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Domani a Benevento le metamorfosi della destra

L’associazione culturale Generoso Simeone, presenta sabato 21 maggio, presso la sala Vergineo del Museo del Sannio, sita in Piazza Santa Sofia a Benevento il libro di Giuseppe Giaccio intitolato “Le metamorfosi della destra, dal Movimento sociale Italiano a futuro e libertà come è cambiato la destra italiana”.
In esclusiva per www.fascinazione.it, Giuseppe Parente ha intervistato la responsabile dell’associazione culturale Generoso Simeone, Marina Simeone, che di questo incontro oltre ad essere la promotrice è anche relatrice con una propria introduzione.

Il 27 marzo 1994 il Movimento Sociale Italiano, prossimo a diventare alleanza nazionale, per la prima volta, nella sua cinquantennale storia conquista il governo della nazione seppure in coalizione con l’allora polo del buon governo composto da Forza Italia, Ccd e Lega Nord, come vedevi la svolta di Fini?( magari anche con il ricordo del giudizio che tuo padre aveva di Fini)
Nonostante non abbia, per ragioni anagrafiche, partecipato a quel momento, che molti considerano epocale ritengo l’ingresso nel governo prima e la svolta di Fiuggi poi niente di più che la logica continuazione della politica moderata ed “entrista” almirantiana. Mio padre mi presentò Gianfranco Fini nel 1996, se non erro, durante un comizio, che il leader tenne a Benevento e ricordo il suo volto contrariato, tanto è vero che alla domanda che gli posi: “ma che uomo è Gianfranco Fini” – mi rispose, con la pacatezza di sempre – “incarna il politico”. Oggi comprendo che fu troppo buono.
Anche per te, quindi, l’attuale presidente della camera dei deputati, nonché ultimo segretario nazionale del Movimento sociale Italiano prima di Alleanza nazionale è un traditore?
Ma il passaggio dall’inneggiare al fascismo del 2000 all’arrivare a considerare il Fascismo “male assoluto” più che un tradimento è stato opportunismo. Non credo che Fini abbia mai avuto una solida fede politica né una identità da difendere, per la quale mettere da parte il luccichio della poltrona. Piuttosto nel momento in cui si è reso conto, grazie al suo acume (dubito) o a quello del protettore di turno (credo) che l’elettorato missino si avviava ad una deriva democratica si è svestito della camicia nera e ha indossato i panni del miglior liberale italiano, panni di cui si denuderebbe se l’occasione lo richiedesse. Tradisce chi crede o almeno una volta ha creduto non chi si lascia trasportare dalla corrente del consenso.
Da attenta pubblicista di Rinascita, quotidiano di sinistra nazionale nonché animatrice dell’associazione culturale Generoso Simeone, quale sarà la destra del futuro in Italia? Chi incarnerà al meglio i valori della destra tra i partiti ufficiali, popolo delle libertà, la destra di Storace, la fiamma tricolore di Romagnoli?
Che cosa è la destra? E’ forse opportuno chiedersi questo prima di rispondere. Credo che la destra abbia esaurito il suo ruolo, si è espressa in varie forme tutte superate, non ha percorso la terza via di cui orgogliosamente si diceva erede né è riuscita a rispondere alle domande che il secolo XX ha posto. Si è perduta prima nell’immobilismo di una storia monumentale, poi nella feccia del pensiero unico, del filo atlantismo e del filo sionismo, oggi si arrovella per rimettere in piedi brandelli di identità un tempo rinnegati e osteggiati, quella di cui è stata espressione, ad esempio, la nuova destra.
Che cosa rappresentano oggi i vari partiti ufficiali se non volti di una stessa medaglia? In qualcuno di questi leader possiamo intravedere realmente un atteggiamento radicale verso i mali del sistema? Possiamo forse vedere uno sforzo al radicamento? Una condanna serrata al filo americanismo, causa di tanti danni oppure al liberismo, di cui si fanno alfieri? La risposta è no.
 Sabato prossimo, a Benevento, presenti il libro intitolato Le Metamorfosi della destra, dal Movimento sociale Italiano a Futuro e libertà, come è cambiata la destra in Italia, definito da Alain De Benoist libro eccellente sulla destra italiana, una tua personale analisi sulla situazione politica di grande confusione che vive la destra italiana, che anche nella tua Benevento ha visto per la prima volta correre insieme un ex rautiano come Pasquale Viespoli insieme al nemico di sempre Clemente Mastella, proponendo come sindaco l’ex comunista Nardone Carmine.
Il libro di Giuseppe Giaccio è meritevole, non soltanto per la piacevolezza stilistica con cui è scritto, meteora in questa società male acculturata, ma soprattutto perché parla criticamente e scientificamente di un frangente politico attuale e non, come si suol fare, destinato ai ricordi. E ne parla senza rancore o pregiudizio, ma con la libertà di chi non opera al servizio del padrone di turno, anzi cocciutamente, ripete le stesse considerazioni fatte anni fa, passate sotto il vaglio dell’esperienza ovviamente. E’ un libro che rivendica il ruolo importante che ebbe la nuova destra e che non le fu e non le viene riconosciuto.
L’immagine che ne esce della destra è veritiera almeno quanto catastrofica. La destra vittima di se stessa, esangue, innamorata del berlusconismo, per interesse, finisce fagocitata da quest’ultimo.
Benevento non è diversa ovviamente. La destra ha compiuto mosse che l’elettorato non ha apprezzato e non perché non le abbia comprese, ma perché non le ha accettate. Mani pulite diede anni fa la possibilità a chi combatteva contro i ladrocini dei soliti democristiani, di spazzare via una classe politica corrotta.
Mio padre, direttore della rivista Segnali, contribuì insieme a tanti altri a colpire gli intoccabili e a permettere a chi rappresentava il rinnovamento di mettersi in gioco.
In un articolo del dicembre 1993 scriveva - “La città vuole cambiare, vota Viespoli sindaco”-  credeva di aver vinto, credevano in tanti di aver vinto…ma la vittoria non c’è stata perché il potere ha rubato a chi lo ha conquistato, il fine.
L’alleanza con Mastella? Per alcuni calcolo politico, per me la sconfitta definitiva, personale e politica, di chi doveva rappresentare il rinnovamento.
Ma rimane una speranza nella consapevolezza della desertificazione, al di là della destra e della sinistra, ed è quella di creare ambienti disposti ancora ad indignarsi, realtà concrete, seppur minoritarie, caratterizzate e caratterizzanti, creative e moderne per i temi che trattano e per il linguaggio che usano, mai nostalgiche e sempre irriverenti, capaci di colpire nel momento in cui la storia scoprirà il fianco.
 Giuseppe Parente


1 commento:

  1. "Non credo che Fini abbia mai avuto una solida fede politica né una identità da difendere"

    Quanto è vero!

    "il potere ha rubato a chi lo ha conquistato, il fine."

    Anche questa, purtroppo, è una verità. Sempre attuale.

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