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L'attacco alla Norvegia: quello che mi è sembrato di capire - 2

Qui potrai leggere la prima parte
La nuova destra xenofoba è il terreno di coltura del “pazzo di Oslo” che poi, come vedremo, pazzo lo è assai poco. Certo per chi non conosce il ruolo della massoneria nei paesi protestanti – che ha una connotazione ideologica molto più tenue – può sembrare una plateale incongruenza il suo dichiararsi al tempo stesso massone e cristiano. E se comunque è contraddittoria la sua ossessione esclusivista con la natura universalista per eccellenza dell'Istituzione, non deve stupire invece la dichiarazione di appartenenza religiosa. Anders Breivik non è propriamente un fondamentalista cristiano ma piuttosto un credente moderato che attinge all'iconografia e alla mitografia “crociata”, con particolare riguardo a quell'anima Templare che, secondo consolidate scuole di pensiero, è appunto l'antesignana della Massoneria. Così come era massone il suo mito politico, Winston Churchill, che era ferocemente anticomunista ma che vanta indubbi meriti antinazisti. 
Non bisogna invece dimenticare il ruolo conservatore del luteranesimo che, come l'anglicanesimo in Gran Bretagna, è religione di Stato, con l'obbligo di adesione per la famiglia reale e una quota garantita di ministri, ma che raccoglie ben l'88 percento dei norvegesi. E i pastori sono stati tra i protagonisti della mobilitazione antieuropeista che a fine secolo scorso tenne Oslo fuori dall'Unione europea con la sconfitta del referendum per l'adesione. I temi che innervano il ponderoso documento di Anders Breivik non sono per niente originali. Come spiega, in un post precedente in questo blog, Miguel Martinez, grande esperto di immaginari religiosi “ Breivik è uno psicopatico, e ha l'esclusiva responsabilità di ciò che ha fatto: non ne hanno colpa le persone che la pensano come lui, né i movimenti con cui si è associato. Se io dico che sono vegetariano, e poi salta su qualcuno che fa strage di carnivori, la colpa non è mia. Però sia io che lui siamo vegetariani. Le idee di Breivik non sono quelle di qualche pittoresco gruppo di estremisti, ma sono le stesse idee di Oriana Fallaci, di Bat Ye'or (che lui personalmente ringrazia nel suo manifesto), di Marcello Pera e di tutto un mondo "occidentalista". E Oriana Fallaci non è stata creata da qualche oscuro complesso heavy metal, ma da Ferruccio de Bortoli, un uomo che davvero "non dovrebbe avere cittadinanza" in un paese civile. I gruppi neonazisti-neofascisti c'entrano, nella misura in cui tutti subiscono la tentazione dell'occidentalismo e tanti saltano sul carro americanista-filoisraeliano-cristianista-islamofobo.” Avalla questa analisi la discesa in campo di Mario Borghezio, un ultrà dell'antislamismo occidentalista: “Il no alla società multirazziale, la critica dura alla viltà di un’Europa che pare rassegnata all’invasione islamica e financo la necessità di una risposta identitaria e cristiana di tipo templare al dilagare delle ideologie mondialiste, sono ormai patrimonio comune degli europei, fra cui il sottoscritto” che ritiene “profondamente sane” le idee di Anders Behring Breivik, “un patrimonio comune di noi europei”.  
Una considerazione finale va infine dedicata agli aspetti più strettamente operativi. Nelle ultime ore si va indebolendo l'ipotesi di un lupo solitario a favore della responsabilità di una cellula attiva secondo i principi della resistenza senza capi, dottrina della controinsorgenza elaborata negli Stati Uniti nel 1962, in parallelo agli sviluppi della teoria (e della prassi) della guerra rivoluzionaria, elaborata dagli ufficiali francesi che poi dettero vita all'esperienza dell'Oas, ma che poi ha avuto uno dei suoi laboratori più importanti nell'italianissima strategia della tensione. E la Norvegia non è in Europa ma è parte integrante dell'Alleanza nord-atlantica, con un ruolo geopolitico fondamentale (presidia il fronte settentrionale dell'Atlantico orientale), e ha avuto la sua Stay-behind. Nel suo documento, invece, Anders Breivik fa esplicito riferimento alle "cellule senza capo": non sappiamo ancora se è riuscito a costruirne qualcuna ma sicuramente, sul piano della dottrina militare, si è abbeverato alle stesse fonti delle Milizie americane (2-fine)

5 commenti:

  1. Alle cellule credo poco. Scusate, ma a me la cosa sembra piuttosto lineare. Il giovane, iscritto al Partito del Progresso, conservatore, ne esce perché convinto che sia troppo moderato.
    Da giato borghese si riformula contadino quasi nullatenente, accumula legalmente tonnellate di fertilizzante che con adeguato innesco può divenire esplosivo letale.
    Piazza 2 bombe nel centro del potere. Poi, approfittando del caos raggiunge Utoya dove, ove impedire almeno in parte il ricambio generazionale tra i nemici, spara a 70/100 di loro, anche a quelli che si fingono vivi (non è scemo).
    Dimostra una preparazione militare e un coraggio non da vili come i guerriglieri no-tav, no-questo, no-quello, cui la parte più insana della nostra politica liscia il pelo.
    Non si suicida e chiede un processo pubblico.
    Premesso che atti del genere inducano terrore, non mi pare qui si parli di terrorismo. Ha agito da solo, e non c'è nessuna strategia "della tensione" dietro il suo operato; è colpevole di strage e omicidio plurimo (non aggravato). Un processo stabilirà quale pena merita.

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  2. Qui non si parla di terrorismo ma di controinsorgenza, guerra rivoluzionaria, resistenza senza capi, dottrina militare, cecchinaggio. Mi pare che sia un campo semantico diverso.

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  3. Gentilissimo Tassinari,

    la sua analisi è interessante e colta. Però, giusto per toccare un punto, che qui ho poco tempo, non condivido la parte in cui fa un po' tutt'uno tra le idee di Breivik, di Pera, della Fallaci (almeno l'ultima)... Posto che le idee di tutte queste persone sono assai lontane dalle mie mi pare che ci sia differenza... (e pure se ci fosse identità, e non c'è, non sono io che posso insegnarle che la stessa idea ha valore e peso diverso in base al luogo, alla persona, al contesto in cui si forma). Ancora, l'attacco diretto a De Bortoli (sia chiaro non alcun motivo e interesse per difendere il direttore del Corsera) non so cosa c'entri in un'analisi come questa. Fallaci potè pubblicare quegli articoli (di cui io non condivido una riga) sul Corriere perchè era la Fallaci, ben prima di De Bortoli, va anche detto che subito dopo ci fu, sempre sul Corriere una risposta a Fallaci di Tiziano Terzani, dal contenuto radicalmente opposto. E la fortuna di quei testi della Fallaci credo si debba più alla popolarità della scrittrice-giornalista e, soprattutto, al fatto che le visioni integraliste (perchè questo c'era in quei testi) facilmente fanno presa sull'emotività di molti. Credo che da ogni parte si debbano superare gli atteggiamenti integralisti, vedere le cose nella loro complessità. Trovo anche un po' semplificatorio parlare genericamente di Occidentalismo antiislamico... non perchè non colga, e in parte non condivida, il senso di quello che c'è in questo discorso, ma perchè credo che anche qui si debba guardare la complessità, che avere un atteggiamento di totale apertura culturale e di critica per le cosiddette chiusure occidentalistiche, per quella parte che ipotizza di essere detentrice di una qualche superiorità culturale, non significa non riconoscere gli aspetti integralisti e reazionari che, genericamente parlando, si trovano nella cultura islamica (almeno nelle sue manifestazioni politiche e sociali... qui non si discute affatto l'apertura alle persone e il massimo rispetto per riti e usi diversi...), che forse è limitante (non dico che lei lo pensi o lo abbia detto) pensare che i problemi di integrazione che viviamo oggi siano solo attribuibili agli errori ideologici e storici di Usa e Israele, e che nasti questo ad armare persone come Breivik.

    Grazie e cordiali saluti
    Luca Vaglio

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  4. Invitarmi a un confronto di taglio epistemologico è per me una cosa meravigliosa. Se è vero che lo stesso testo in un diverso contesto può arrivare a significare persino l'esatto contrario, è altrettanto vero che in uno spazio dinamico e interattivo come il web e in particolare il blog, il percorso di costruzione del discorso vale quanto i contenuti specifici espressi in ogni singola frazione della staffetta.
    E allora se si deve contestualizzare va ricordato che tutta la prima fase del confronto si è cristallizzata sulla domanda banale: ma il superkiller è nazista o no? E quindi la necessità di confermare o confutare questo enunciato ha in qualche modo orientato le successive stratificazioni del discorso.
    Io, dal mio canto, ho maturato ben presto la convinzione che non è nazista ma che ha un immaginario riconducibile in senso lato all'amio fronte dei fautori dello "scontro di civiltà". E' evidente che una citazione non impegna più di tanto un autore (io mi sento abbastanza impegnato) ma mi sembrava inelegante espungere la stoccata a De Bortoli, effettivamente non pertinente in questo caso.
    Ma l'ultima Fallaci ci sta abbondantemente. Certo è per me imbarazzante invocare l'autorità di Borghezio per avallare le mie ragioni ma sì, l'armamentario ideologico del Templare armato è ampiamente condiviso da una corrente mainstream della destra xenofoba europea che in una mezza dozzina di paesi, direi quasi una decina, marcia su percentuali elettorali a due cifre ...
    A presto, spero.

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  5. La ringrazio per avermi ospitato nel suo blog e per la risposta
    A presto
    L

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