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Emergenza profughi, è arrivata una nave carica di sfruttati

di Giuseppe Parente
Dopo un lungo viaggio sulla nave della marina militare San Marco, i primi 800 immigrati, per lo più di nazionalità tunisina, sono giunti al porto di Napoli e sono fatti salire sugli autobus diretti nella casa Andolfato di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, ritenuta, dopo un accurato censimento delle aree disponibili, idonea all’accoglimento degli immigrati, in virtù della estrema sicurezza del posto, dal momento che si tratta di una zona pianeggiata adatta per un campo di emergenza per di più anche recintata.
I tanti sostenitori del trasversale partito dell’accoglienza agli immigrati, senza se e senza ma, hanno immediatamente colto l’occasione dell’arrivo di questi 470 disperati per far risentire, anche in provincia di Caserta, il solito ritornello datato fine anni 80’ in virtù del quale gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non voglio più fare.
Nel passato, tale osservazione, in alcuni casi, poteva anche avere un senso, essendo il nostro paese pieno di diplomati e laureati che trovavano lavoro più facilmente rispetto ad ora, e anche i giovani meno scolarizzati, nel nord del paese, immediatamente dopo la terza media o dopo la scuola superiore, andavano a lavorare nelle tante piccole e medie fabbriche.
Nel 2011, in particolar modo nel meridione di Italia, la tesi sostenuta dai sostenitori dell’accoglienza degli immigrati sic et simpliciter risuona vuota priva di qualsiasi significato, in quanto, per amore della verità, sono gli stranieri che prendono paghe che molti italiani non vogliono rassegnarsi a prendere, come per esempio i 15 euro al giorno per la raccolta dei pomodori in provincia di Salerno.
Per farsi bastare il lauto onorario di 15 euro al giorno, occorrono precisi requisiti, indegni del vivere civile, come quello di dormire in venti persone in una cantina senza servizi igienici, mangiare quel che si trova, quando lo si trova, avere come unico mezzo di trasporto il furgone di fortuna del caporale del lavoro.
I cittadini italiani, per la loro quasi totalità, mancano di questi requisiti fondamentali, in quanto avrebbe l’esosa pretesa di almeno una camera ammobiliata, due pasti caldi al giorno, un’ auto usata per gli spostamenti, anche fuori dall’orario di lavoro, la domenica libera, e per tutti questi vizi occorrono almeno 40 euro al giorno.
Tanti padri di famiglia italiani, che fino a poco tempo fa, lavoravano nel settore dell’edilizia, ora sostituiti da lavoratori provenienti per lo più dalla ex Unione Sovietica, affermano : “ gli stranieri ci portano via il lavoro, per cui non sono più lavoratori edili in quanto è inconcepibile percepire per tale lavoro 20 euro al giorno, ovviamente a nero.
Anche in questo caso, il lavoratore ucraino prende una paga che il lavoratore italiano, sposato e con figli a carico, non può permettersi di prendere, anche se, grazie alla crisi economica, sono tanti italiani che prendono stipendi da fame, nei negozi del centro di Roma, come nei call center di Milano, o nei centri commerciali del sud del paese, che però hanno un piccolo vantaggio, nel lavorare al caldo durante l’inverno pure seduti.
La scelta del governo Berlusconi, di sistemare questi 470 immigrati, a Santa Maria Capua Vetere, in una provincia come quella di Caserta, tristemente nota oltre che per la cronica carenza di occasioni di lavoro per i suoi figli anche per l’elevato tasso di criminalità organizzata, agevola ulteriormente le organizzazioni criminali alla ricerca di nuovo personale, da utilizzare nell’agricoltura come nell’edilizia come manodopera  a costo quasi zero oltre che come manovalanza criminale.
Per uscire da questa triste situazione, l’attuale governo dovrebbe, con la forza della legge, obbligare chiunque offra opportunità di lavoro, a pagare i propri dipendenti con regolare busta paga sindacale, comprensiva anche di contributi validi ai fini pensionistici, come per magia, a queste condizioni, vedremo tanti italiani disposti a lavorare nel settore agricolo o nelle edilizia, altrimenti la situazione rimane sempre la stessa, in virtù della quale, siamo tutti schiavi uguali, nel paradiso dei datori di lavoro.



2 commenti:

  1. Articolo che inquadra perfettamente il problema.
    Siamo dinanzi al solito teatrino dell'ipocrisia che va in scena con puntualità svizzera.
    L'affermazione esatta da fare sarebbe che: "Gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono fare quando gli si chiede di rinunciare alla dignità di esseri umani.
    Questi signori della demagogia dimenticano che lavorare perdendo la dignità di uomini è sfruttamento, è schiavismo ...non è un impiego.
    Gli immigrati ammassati in una terra già devastata come la Campania da degrado, sporcizia e disoccupazione, sono un insulto e una inaccettabile provocazione per noi "razzisti" che a quanto pare abbiamo più a cuore dei politicanti benpensanti la dignità degli immigrati come uomini e non bestie.
    Caciallo

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  2. Ho lavorato per anni in un lavoro tipicamente precario e sfruttato. Le persone finivano col negarsi di stare facendo un lavoro precario e sfruttato. Mettevano all'opera mille meccanismi mentali: il capo come amico, il lavoro giovane, la mitica frase "non è per sempre". E la maggior parte dei miei ex-colleghi (mi sono licenziato io) era molto molto cattiva. Io sono classista e secondo me la mancanza di una coscienza di classe produce questi effetti devastanti. Personalmente ritengo la distinzione destra/sinistra artificiosa e inutile. La distinzione è tra alto e basso. Le teorie che vedono nell'immigrazione una nuova forza rivoluzionaria che risvegli l'europa non sono del tutto campate in aria... Purtroppo troppi troppi troppi parlano senza essere pronti non dico a mettere in discussione la propria vita, ma nemmeno il proprio I-Phone...

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