in se stesso, ma che negli ultimi tempi si stava sciogliendo e trovava più facile il rapporto con gli altri. Un ragazzo generoso - dicono ancora - che se aveva in tasca 500 lire era capace di darne 400 agli amici che ne avevano bisogno". Anche con quello che sperava di guadagnare in Inghilterra pensava di aiutare un amico, Peppe, con cui aveva incominciato il viaggio. Ma a Friburgo Peppe dovette fermarsi, aveva noie con la polizia per un biglietto non pagato. Mauro prosegue il viaggio da solo; "Peppe è molto abbattuto - scrive nel diario - perché non gli spiegano che cosa gli faranno, allora decidiamo che io vado in autostop e poi eventualmente gli mando i soldi da Londra". A Torpignattara, nella periferia romana, la madre Maria, le sorelle Anna e Elide, il fratello minore Marcello lo credevano già in Inghilterra: aspettavano sue notizie da Londra. E' venuta, invece, il 10 agosto, una telefonata della polizia che annunciava il ritrovamento della sua carta d'identità a Bologna. L'11 agosto la notizia che quel documento era stato trovato fra le macerie della stazione.
La ricostruzione dei suoi spostamenti, compiuta a suo tempo da una fonte insospettabile, sembra escludere, quindi, in maniera definitiva i sospetti nei suoi confronti. Resta però tutta da raccontare l'umanissima vicenda della sorella Anna, a cui accenna in un intervento nel blog Sandro Padula. E ne parleremo in un prossimo post, perché si tratta di un'estrema variante di quell'elaborazione del lutto da parte dei familiari delle vittime che Paolo Persichetti ha analizzato attraverso la categoria del "paradigma vittimario" e che in questo caso si arrovescia nel suo esatto contrario, il "narcisismo perdonista".

2 commenti:

  1. che a certi appartenenti ai Nar mancasse ogni dignità e rispetto per la vita umana ciò è noto dai tempi dell'assassinio a tradimento di mangiameli. La faccenda della sorella di DiVittori non aggiunge nulla conferma solo l'indegnità di certe persone.

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  2. quoto quest'ultimo commento e leggendo la sua storia personale non credo proprio DI vittorio c'entri qualcosa con la strage (salvo esserne invece una vittima). Di fatto pero' non e' stato tirato in ballo daI Nar, ma da Raisi.
    Infine mi pare si stia delineando chiaramente che nulla c'azzeccavano I Nar e nulla le auonomie operaie di turno. Sta chiaramente emergendo una pista INTERNAZIONALE. ora , sono stati i palestinesi??. puo' essere, non lo so, non lo escludo. E' stato il Mossad??. Idem. NOn lo so, puo' essere, non lo escludo anche se ovviamente non vi e' alcuna certezza. Sono stati i francesi??devo ripetere per la terza volta quanto gia' penso della pista palestinese o del Mossad. Insomma qualunque pista VERA, reale emergesse semnbra delinearsi chiaramente che i Nar ( che erano e RESTANO degli assassini senza scuse o banalizzazioni) non c'entravano.
    La pista internazionale, qualunque colore geopolitico avesse lascia chiaramente indicare che l'Italia era e resta una colonia, vittima sacrificale di trattati capestro e colonia statiunitense son due cose diverse certo, ma il concetto e' IDENTICO.
    Siamo succubi di altri Stati e abbiamo completamento perso la nostra Sovranita' perche' qualunue stato ci considera delle sottospecie di paria da non rispettare e su cui riversare ogni colpa. E i politici italiani sono dei semplici esecutori di direttive internazionali e straniere altrui
    Questo e' il punto.


    Ago

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