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Vinciguerra, il Pci e le stragi: una replica a Carancini

In un lunghissimo articolo pubblicato domenica sul suo blog, Andrea Carancini prende lo spunto dalle mie perplessità su un enunciato particolarmente forte di Vincenzo Vinciguerra
i vertici del Pci, primo Enrico Berlinguer, che tacendo su quanto sapevano sulla strage compiuta dal confidente del Sid, Gianfranco Bertoli, il 17 maggio 1973, a Milano, dinanzi alla Questura, hanno assicurato impunità e libertà d'azione a quanti hanno proseguito nella strategia stragista da Brescia a Bologna. Responsabilità non solo politiche ed umane ma anche penali
per impegnarsi in una lunga analisi sulle reticenze e le omissioni compiute dai vertici del Pci, prima e dopo Brescia. Io non ho il talento filologico e la sagacia epistemologica di Carancini ma la frase di Vinciguerra io la interpreto a partire dal sintagma "hanno proseguito nella strategia stragista da Brescia a Bologna". La tesi di fondo dell'autore della strage di Peteano (parlo della fattispecie di reato, ovviamente, essendo evidente che Peteano è diversa dall'Italicus, ma potrebbe avere caratteristiche comuni con Milano e Brescia, come tentativi  sbagliati di colpire bersagli mirati con modalità stragiste) è che ci sia una continuità strategica che io non riconosco e su cui ho le idee molto chiare.
La responsabilità delle condotte omissive del Pci nel 1973 avrebbe rilievo storico (o addirittura penale) solo se fosse dimostrato che i favoriti di questa condotta abbiano agito nelle successive stragi grazie a quell'impunità. Il che non è dimostrato né dimostrabile: tutte le sentenze hanno smantellato questa ipotesi e lo stesso processo di Bologna, che si conclude con una condanna indiziaria per i giovani dei Nar, esclude l'esistenza di una centrale dirigente dell'eversione nera composta dai vertici ordinovisti
Si possono citare abbondanti stralci di sentenze istruttorie e di saggi storici (io ci aggiungerei anche Galli sui benefici politici ottenuti dalla gestione del Pci sull' "allarme nero") come fa Carancini a sostegno della sua tesi sul pluridecennale atteggiamento omissivo del Pci ma per quel che mi risulta non c'è nesso di causa/effetto perché manca lo stretto legame operativo tra la Questura di Milano, piazza della Loggia e l'Italicus. Ad agire - checché sostenga Vinciguerra, ossessionato dall'unicità della cupola stragista - sono stati più soggetti, attivi in ambiti differenti, nel quadro di diversi contesti storici, riconducibili per altro, come tempi e luoghi, a centrali operative antagoniste: gli israeliani non hanno rapporti organici e condivisione strategica di obiettivi e pratiche con quadri ultratlantisti come Fumagalli, Gelli e Sogno, le cui attività costituiscono lo scenario di fondo delle stragi del '74.

10 commenti:

  1. Dall'analisi dei fatti, secondo me, veramente può esserci stato un insieme di interessi, a sinistra, a centro e a destra che possano aver portato alla strategia della tensione, magari non proprio una cupola, ma un adattarsi strada facendo, un work in progress, in modo che la nazione si incamminasse in un percorso politico che ci ha condotto allo stato attuale.
    L'articolo del Carancini è affascinante, ma le prove? In poche parole ciò che scrive Vinciguerra ha lo stesso identico valore di ciò che ho scritto sopra....parole!!!!

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  2. Ma come per anni, i pistaroli neri, i fontanologhi,le oriana fallaci di turno, ci hanno intossicati, con la solita storia dei contatti tra il caccola e gli Affari Riservati del Viminale,provocando in noi conati di vomito, stante la loro ripetitività. Ora spunta invece una novità eclatante: i boss del partito comunista del calibro di Giancarlo Pajetta non solo avevano rapporti organici, ma hanno platealmente protetto il Prefetto D'Amato per decenni.Sarà utile ricordare per smentire la solita leggenda metropolitana, che vuole che gli alti funzionari dello Stato, siano sempre stati collusi con l'estrema destra,in funzione anticomunista, che il Prefetto D'Amato esordì durante l'occupazione angloamericana nella capitale, mettendosi subito a loro disposizione e contro il nazifascismo, ruolo che continuarono a svolgere nei decenni successivi, con buona pace, delle puttane della carta stampata e televisiva, della controinformazione, delle toghe rosse.Meglio tardi che mai. Vinciguerra nel suo splendido isolamento non solo fisico, ma soprattutto mentale, coglie solo aspetti settoriali e non la complessità della materia.Non è un caso che si occupa solo dei figli di ammiragli oltranzisti di destra, ma mai dei figli di ammiragli, oltranzisti di sinistra.Ad ogni buon intenditore poche parole. T.V.

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  3. Lascio la parola a Giacomo Pacini, massimo esperto italiano delle carte degli Affari riservati:
    Sulle ambiguità e i silenzi del Pci è legittimo discutere, però vorrei fare una piccola precisazione a quanto riporta Carancini; il documento in cui si parla dei rapporti tra Pajetta e D’Amato fu ritrovato tra le carte uruguiane di Licio Gelli. Insomma, sulla sua attendibilità andrei un po’ cauto visto che non si è mai saputo chi ne fosse l’estensore materiale (Gelli ovviamente ha sempre negato), né le sue reali fonti. Inoltre, in quel documento non si fa mai riferimento ai rapporti tra Morlion e Pajetta. Il documento è piuttosto lungo e diviso in paragrafi; nel primo si parla dei legami tra D’Amato e Morlion, nel secondo di un presunto archivio segreto col quale D’Amato sarebbe stato in grado di tenere in pugno gran parte della classe politica, nel terzo dei rapporti D’Amato-Pajetta. Ma, appunto, mai si citano legami tra Pajetta e Morlion.

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  4. Siamo alle solite; mentre per il caccola e i suoi rapporti con D'Amato non è lecito dubitare ma diventa un dogma di fede e che nessuno osi dubitarne, per Pajetta si rischia il vilipendio della Resistenza! Mi dimenticavo di aggiungere alle lista dei reprobi pistaroli neri, anche quelli degli emeriti storici.Che i vertici del PCI abbiano beneficiato di collusioni con il Viminale, lo fecero fin dai tempi della Resistenza. Un esempio di colluso fu il boss comunista Antonello Trombadori; comodamente detenuto nell'infermeria di Regina Coeli, il cui nome non venne incluso nell'elenco, appositamente compilato dal Questore Caruso, degli ostaggi da fucilare alle Fosse Ardeatine. Finirono fucilati i vertici di Bandiera Rossa, i vertici dei monarchici badogliani e non per caso, nessun boss del PCI. E' proprio vero gli storici dalla stessa non imparano mai nulla.Oppure fingono di non imparare mai nulla! T.V.

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  5. Mi dimenticavo di aggiungere sempre per rimanere in tema, relativamente a comprovati fatti storici circa, le collusioni tra i vertici del PCI e il Viminale, che dalla lettura dell'interessante autobiografia di Rosario Bentivegna, uno degli autori dell'attentato via Rasella, si apprende così che il decorato al valore militare Bentivegna e successivamente eletto in Parlamento,era amico e compagno di scuola di Disma Leto, figlio del capo dell'OVRA fascista Guido Leto.Il Bentivegna frequentava abitualmente la casa dei Leto. Ma ecco la ciliegina sulla torta, spesso il capo dell'OVRA invitava il giovane cospiratore antifascista al Viminale, nel suo ufficio, ove lo esortava a tenere maggior prudenza e a non esporsi.Questo salvò la vita a Leto, ma non solo anche la sua futura carriera, che concluse da Prefetto della Repubblica nata dalla resistenza e dalla prima strage di stato, quella di via Rasella tanto per essere chiari. Se non ci sono state collusioni tra il PCI e il Viminale allora Eva Henger è illibata! T.V.

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  6. Temistocle, non c'è bisogno di tornare ai tempi della guerra. Il blitz del 7 aprile è costruito utilizzando militanti del Pci provenienti dai ranghi di Potop. Pecchioli è stato il principale supporto di Cossiga nella lotta al terrorismo. Il processo di Torino contro le Br si fa perché alla fine il Pci ne fa una questione di principio. E così via.
    Qui la questione è semplice e circoscritta.
    Le omissioni del Pci su Bertoli favoriscono gli autori delle successive stragi, come sostiene Vinciguerra? Per me è una cazzata storica, logica e giudiziaria.
    Restano in piedi tutte le responsabilità del Pci per gli anni di piombo. Tutto qui...

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  7. Ugo: è una cazzata giudiziaria solo perchè qui in Italia sono i giudici che sono cazzari. I vertici del Pci non solo non si sono opposti alla politica delle stragi ma, quando ne hanno avuto l'occasione, hanno impedito ai rari magistrati onesti di acciuffare i colpevoli.

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  8. Vinciguerra non è la bocca della verità; va staffilato (anche se lo fa già abbastanza di suo) e soprattutto ridimensionato. Parla da uomo ferito, come colui il quale scopre di essere stato cornificato dalla moglie, quindi per lui, tutte le donne sono puttane. Stessa logica,stesso risentimento,stessa ossessione.I carabinieri mi hanno coperto per l'attentato di Peteano, ergo...Comunque anche gli storici, agiscono su schemi mentali molto simili, peccato perché si sprecano soldi e tempo utile, per una verità storica di regime e non per la vera verità. T.V.

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  9. Senza attendere le tue esortazioni è' quello che ho fatto citando Bentivegna. T.V.

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