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21 aprile: la grande festa del tradizionalismo romano

(umt) Oggi, 21 aprile, Natali di Roma, è giorno di festa per numerosi soggetti e componenti della fascisteria, quelli più legati al mondo della Tradizione. Non a caso un circolo come Raido se l'è scelto come data di fondazione e oggi compie 16 anni. Alla corrente evoliana del tradizionalismo romano ho dedicato un lungo paragrafo nel primo capitolo di Fascisteria (2a edizione, Sperling & Kupfer, 2008). Ecco la prima parte.
 In una consistente componente della destra radicale – basta sfogliare il catalogo di Ar, la casa editrice di Freda, per rendersene conto – al cristianesimo visto come svilimento dello spiritualità e apparenza decadente della religiosità è contrapposto il sentire sacrale del passato classico, che per Gabriele Adinolfi “solo una semplificazione didascalica consente di definire neopagano”. Sono numerose le testimonianze di una esperienza intensamente vissuta: dal racconto di Delle Chiaie – spesso descritto come il prototipo del miliziano cinico e spietato – sulla felicità provata a contatto con l’intensa spiritualità andina alla figura commovente di Walter Spedicato, che sceglie come pseudonimo per la latitanza Prisco, l’antenato primordiale, e, passeggiando sul Lungosenna, si affanna a spiegare al rozzo e attonito accompagnatore l’importanza magica di quell’estrema punta dell’Ile, il luogo dove è bruciato Jacques de Molay.
La pubblicazione nel 1928 di Imperialismo pagano, una raccolta di saggi scritti da Evola sulle riviste di Bottai e Arpinati – in seguito ridimensionato a una “contingente polemica estremista” – sembra indicare una prospettiva politica che la Conciliazione del 1929 liquida bruscamente: “l’ultimo, deciso, inequivocabile e tragico appello da parte di esponenti della ‘via romana’ prima del compromesso del Concordato, affinché ‘ il fascismo cominciasse ad assumere - così si esprimeva Evola - la romanità integralmente e a permearne tutta la coscienza nazionale’” che si accompagna allo stesso scioglimento del Gruppo di Ur (e da allora Evola sembra non aver più organizzato i discepoli in un movimento magico strutturato) ma prosegue la ricerca esoterica: nel 1931 Laterza stampa La tradizione alchemica, libro che Evola aggiorna nel 1948 e ancora nel 1971, un interesse non circoscritto alla sfera dottrinaria o teoretica.
 “Pur avendo trattato – scrive la redazione di Convivium presentando un suo scritto di Ur–Krur – in modo esteso ed esauriente la dottrina iniziatica, Evola fu sempre, e principalmente, interessato alla pratica che, in ultima analisi, ridusse a due sole vie o metodi: quello buddhista e quello ermetico”. “Resta ancora da scrivere – osserva Renato del Ponte, uno dei maggiori discepoli – la storia – per la verità alquanto densa di misteri – delle forze che stanno dietro alle tendenzialità paganeggianti del “Gruppo di Ur” ed allo stesso exploit di Imperialismo pagano: tutto ciò rimanda comunque ai tentativi compiuti da certi eredi della Tradizione di Roma di rettificare in senso positivo il fascismo. Tentativo sostanzialmente fallito, ma paradigmatico per una certa azione possibile in ogni tempo”.
La “corrente romana del tradizionalismo” – la definizione è di Piero di Vona - nasce agli inizi del XX secolo. Per Del Ponte, che ne è al tempo stesso “princeps” della maggiore organizzazione e studioso, “l’azione culturale, di pressione politica e anche il travaglio esoterico di un insieme composito di personalità, gruppi, riviste e tendenze (…) non ha costituito una linea di pensiero omogenea, ben organizzata in un gruppo unitario e compatto dalle caratteristiche comuni, ideologicamente e politicamente parlando, ma una tendenza che poté assumere aspetti e sfaccettature differenti (…) la riproposizione del modello spirituale, religioso e rituale del
paganesimo romano”. La corrente spirituale, che al generico termine di neopaganesimo preferisce la categoria di “via romana agli Dei”, si distingue in tre componenti religiose: la prima, più conservatrice, si riconosce principalmente nella tradizione italica e romana sviluppata fino alla prima guerra Punica; la seconda privilegia la scrupolosità tecnica rituale come modo concreto di vivere e testimoniare la pietas; una terza – definibile come “misterica” – si caratterizza per un interesse prevalente per l’aspetto dottrinario, metafisico e teologico della tradizione greco–romana.
Fortemente ispirata dal neoplatonismo, sottolinea l’unità metafisica sottesa alla moltitudine degli Dei. Comune alle diverse anime è il richiamo alla pratica del “culto privato” e alla centralità del rito nella vita religiosa. Senza entrare nel merito delle eventuali trasmissioni della tradizione romana, su basi religiose e rituali, questione fondamentale per una scuola di pensiero esoterico, è infatti opinione condivisa che senza una restaurazione dello Stato Romano tradizionale e quindi della Pax Deorum, il patto fondativo fra gli déi dei primordi e il popolo di Roma, non è possibile praticare il culto pubblico ma solo conservarlo in dimensione privata. Mentre nell’Italia liberale, a egemonia massonica-anticlericale, ambienti esoterici della Capitale (in cui un ruolo assai significativo pare fosse tenuto dal principe e islamista Leone Caetani) e l’archeologo Giacomo Boni tentano di
proporre l’adozione di alcune forme rituali pagano-romane al nuovo Stato nazionale, l’iniziativa assume maggiore consistenza agli albori del fascismo, che ha un forte debito con l’iconografia e la mitologia della romanità. Nel 1923, anno in cui Boni disegna il modello del fascio littorio che il regime adotterà ufficialmente, è consegnato un fascio rituale a Mussolini, le riviste esoteriche Atanòr (1924) e Ignis (1925), promosse da Arturo Reghini, indicano l’obiettivo dell’“imperialismo pagano”.
Ha breve vita la catena magica del gruppo di Ur, fondata nel 1927 dallo stesso Reghini e dal giovane filosofo Julius Evola, con la corrispondente rivista Ur (1927-1928). Il sodalizio si spezza quando il secondo si rende conto che il primo trama nell’ombra per assicurare l’egemonia e la continuità massonica (l’Istituzione è stata bandita dal fascismo) sui movimenti iniziatici. Sciolto il gruppo, l’aristocratico romano-siciliano dà vita a Krur. La rivista pubblica un misterioso documento, scritto dal principe Leone Caetani con lo ieronimo Ekatlon, secondo il quale la vittoria italiana nella prima guerra mondiale e l’avvento successivo del fascismo sarebbero stati propiziati, se non determinati, da alcuni riti pagani etrusco-romani. Fino alla fine del fascismo, mentre viene meno la controparte più intimamente religiosa, il richiamo pubblico alla spiritualità precristiana di
Roma sarà opera pressoché esclusiva di Evola, che pure si apre al confronto con altre ricerche spirituali, tanto da essere considerato un interlocutore per le cerchie iniziatiche delle Ss.
Così, dopo un ventennio di sommersione, saranno ambienti giovanili ruotanti attorno al Maestro, alle soglie degli anni ’70, a far riaffiorare un interesse ‘operativo’ per la Romanità pagana e l’esperienza del Gruppo di Ur. Con la scissione di Ordine Nuovo tra corrente missina e autonomo movimento politico si mettono in proprio i Dioscuri, con sedi a Roma, a Napoli e a Messina. I tradizionalisti romani sono più interessati ai riti che all’attività politica, considerata al massimo terreno di reclutamento. Per Del Ponte “è poco chiaro fino a che punto il lato ritualistico legato alla ripresa della tradizione romana andasse nel Gruppo dei Dioscuri distinto da tematiche e pratiche operative magiche già in uso nel Gruppo di Ur del 1927-29: certo si sa che Evola (scomparso nel 1974) era tenuto al corrente della sua attività”. Tosca, un leader di Europa civiltà racconta che “in quegli anni alcuni ex ordinovisti romani portano avanti la pubblicazione di una serie di quaderni di
orientamento ‘tradizionale’. Questo gruppo si perderà dietro la riesumazione del mito della Città Eterna e cercando iniziazioni impossibili. Le “catene umane” adoperate da costoro sono irrise dagli altri gruppi evoliani. Sia Europae Imperium che la stessa Arthos parlano di questo gruppo come ‘inquinato da alcuni riferimenti a tradizioni deteriori, come l’etrusca e dall’azione di elementi in combutta con la Loggia’. I militanti duri e puri sbeffeggiano i Dioscuri come “maghetti” ma si tramandano con invidia le voci sulle pratiche diffuse di “magia sessuale”. Del Ponte riconosce comunque che quest’esperienza, caratterizzata da “una cosciente riconnessione alle precedenti esperienze sapienziali”, è decisiva per indirizzare “taluni elementi particolarmente sensibili provenienti dall’area della destra radicale verso possibili indirizzi e sbocchi futuri”. Nella sua rivista, Arthos, è pubblicato, nel primo numero del 1973, il progetto della Corona di Ferro, elaborato su richiesta di alcuni discepoli da Evola. Un Ordine ispirato a una spiritualità sacrale e gerarchica (organizzata con tre gradi interni) e riservato esclusivamente agli uomini: alcune giovani donne “potrebbero costituire una formazione di ‘terziarie’ a disposizione degli uomini dell’Ordine, per un uso comunitario e non possessivo (....) prendendo misure che prevengano la fecondazione”.
(1-continua)

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