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Emanuele Macchi: noi, interdetti a vita /3

(umt) Le cronache sulla liberazione di Concutelli enfatizzano a giusta ragione il ruolo del suo "angelo custode", Lele Macchi, uno dei leader dello spontaneismo armato. Che se dovesse partecipare a una Sacra rappresentazione, indosserebbe comunque i panni di Barabba e non certo del buon samaritano. Anche se, a ben vedere, c'è sempre una donna dietro, a fare il lavoro sporco. Ma di lei, ovviamente, non parleremo ...
E torniamo al nostro eroe. Una breve nota dell'Ansa circoscrive il ruolo di Macchi alla sua responsabilità al vertice operativo del Movimento rivoluzionario popolare, la banda armata da lui fondata nell'area di Costruiamo l'azione, ma Macchi è figura più complessa ed espressione riconosciuta della comunità dei prigionieri politici neri "irriducibili". Qualche anno fa ho avuto il piacere di pubblicare, in appendice al mio volume "Naufraghi" (Immaginapoli, 2007) un suo lungo memoriale. Il negoziato fu breve e aspro: pubblicazione integrale e senza commenti. Accettai perché era la prima testimonianza "antropologica" ed esistenziale di una tribù silente. Poi, un anno dopo, onorato l'impegno, l'ho ripubblicata in Fascisteria (Sperling & Kupfer 2008), sempre nel capitolo sulla lotta armata. da cui ho preso i quattro post dedicati alla Concutelli story. Ecco la terza parte del testo. Qui è possibile leggere la prima parte. e la seconda
Dedicato a chi la libertà d'animo è rimasta dentro di Emanuele Macchi di Celleré
Per quanto l’idea di “irriducibilismo” riconduca a una logica di “continuismo” Macchi ci tiene a rimarcare il senso del mutamento: “Davanti alla sciattezza di quello che ci vediamo attorno è diventato un onore per noi, essere, come siamo, interdetti a vita. Senza diritti e doveri in questo letamaio. Non ci mischiate con i patetici ‘ex’ che appaiono in tv e in partiti politici. Operate un bel distinguo fra noi e questi ciarlatani tornati alla loro madre magmatica. Nessuna continuità con nulla e nessuno, né prima, né dopo... Destra nel vocabolario politico è liberalismo, ordine, conservatorismo, paracadutisti, ladri di stato, affamatori della povera gente e anche Fini, Berlusconi, Casini, Romagnoli, Storace, Gasparri, la Mussolini ... e anche La Russa! Tutti insieme a piazza del Popolo con Silvio e le bandiere di Israele!!! No. Noi rappresentiamo in ogni caso un’interruzione - evoluzione, involuzione, rottura... decisamente qualcosa di diverso. Basta infilarci, anche se di sbieco, con chi non soffre per la gente ma la fa soffrire. I morti li ricordiamo con sofferenza tutti. Non solo quelli che fanno comodo ai partiti, che piangono solo i ragazzi uccisi da fascisti e comunisti. Quelli per mano dello stato sono stati tanti, a destra e a sinistra, e non possono essere dimenticati, sono vittime di prima classe e li teniamo dentro il cuore”.
C’è anche qualche permanenza: “Dei principi primordiali una cosa ci è rimasta sicuramente: il ‘Menefrego’, quello giusto, in senso di abnegazione in virtù di ciò a cui credi. Il senso corrente glielo lasciamo agli altri, che fregano il compagno, se ne fregano di quello che succede, e hanno ben imparato a fregare i soldi di chi paga le tasse. Dove non ce ne freghiamo assolutamente invece è di tutto quello che è stato, tutt’altro. Nessuna guerra è bella o giusta, anzi ci fa schifo, e la ragion di stato non giustifica nulla e nessuno davanti a Dio. Nessun perdono per gli stermini Onu-italiani in Libano, Iraq, Kosovo, Afghanistan. Né per la barbara continuità delle esecuzioni senza processo da Mussolini a Saddam. I sunniti non hanno pianto nemmeno dopo i massacri e le aberranti torture subite, gli indiani non si sono mai arresi, i palestinesi resistono ancora, i talebani difendono la loro gente dall’invasore, i Karen vivono nella giungla ma senza padrone, e anche qualche italiano riafferma con orgoglio e strafottenza quello che ha fatto. Non certo gli uomini di Alternativa sociale che prima combattevano per Bobby Sands e da esuli imboscati collaboravano con la Thachter, né i Rifondatori Comunisti che ripudiano e cacciano dal partito chi dà verità su Nassirya, peggio i noglobal che con morti appena seppelliti entrano in parlamento per un lauto stipendio. Tutti abili velisti che sanno guardare dove gira la bandiera per inseguire il vento giusto. Consegnata la nazione all’occupazione americana nessuno ha mai pensato di liberarsene. I moti dei nostri tempi erano antisistema, antimperialisti, antiamericani, antisionisti, a favore del Nicaragua, del Chiapas, dei paesi arabi tutti, dell’Ira, dei paesi Baschi. Chi ha il coraggio ora di dire in parlamento quanto fanno schifo gli Israeliani, gli Americani, gli Inglesi? Nessuno! Gli eroi di questi tempi hanno tutte le mani grondanti di sangue”.
Siamo stati spontaneisti – spiega Macchi – non politici: i politici cercano la poltrona, ... noi come i banditi, in lotta solo per una sana contrapposizione esistenziale, e piacevolmente disadattati ora davanti alla cloaca che affolla strade, televisioni, uffici, ministeri e ristoranti. la riabilitazione interessa a chi ha dimenticato. Nessun pentimento da parte nostra, nemmeno con i decenni di prigionia subita. Il nostro rammarico è per chi non c’è più, per chi ha sofferto indirettamente per tutte le vittime di quel periodo - e soprattutto - per non esser riusciti a fare di più. Nessuna simpatia per nessun partito politico. Tristezza e disprezzo per i cinquantenni, ex capopopolo, riciclati oggi in partiti politici, in doppiopetto senza alcun rischiare, che distribuiscono il finanziamento pubblico nelle loro tasche invece che per opere a favore dei disgraziati. L’omogeneità è totale. Nei ricorsi storici è il dejavù di quando, altrettanti collusi con lo stato, ci aizzavano all’odio di classe e di piazza con slogan di morte contro chi non era accanto a te. Questi combattenti da scrivania di oggi, terrorizzati dalla vita e sottomessi a leggi e patria, di chiunque la comandi, riescono ancora a parlare di antifascismo e anticomunismo... ancora una volta per distogliere i ragazzi dal male dello stato. Nella politica è rimasto solo il conflitto di interessi, e tanto a destra che a sinistra la parola d’ordine è inneggiare al tricolore a stelle e striscie. Commemorano ogni anno l’orrore dell’olocausto nazista di 60 anni fa e obbligano al silenzio sul genocidio continuo di tutti i paesi invasi negli ultimi 30 anni da americani, israeliani, e tutti i paesi Onu compresa l’Italia”.
Segue un lungo appello, qui omesso, “ai ragazzi sani, di cuore, disponibili alla povera gente, vogliosi di conoscere, ascoltare e lottare per qualcosa che dia un senso alla loro vita ma poveri di malizia e di sicurezza nelle proprie forze, [che] continuano ad essere facile preda degli squallidi partiti senza storia e senza carisma presenti sul mercato dell’inganno”.
In conclusione Macchi ribadisce che “il contenuto di queste pagine non è una polemica con chi per mestiere e non per verità, rende pubblica e fa sua una storia che non ha vissuto, ma giusto una voce diversa su tutti gli scritti pubblicati sul nostro periodo e sulla realtà di adesso. Un messaggio e un abbraccio fra noi pochi che siamo stati e che siamo orgogliosamente disadattati, per ritrovarci a dispetto della superficiale parzialità, falsità, raggiro, omissioni e deviazioni assunte a storia, una storia falsa. Le ho scritte con vivo nel cuore il ricordo dei miei amici uccisi, tutti, dimenticati da voi ma amati da noi. E il pensiero forte ai tanti compagni di strada ancora in prigione, e quelli fuori, che sono rimasti distrutti dentro. Dalle vicende vissute e dallo scontro con un mondo che non li ha accolti, a chi si è adattato e chi non ce l’ha fatta, a chi vorrebbe qualcosa ma pensa di non farcela”. Con una dedica finale: “A chi la nobiltà d’animo è rimasta dentro”.

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