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Dall' Irlanda diffidata CasaPound: non potete usare il nome di Bobby Sands

sidro_sandsE alla fine CasaPound cade proprio su un suo punto di forza. Il marketing. Il blog Io non sto con Oriana, che ha il suo punto di fuoco sull'occidentalismo (con una particolare ossessione contro Casaggi Firenze) mi segnala una serie di post che mettono in discussione le sue politiche di merchandising, a partire da una diffida del Bobby Sands trust. La storia è un po' vecchiotta, perché risale alle scorse vacanze di Natale, ma evidentemente ha trovato sponda nel recente trentennale della sua scomparsa.

Il Bobby Sands Trust prende le distanze da un gruppo italiano
29 dicembre 2010
Danny Morrison ha rilasciato una dichiarazione per conto del Bobby Sands Trust in cui si condanna un gruppo italiano per essersi appropriato in malafede del nome e dell'immagine di Bobby Sands allo scopo di ottenere credibilità e sostegno.
Ha affermato: "Poche settimane fa, abbiamo ricevuto molte e-mail in relazione ad un’organizzazione italiana, CasaPound Italia, in cui si riferiva che essa aveva in programma, o aveva già intrapreso, la produzione di merchandising con il nome di Bobby Sands.
All'inizio abbiamo deciso di non fare alcuna dichiarazione pubblica in modo da non dare al gruppo alcuna ulteriore pubblicità. Tuttavia, ora sentiamo il bisogno di far capire al popolo italiano che mai questa organizzazione ha contattato il Bobby Sands Trust per richiedere il permesso di utilizzare il nome o l’immagine di Bobby Sands, e che se essa si fosse messa in contatto con noi, il permesso non sarebbe stato concesso. Questo gruppo non ha alcun diritto di sfruttare l’immagine degli Hunger Strikers repubblicani irlandesi che si sono opposti all’oppressione e che hanno combattuto per la libertà del popolo; ci rivolgiamo a CasaPound Italia affinché interrompa tale utilizzo arbitrario della figura dei patrioti irlandesi. Mentre si avvicina il trentesimo anniversario dello sciopero della fame del 1981, offriamo invece il nostro incoraggiamento a tutti i gruppi e le organizzazioni internazionali che rispecchiano fedelmente i principi e l’integrità di coloro che aderirono allo sciopero della fame e della loro causa.
Danny Morrison, Segretario del Bobby Sands Trust

A sollevare, il caso, tra gli altri, è Miguel Martinez, che prende spunto dalla vicenda per offrire un'interpretazione originale del successo del movimento. E lo fa analizzando meccanismi a lui ben noti. Poiché ha, in un'altra vita, percorrendo una rapida e brillante carriera, raggiunto - per usare una sua espressione - i vertici di un'altra setta virale, Nuova Acropoli

Casa Pound, una piccola setta virale

Il sidro "Bobby Sands"
Casa Pound è una piccola setta virale italiana, che si diffonde con il seguente, semplicissimo meccanismo.
1) Casa Pound manda, a costo zero, un comunicato via mail in cui annuncia che presto anche nella tua città si aprirà una sede di Casa Pound.
2) Un gruppo di collettivi di estrema sinistra tappezza la città di manifesti in cui accusano Casa Pound di avere scatenato la seconda guerra mondiale, messo la bomba a Piazza Fontana e di bollire vivi i bambini in appositi pentoloni.
3) Casa Pound invita qualche intellettuale di sinistra a visitare la loro sede. Dove i suddetti intellettuali scoprono che ai tempi di Piazza Fontana, il più vecchio militante di Casa Pound frequentava l’asilo nido e che le pentole in cucina sono appena abbastanza grandi per cuocerci la pasta.
4) I suddetti intellettuali scrivono ciò che vedono, e vengono immediatamente accusati di far parte del Grande Complotto Rossobruno anche loro.
In questo modo, nasce una polemica piuttosto demenziale, in cui tutti perdono di vista l’unica vera colpa di Casa Pound, che è appunto quella di essere una piccola setta virale italiana. Qualcosa come l‘Everyone Group dell’ufologo Roberto Malini, per capirci.
Ci vuole uno straniero, in questo caso un irlandese, per non farsi ipnotizzare da questi meccanismi italici.
Infatti, Casa Pound deve pure occupare con qualcosa, il tempo degli adepti che l’estrema sinistra le regala.
Questo qualcosa consiste per la maggior parte in bevute di birra e in epurazioni interne, accompagnate da complessi rapporti clientelari con alcuni politici di destra, spacciati ai militanti come tentativi di manipolare il governo. In cambio di questa tenera illusione, i suddetti politici riescono a risparmiare sulla spesa per attacchini abusivi.
Comunque, ogni tanto quelli di Casa Pound si dedicano ad attività più politiche.
Ad esempio, sfilando con il tricolore a Bozen/Bolzano in simultanea con le chiacchiere del presidente Giorgio Napolitano sullo stesso simbolo.
Ma l’attività più impegnativa è la vendita di magliette e vari gadget ai propri militanti. Un bell’esempio di macchina del moto perpetuo, in cui i militanti hanno la funzione di portare i soldi che permettono di fare attività che portino altri acquirenti di magliette.
Questo materiale fa sempre riferimento a persone che non hanno mai avuto a che fare con Casa Pound, come appunto il poeta americano Ezra Pound.
Una delle merci involontarie preferite da Casa Pound è  Bobby Sands, il combattente irlandese morto in uno sciopero della fame nel 1981, che non si capisce proprio cosa c’entri con un gruppetto di italiani ammiratori di D’Annunzio. Mica per le solite sciocchezze sui fascisti, gli è che D’Annunzio era piccolo e pelato, Bobby Sands era grande, grosso e capelluto.
Ora, a Bobby Sands, Casa Pound ha dedicato un’apposita bevanda, denominata “Bobby Sands Cyder“. Anzi, siamo precisi, il Bobby Sands Cyder è un prodotto di Casaitalia Bolzano, che già nel nome celebra l’occupazione militare di una terra non sua, da parte di un potente vicino.

30 commenti:

  1. Gut.
    kellerin? Drei Sepp Kerschbaumer's apfelwein, bitte. Südtirol ist nicht Italien, ünd Tirol-patrioten sind keine nazi-idioten!

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  2. in verità miguel martinez mi ha sempre fatto piuttosto schifo, sia come uomo che come "intellettuale"...

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  3. Non ho capito perché il blog si definisce verde-rosso-NERO, se è antifascista.

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  4. bella pretesa del cazzo quella del copyright sulle gesta di un individuo..
    non l'ho mai capita questa...
    la storia, poi, ci insegna a diffidare degli epigoni (soprattutto di chi specula sui nomi)
    e di chiunque desideri l'"esclusiva" su esperienze di vita (si tratti di Sands, Stirner, la Rochelle, Bakunin o Feder ...)
    questo è modus operandi tipicamente sinistrorso quindi io supporto la necessaria (culturalmente) operazione di decontestualizzazione e (per altri) straniamento messa in atto da casapound

    p.s.
    tra l'altro sta cosa fa letteralmente impazzire gli antifascisti antropologici

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  5. anonimo delle 14.55:
    martinez sarà anche uno stronzo, ma è persona mite: qual è il problema a firmarsi?
    anonimo delle 15.27:
    è vero, chiunque si impegni per difendere i diritti dei prigionieri politici e in senso più ampio per la dignità e il trattamento umano dei carcerati ha diritto di spendere il nome di Bobby Sands. Ma che c'entra la sinistra sull'uso commerciale del nome di un martire politico per vendere sidro?

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  6. Volersi porre come gli unici detentori di un'immagine universale quale è quella di Sands agli occhi del mondo, almeno quello occidentale, mi pare veramente affare di bassa lega e meschino. Prendo atto che legalmente avranno probabilmente tutti i diritti sulla sua figura ma spiritualmente ed eticamente non ci siamo. Soprattutto se stiamo a quanto scrive sul suo sito la società:

    "Bobby became an international figure who to this day continues to inspire not just Irish republicans in their pursuit of freedom from British rule but people around the world struggling for their rights"

    Per chi non conosce l'inglese: "Bobby è divenuto una figura internazionale che a tutt'oggi continua ad ispirare non solo gli irlandesi repubblicani nel perseguimento della libertà dal dominio britannico ma persone in tutto il mondo che lottano per i propri diritti"

    Ora, mi pare evidente che questi signori abbiano le idee un po' confuse perché, dato l'uso non strumentale ma ispiratore che è stato fatto qui in Italia dell'immagine e dimostrabile con altre azioni simili fatte in passato sempre da CasaPound, come l'ultima in onore di Peppino Impastato, siamo quindi nella casistica riportata dal sito; da un lato parlano di figura internazionale e dall'altro vogliono avere diritto di veto su chi può utilizzare l'immagine e chi no. Ribadisco, legalmente potranno pure essere nel giusto ma eticamente mi pare un'ipocrisia bella e buona. Visto che non si stà parlando d'aziende ma di immagini, di figure ispiratrici, un'immagine o è internazionale e quindi fruibile a tutti, o non è e quindi che si pongano tutti i divieti del caso ma non si cerchi di tenere il piede in due scarpe.

    Su martinez invece sono necessarie ancora meno parole: un demagogo, che partendo da dei fatti concreti e inconfutati ci ricama sopra il suo pensiero. Pensiero che, senza ulteriori fatti a supporto, non può andare al di là delle opinioni e dei sillogismi.
    Che mi risulti per fortuna le opinioni non hanno ancora alcun valore al di là della chiacchiera. Non solo, se fosse successo a me, sarei stato onorato d'esser la causa di così tanto tempo, energie e opinioni impiegate.

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  7. Restiamo sull'etica.
    L'anno scorso, per il trentennale della morte di Nanni de Angelis il fratello ha preteso e ottenuto di avere il controllo sulla comunicazione dell'evento e nessuno a Roma ha obiettato niente (giustamente).
    Qui stiamo parlando dello sfruttamento commerciale per la vendita di un prodotto alcolico che usa come brand il nome di un prigioniero politico che si è lasciato morire di fame per rivendicare il diritto al riconoscimento del suo status. Non ti sembra il caso di porsi il dubbio dell'inopportunità della cosa?

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  8. In questo blog persone serissime hanno argomentato che era una provocazione anticipare di un giorno la commemorazione di Amoroso perché entrava in conflitto con quella di Ramelli e Pedenovi.
    E non ti viene il sospetto che intestare una bevanda a uno morto per uno sciopero della fame sia come minimo una tamarrata?
    Ma che hai al posto del cervello: la 'nduja?

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  9. Per fascinazione: Se lo facesse una qualsiasi azienda sarei perfettamente d'accordo con te ma visto che la parte in causa è più un'associazione che una vera e propria società commerciale (Non mi risulta nemmeno come società regolarmente costituita Casaitalia Produzioni ma posso benissimo sbagliarmi) e lo fa in onore del martire irlandese che presumo, come molti irlandesi, avrà apprezzato il sidro, non capisco tanto scalpore. Tanto più che non ho trovato nulla su internet nel caso qualcuno volesse comprare la bevanda in questione ma solo tanti onori all'uomo. Continuo quindi a non trovare nulla sul fine commerciale speculativo del prodotto (di cui a questo punto metto anche in dubbio la stessa esistenza) che mi sembra il vostro punto focale sulla questione.

    Per ernesto: Sicuramente qualcosa di più consistente di ciò che hai tu e qui con te chiudo. Per la risposta ti rimando a quanto detto a Fascinazione.

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  10. e' come le bottiglie di vino del duce

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  11. «e' come le bottiglie di vino del duce» che oggettivamente sono una tamarrata.

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  12. ennesima figura da scemi di casapound.pure all estero li ridicolizzano

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  13. intanto:

    http://palermoantagonista.wordpress.com/2010/09/20/casapound-palermo-onora-bobby-sands-a-dublino/

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  14. Un po' come se i parenti in vita chiedessero il copyright per stampare le magliette di Che Guevara ai sinistrosi..il rispetto per Sands e il farlo finire su una volgare bibita è un conto,l'imputarsi sul copyright mostra solo atteggiamenti mercantili e meschini,economicisti..

    O.

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  15. Una faccia su una maglietta non è la stessa cosa di una faccia su un'etichetta di sidro. Se vi ostinate a non capirlo, mi dispiace ma mi toccherà - con enorme dolore - dare ragione ai razzisti di sinistra che hanno un pregiudizio negativo sull'intelligenza dei fascisti

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  16. dai casapound è solo marketing, è solo pubblicità...dall'azioni che fa, al materiale, alle maglie zetazeroalfa, ecc...
    e questa cosa su Sands è veramente vergognosa!

    Franco

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  17. Nanni De Angelis viene ricordato ogni anno a Palermo da Forza Nuova. Era di TP, e i camerati che hanno deciso di ricordarlo erano di TP.
    Poi il fratello può dire quello che gli pare, a noi non ci frega una mazza.

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  18. Vedo solo adesso, grazie della citazione.

    Interessanti i commenti a caso: l'Anonimo che dice che qualcuno gli fa schifo senza esporsi :-) e la definizione di "demagogo", che ai tempi miei significava uno che parlava con slogan molto semplici al popolo, per ottenere un seguito per la propria fazione.

    Io non guido proprio niente, e in genere scrivo troppo complicato anche per i miei gusti.

    Comunque, a parte le amenità, e anche a parte la questione della mercificazione di Bobby Sands, il punto centrale del mio post riguarda il meccanismo di Casa Pound come piccola setta virale, alimentata da un certo tipo di antifascismo complottista e demonizzante.

    Questo mi sembra un tema centrale per questo blog, cui i diretti interessati sfuggono, perché la loro stessa identità dipende dalla dialettica con quel tipo di antifascismo.

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  19. Un altro punto, nemmeno tanto secondario, è come un'organizzazione che già nel nome - Casa Italia Bolzano - incarna una colonizzazione, possa rifarsi a Bobby Sands, che ha incarnato la resistenza di una popolazione autoctona a una colonizzazione.

    Certo, si può adottare chiunque nel nome di una sorta di gusto dell'avventura, per cui si dice "mi piace Tizio perché ha dimostrato di avere stoffa", ma si ammetta allora che non si sta facendo politica.

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  20. Miguel, è chiaro che ognuno nella stessa trama enfatizza alcuni fili e altri no. E' evidente che a te sta più a cuore la macchineria dell'immaginario, i dispositivi della sua fabbricazione e a me le contraddizioni tra pratiche sociali e (falsa)coscienza. Devo però riconoscere che avevo finora sottovalutato l'aspetto da te evidenziato, quello che tu chiami la setta virale. La mia attenzione si era finora soffermato piuttosto sugli aspetti subculturali e tribali che caratterizzano il fenomeno prima e più delle questioni strettamente politiche...

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  21. "ha incarnato la resistenza di una popolazione autoctona a una colonizzazione."

    Peccato che la colonizzazione germanica e la germanizzazione delle valli dell'Adige, da inquadrarsi nel piú ampio Drang nach Osten, lo sforzo colonizzatrice di piccole comunitá di pionieri tedeschi dal Walserland al Volga, siano d'epoca medievale, in maniera analoga alla penetrazione inglese e scozzese in Irlanda, o alla penetrazione e colonizzazione slava in Venezia Giulia e Dalmazia. I veri autoctoni altoatesini (ancora esistenti) sono i ladini, non i tirolesi.

    La politica di italianizzazione delle minoranze in Alto Adige per quanto discutibile, non rappresenta un monstrum fascista o italiano, ma la prassi in voga all'epoca, del tutto analoga alla germanizzazione o slavizzazione promosse dall'Austria-Ungheria, o alla francesizzazione di Nizza, Corsica, Bretagna, Alsazia, ecc.

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  22. Per Andrea

    Sarebbe un lungo discorso. Diciamo che nelle epoche premoderne, i preti parlavano latino, i nobili parlavano varie lingue e i contadini parlavano il proprio dialetto, incomprensibile a dieci chilometri di distanza. Per cui "italiano", "ladino", "tedesco", "sloveno", "veneto", "tirolese", "bavarese" sono termini dai significati quasi inafferrabili.

    Il nazionalismo italiano è invece una nuova costruzione, che o ci stai dentro o ne sei fuori, un arbitrio che si impone con particolare violenza sui tirolesi.

    Certo che non è una mostruosità, è un dato storico. Però chi sceglie di chiamare la propria sede "Casa Italia" a Bozen/Bolzano scegli di stare dalla parte di quel dato storico: la costruzione dei "confini del Brennero", i nomi inventati di Tolomei, il "referendum", il monumentone che insegna la civiltà ai barbari eccetera.

    Nulla di peggio rispetto a ciò che fecero i turchi in Kurdistan, o gli inglesi in Irlanda: qui nessuno demonizza.

    Ma rivendicare Bobby Sands da quella posizione è come se un gruppo di atei rivendicasse Madre Teresa di Calcutta.

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  23. Per Fascinazione

    "Devo però riconoscere che avevo finora sottovalutato l'aspetto da te evidenziato, quello che tu chiami la setta virale."

    Il punto interessante è che viene totalmente interiorizzato: l'antifascista incazzoso non sogna nemmeno per un istante che sta tenendo in piedi l'identità del fascista, il fascista non si rende conto di essere in larga misura un prodotto dell'antifascista.

    Il prezzo dell'ammissione, per entrambi, sarebbe qualcosa di molto simile al suicidio; e il solo pensarci è comunque un tradimento.

    L'antifascista non può permettersi di interrompere le sue scenate, perché altrimenti i mostri usciranno dalle tombe.

    Il fascista è protetto contro qualunque dubbio, perché crede che ogni critica che gli si possa muovere faccia parte di un vasto meccanismo di demonizzazioni.

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  24. Se mancano le argomentazioni, non basta dire che è un discorso lungo o negare valore a demonimi già attestati e in uso.

    Il nazionalismo in senso moderno è chiaramente recente, ma ciò non significa che non esistessero identità etniche e comunitarie precedentemente.

    Il fatto è che l'Alto Adige (coi confini già stabiliti da Augusto) era terra italiana, poi colonizzata dai tedeschi, in modo del tutto simile a quanto fatto dagli slavi in Istria e Dalmazia. Il fatto che vi siano forti minoranze tedesche non rende automaticamente tedesche le Venezie, così come la presenza di minoranze albanesi e greche nel Meridione, non rende queste regioni parte dell'Albania o della Grecia.

    E soprattutto, paragonare la politica italiana in Alto Adige a quella dei Turchi in Kurdistan e degli Inglesi in Irlanda, significa essere o ignoranti o in malafede e nemici dell'Italia. Nei casi citati, si tratta di una repressione sanguinosa, che sfocia a tratti nel genocidio. Nulla di questo è successo in Alto Adige, in cui l'italianizzazione si è svolta secondo i parametri (criticabili, per carità) ma tutto sommato umani del nazionalismo ottocentesco, semmai al contrario i tedeschi altoatesini, con la divisa hitleriana, hanno partecipato a stragi d'italiani, e dopo la guerra hanno ottenuto comunque uno stato d'autonomia molto vantaggioso, di cui godono ancora adesso, e di cui non godrebbero se fossero riuniti all'Austria o alla Germania (che non li rivendicano).

    Per cui, senza nulla togliere alla tutela della comunità tedesca, non vedo perché si debba attaccare gli italiani che pure vi vivono, distruggendo i loro monumenti (assurdo così come lo sarebbe distruggere le vestigia dell'invasione araba in Sicilia).

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  25. Qui il punto centrale non è il giudizio sul dominio italiano nel Sudtirolo, ma sul diritto degli italiani sudtirolesi di rivendicare Bobby Sands come "uno di loro".

    E stavo in realtà cercando un altro approccio alla questione delle identità storiche, che non è quello del "c'erano prima questi!" contro il "c'erano prima quelli!"

    Perché una volta, non esistevano né questi né quelli. Tanto che io non chiamo i parlanti-lingua-tedesca del Sudtirolo "tedeschi", li chiamo "tirolesi". Che è un tipo molto diverso di sentire comunitario.

    I dati identitari, fino a tempi recenti, erano sostanzialmente due: la propria famiglia estesa e la "cristianità".

    Poi, se vuoi insistere sui confini di Augusto, facendo di Augusto un precursore di Crispi, libero di farlo. Come è libero un laico di Tel Aviv di ritenersi l'erede dei vecchi sacerdoti del Tempio di Gerusalemme.

    Il punto non è se è vero o falso, ma se è rilevante.

    Rivendicano storie antiche anche i protestanti dell'Ulster, che come saprai si dichiarano eredi dei "veri" irlandesi del Dal Riada trasferitisi nel Galloway e poi "ritornati" a casa loro.

    Per cui i protestanti dell'Ulster si legittimano, come voi, rivendicando un'antica presenza; e rivendicando un ritorno che è di tre secoli anteriore al vostro "ritorno" nel Sudtirolo; e sono pure maggioranza numerica.

    E quindi l'identificazione dovrebbe casomai essere con gli ulsteriani protestanti.

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  26. «Perché una volta, non esistevano né questi né quelli. Tanto che io non chiamo i parlanti-lingua-tedesca del Sudtirolo "tedeschi", li chiamo "tirolesi". Che è un tipo molto diverso di sentire comunitario.»

    No, è un falso storico. Sicuramente le identità non erano intese nel senso che poi hanno acquisito col romanticismo, chiaro. Tuttavia, neanche si riducevano al "clan" e alla religione, bensì sussistevano identità locali (siciliani, tirolesi, piccardi, ecc.) sia identità più generali (tedeschi, italiani, francesi), come attestato ad esempio dalla divisione degli studenti per "nationes", o da vari toponimi (mi viene in mente, ad es. il Fondaco dei Tedeschi). La distinzione tra italiani e tedeschi era ben presente.

    Inoltre, per quanto riguarda l'Alto Adige, non si tratta solo di ritorno degli Italiani (in genere veneti), ma anche della sopravvivenza nell'area altoatesina di comunità autoctone ladine, ovvero italiane (tali erano considerati ad esempio dagli Austriaci). E i tirolesi a loro volta sono tedeschi, innegabilmente.

    Venendo, però, al discorso che ci sta a cuore, quello dell'identificazione degli italiani altoatesini con la resistenza irlandese al dominio coloniale inglese, è chiaro che essa è legata all'analogia risorgimentale con la resistenza degli autoctoni italiani nei territori orientali (Venezie e Dalmazia) dominati dagli Austriaci, e insidiati dai coloni slavi e tedeschi.

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  27. Per Andrea

    Grazie della risposta, in particolare per aver colto il punto che mi "sta a cuore".

    E' ovvio che il concetto di identità è estremamente fluido e vago. E ci possiamo mettere tutto. Solo che la "nazione" in questo senso nasce dalla standardizzazione dell'insegnamento scolastico e dalla costruzione di un mito storico.

    Ora, l'unica lingua "standardizzata" all'epoca (l'ortografia tedesca risale all'ultimo decennio dell'Ottocento) era il latino; e nessuno dei vari miti storici (storie dei santi, storie bibliche, storie cavalleresche) era definito in maniera nazionale.

    Io non posso entrare nella psiche del contadino analfabeta dell'anno 1012, per approfondire il suo concetto di identità; posso trovare solo tracce molto labili della sua lingua; ma ugualmente mi permetto di scommettere che l'abitante del Pustertal di allora, che parlava un po' di para-ladino e un po' di para-tedesco, non tifasse né per Mazzini né per Rosenberg.

    Il che non smentisce del tutto ciò che dici: il concetto di Welschen, nel senso di "quelli che quando parlano, sono diversi". Se siamo d'accordo che l'identità "tedeschi-latini" fosse in quarta fila all'epoca, e che nemmeno oggi i "ladini" si sentono "italiani", mi va anche bene ciò che dici.

    Qui parlo di un caso "di frontiera", come ne conosco bene in Istria o nel mondo ottomano: non metto in discussione che il ricco mercante di Norimberga, di passaggio a Venezia, si fermasse al Fondaco dei Tedeschi.

    Per quanto riguarda l'Irlanda del Nord, mi fa piacere la tua risposta.

    Anche se non la condivido, assumi Bobby Sands politicamente. Cioè, non ti limiti a dire che Sands era un gran figo :-), ma dici che la causa degli italiani oppressi in certi luoghi è analogo alla causa dei nativi irlandesi.

    E' un'affermazione precisa, su cui si può ragionare.

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  28. La questione è che, come hai detto, è difficile capire bene come ciò venisse visto a livello popolare, quello a cui tu fai eminentemente riferimento. Personalmente, io sarei più incline a fare riferimento alle fonti colte dell'epoca, dove non mancano spunti e riflessioni etnolinguistiche, basti pensare al De vulgari eloquentia di Dante, o anche ai passi di vari autori latini, ecc. ecc.

    Quanto alla questione di Sands, si tratta senza dubbio di una figura eminentemente politica. Detto questo, può essere ammirata sia come personaggio (cioé per la sua statura morale), ma ciò è più una questione etico-individuale, sia come simbolo e protagonista di una precisa lotta politica, e qui invece parliamo di un atto politico.

    Un altro elemento che ha contribuito, inoltre, alle simpatie della destra radicale italiana per la causa irlandese, è in una certa anglofobia di matrice fascista, anche se ignoro come fosse vista la questione irlandese in Italia durante il Ventennio. Un corpo di volontari irlandesi combatté però in Spagna in campo nazionalista.

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  29. Al volo, che mi chiama il lavoro

    1) credo che il livello popolare sia l'unico che ci interessi in un contesto come quello delle Alpi nell'anno Mille

    2) credo che nemmeno i discorsi colti, cui giustamente accenni, avessero qualcosa a che fare con gli "stati" che sorgono con la rivoluzione industriale

    3) nel Ventennio uscirono diversi duri libretti anticoloniali, cioè attacchi alla politica inglese in India e in Irlanda. Libretti che non sono di pessima qualità, ma dove si legge chiarissima una ripicca per la posizione inglese sull'Etiopia - "perché voi sì e noi no?", insomma.

    4) infatti, il nemico del mio nemico... gli irlandesi erano, di volta in volta, vicini alla Spagna, a Napoleone e alla Germania.

    5) La guerra civile spagnola fu vissuta in Irlanda come un attacco alla Chiesa cattolica, cioè la base dell'identità irlandese (altro che druidi).

    6) L'IRA divenne marxista proprio durante la guerra, quando il governo irlandese rinchiuse i suoi dirigenti in un campo di prigionia proprio come potenziali sostenitori dell'Asse. Durante quei mesi, ebbero molto tempo per riflettere e leggere.

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