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La liberazione di Concutelli: la sua storia/1

(umt) Molti lettori di questo blog non erano neanche nati quando Pierluigi Concutelli entrava in galera per l'omicidio del giudice Occorsio, poco più di trentaquattro anni fa. E' una storia che va quindi raccontata. La faccio utilizzando istralci del capitolo sulla lotta armata scritto per  Fascisteria (Sperling & Kupfer, 2008). Qui potete leggere la seconda parte e qui la terza e la quarta  
La figura di transizione tra i resaux atlantisti (che connettevano i soldati perduti dell’Oas passati al soldo della Cia in nome della battaglia anticomunista, esponenti della grande criminalità organizzata dal cuore nero e apparati di sicurezza paramassonici) e la fugace esperienza di una lotta armata di destra abortita sul nascere è Pierluigi Concutelli. Il “comandante” di Ordine nuovo, il giustiziere del pm Occorsio, dopo 30 anni di disperata negativa, teso a difendere, dal fondo della galera in cui è rimasto sepolto (tre condanne all’ergastolo), la sua immagine di militante rivoluzionario duro e puro, non compromesso con i servizi segreti e con i loro giochi sporchi, alla fine, si è deciso a raccontare – davanti a una buona bottiglia di vino - a due giornalisti di sinistra[i], con il proprio stile irruento e guascone, le sue imprese d’Africa, nei ranghi della frazione anticomunista della guerriglia angolana. 
Un avventuriero piuttosto che il mercenario di tante ricostruzioni giornalistiche e giudiziarie (killer per i servizi spagnoli, legato a mafia e crimine organizzato, affiliato a una loggia coperta). Il suo passaggio alla lotta armata è avvolto nel mistero, come la bruciante carriera in Ordine nuovo clandestino, che lo porta in meno di un anno al vertice. “Lillo” Concutelli, romano di origini marsicane, cresce a Palermo, dove la famiglia si è trasferita per lavoro. Qui emerge come caposquadra all’Università. Il 24 ottobre 1969 è arrestato. Lo sorprendono con altri camerati, tra cui l’avvocato Guido Lo Porto, che tre anni dopo sarà eletto alla Camera con il Msi, mentre si addestrano all'uso di mitra, pistole e bombe a mano sulla collina di Bellolampo. Se la cava con una condanna a 14 mesi. Milita nel Fronte nazionale con Ciccio Mangiameli (insieme, nella primavera 1971, compiono un attentato contro la sede della Giovane Italia) poi rientra nel Msi come dirigente provinciale e presidente del Fuan. Accumula denunce per porto d'armi, associazione a delinquere, danneggiamento e lesioni, il normale cursus honorum di uno squadrista di talento, tra passione per le armi, molte mazzate, qualche botto dimostrativo, la politica di partito. La svolta coincide con il trasferimento della famiglia a Catania. Lui, ormai adulto - ha quasi 30 anni - ha la sua vita (amicizie, attività, amori) a Palermo e comincia a fare il pendolare. A Catania entra in contatto con gli ordinovisti “passati” in clandestinità dopo che il Viminale ha sciolto il gruppo nell’autunno 1973[ii]. Il 1974 è un anno pesante per l’estrema destra e il fallimento dei progetti stragisti e golpisti scatena una durissima repressione[iii]. In questo quadro si innesta un riavvicinamento tra i gruppi “storici” extraparlamentari, Ordine nuovo ed Avanguardia nazionale, spesso divisi da una fiera rivalità. Il luogo privilegiato della riunificazione è la Spagna, dove tanti rifugiati italiani, compresi alcuni ordinovisti, fanno capo a Delle Chiaie che, grazie al ruolo di “delfino” di Borghese, ha un ferreo controllo della comunità esule. “Caccola” alterna il bastone e la carota ma chi vuole continuare a militare, per amore o per forza, deve diventare avanguardista: tra gli ordinovisti arruolati ci sono gli autori della strage di Peteano, Vinciguerra e Cicuttini, e il leader di Ordine nero toscano, Cauchi. Un anno a Madrid, ospite di Delle Chiaie, se lo fa anche Fachini in attesa che si calmino le acque nell’inchiesta sulla strage di Piazza Fontana.
Intorno alla figura di Delle Chiaie si sono catalizzate enormi energie negative: se è indubbio, e da lui stesso è stato riconosciuto, che nel corso della sua quarantennale militanza ha avuto “cattive frequentazioni”[iv], è altrettanto vero che in molti casi le accuse girate nell’estrema destra sono boatos che non diventano realtà solo perché ripetuti centinaia di volte. A Madrid, alla fine del 1974, si aggrega il fronte contro la repressione, dando vita a un’unica organizzazione, in cui Concutelli avrà una parte di rilievo. Il processo in corso a Catanzaro per la strage di Milano è l’occasione per stringere i rapporti con i tanti camerati che vengono a testimoniare solidarietà a Franco “Giorgio” Freda. Qui si salda il sodalizio con il “federale” di Brindisi, Luigi Martinesi, segretario dell’avvocato di Freda, Clemente Manco, deputato missino. Dopo le mazzate subite c’è in giro voglia di rialzare la testa e di farla pagare ai compagni e allo Stato. L’inizio del processo per il rogo di Primavalle (i figli del segretario del Msi carbonizzati in un attentato incendiario compiuto da tre fuoriusciti di Potere operaio) alla fine di febbraio scatena la mobilitazione generale. Dopo un paio di giorni di scaramucce vittoriose intorno al tribunale, gli autonomi allargano gli scontri a macchia d’olio e assaltano a colpi d’arma da fuoco la sezione di Prati del Msi, ammazzando il militante greco del Fuan Mikis Mantakas. Ad accusare Alvaro Lojacono (quadro illegale di Potop: parteciperà poi al sequestro Moro) e Fabrizio Panzieri (responsabile del servizio d’ordine di Avanguardia comunista) sono alcuni dirigenti del Msi, che si sono distinti nell’organizzazione degli scontri, Paolo Signorelli e Luigi D’Addio. I due stanno dando vita a una frazione movimentista nel Msi, Lotta popolare.


[i] Caprara-Semprini Destra estrema e criminale, Newton Compton, Roma, 2007.
[ii] In vista dello scioglimento del gruppo, sotto processo per ricostruzione del partito fascista, Graziani aveva ripreso i rapporti con alcuni ordinovisti rientrati nel Msi, come Signorelli, per assicurare continuità organizzativa al movimento.
[iii] La fuga all'estero dei leader per le inchieste contro Ordine nero e la Rosa dei venti accelera la riorganizzazione avviata dopo lo scioglimento di On e discussa in numerose riunioni svoltesi in tutta Italia. La principale (28 febbraio - 2 marzo 1974) si svolse, presenti la maggior parte dei leader di On e dei gruppi collegati, all’Hotel Giada, di Cattolica. Il titolare Mario Caterino Falsari collaborava con Sid e forze di polizia, circostanza nota a molti presenti: evidentemente erano ancora attive determinate coperture.
[iv] Le “cattive amicizie” sono giustificate da Vinciguerra, un duro e puro che accusa di “intelligenza con il nemico” il 95 percento dei camerati ma a Delle Chiaie resta a lungo legato, anche dopo la rottura con An, da un rapporto di amore-odio: “I rapporti intrattenuti, in terra spagnola, dagli italiani ivi rifugiati con appartenenti a corpi militari e di sicurezza acquisivano nell’ottica della globale contrapposizione al comunismo, una logica e una giustificazione che non potevano incontrare in Italia”.

2 commenti:

  1. Caro Ugo,
    grazie per la diffusione della notizia.
    E lo so che siamo concorrenti! ma cita anche il mio "Io, l'uomo nero"....
    Ciao Ugo un abbraccio Fraterno

    Giuseppe Ardica

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  2. provvedo subito, riparando per altro al torto fattoti dal Corriere ...

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