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Un corto teatrale sulla strage di Bologna

di Giuseppe Parente
Dopo aver ricevuto il Premio Festival internazionale del Cinema di Salerno, con il documentario film intitolato “ Me ne frego, dal Movimento Sociale Italiano ad oggi", che attraverso una lunga carrellata di testimonianze, narra l’articolato excursus che ha segnato la storia della Destra nella città di Salerno, per la precisa e meticolosa distinzione tra movimento e partito, espressa attraverso una serie di testimonianze affascinanti e coinvolgenti, la giovane attrice e regista salernitana Margi Villa Del Priore torna a far parlare di sé con un nuovo lavoro teatrale intitolato 2 agosto 1980! Io c’ero, che partecipa a Schegge d’autore, festival competitivo della Drammaturgia italiana contemporanea ideato da Renato Giordano che ne è anche il direttore artistico, giunto alla undicesima edizione, diventando quindi un classico appuntamento del panorama italiano ed internazionale della drammaturgia.
Il festival competitivo è diviso in tre sezioni, monologhi, atti unici e corti teatrali.
2 Agosto 1980! Io c’ero, partecipa al festival della drammaturgia italiana contemporanea nella sezione Corti teatrali, con la prima teatrale prevista per venerdì 20 maggio con inizio alle ore 20.30 (Teatro Tor di Nora, Roma) e con repliche sabato e domenica.
Il corto teatrale narra la storia di una donna, di nome Marina, sopravvissuta alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 si ritrova in quella stessa sala d’attesa di seconda classe dopo 29 anni.
Il suo ricordo la porta indietro nel tempo, quando era giovane e piena di vita si è ritrovata in quell’inferno di corpi e macerie, la forza, il coraggio e la gioia di vivere di allora sono scomparsi.
Marina da allora, vive di paure, fobie, tensioni, la sua mente non riesce a cancellare il ricordo di quei nomi che quel giorno sono stati spazzati via dal folle gesto dell’uomo.
E’ la storia della prima Repubblica, delle stragi, quella di Bologna come quella di Ustica, del rapimento Moro, di una Italia,che fin dalla sua nascita, è stato un paese a sovranità limitata, nel momento in cui, per questioni contingenti, ha fatto scelte in contrasto con le alleanze stabilite, ha compiuto in termini politici e diplomatici uno sgarro e quando nelle società mafiose un picciotto sbaglia finisce in un pilone di cemento o viene privato di qualche parente con la solita vendetta trasversale, una sorte di vendetta trasversale avviene anche tra gli stati, per cui se un paese sbaglia, non gli si dichiara mica la guerra, si manda un avvertimento, sotto forma di bomba, nel caso di specie, che esplode alla stazione di Bologna, un ordigno composto da oltre 23 kg di esplosivo.
Marina ha la prima vacanza da trascorre da sola, in direzione Rimini, la città dei divertimenti, sperando che sia un viaggio e una vacanza indimenticabile, lasciando alle spalle il caldo infernale di Bologna, un anno trascorso sui libri a studiare, osservando unicamente i tanti viaggiatori con le loro valige desiderosi di partire per le meritate vacanze.
Marina non ama prendere la vita di corsa, ed arriva in anticipo di oltre mezz’ora rispetto all’orario di partenza del proprio treno, ed è spensierata e serena mica come la moltitudine di persone infastidite dai normali ritardi dei treni. Marina, vuole divertirsi, vuole dimenticare l’anno trascorso sui libri, il fidanzato dal quale è stata lasciata vuole godersi la vita, vuole che l’estate 1980 sia per lei indimenticabile, quando tutto ad un tratto… una fortissima esplosione la getta a terra, viene colpita da alcuni oggetti, pensa addirittura di essere morte, intorno a lei, un assordante silenzio. Marina è viva, respira a fatica e cammina con una certa difficoltà, davanti a lei l’orrore, pozze di sangue e resti di corpi irriconoscibili, non pensava che la morte potesse arrivare in un momento allegro come quello delle vacanze estive.
Marina soccorre un bambino, sopravvissuto alla strage ed è felice nel veder gridare questo bimbo che urla al mondo intero che nonostante la bomba è ancora vivo e vegeto. Il cielo di Bologna, è ancora di colore grigio per la polvere che ancora non si è posata a terra e sono ancora le dieci e venticinque, il tempo a Bologna si è fermato ma non si può tornare indietro. Marina, dopo 30 anni dalla strage di Bologna, vive ancora nel terrore, nella paura, incapace finanche di stappare una bottiglia di champagne in occasione di un Capodanno o di un qualsiasi evento di festa, suda freddo quando sente passare la sirena dell’ambulanza, meccanismi irrazionali di una mente che ricorda tutto per filo e per segno il 2 agosto 1980.
La città di Bologna, per sempre porterà questa cicatrice ed il gesto provocato dall’uomo non potrà mai avere giustificazione. Marina è comunque una donna fortunata perché è riuscita a raccontare alla giovani generazioni la sua indimenticabile estate del 1980, ma gli Italiani vorrebbero sapere la verità sulla strage di Bologna, conoscere i nomi degli esecutori materiali di tale strage e i mandanti.
Nel 2008, Francesco Cossiga ribadiva la sua convinzione secondo cui la strage non era da imputarsi al terrorismo nero, ma ad un incidente di gruppi della resistenza palestinese che operavano in Italia, dichiarandosi altresì convinto dell’innocenza di Mambro e di Fioravanti.

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