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Gli scontri di Cuneo: conclusioni provvisorie e finali - 3


(umt) Un testimone dei "fatti di Cuneo" (l'assalto degli antifa alla sede appena inaugurata di CasaPound) mi ha mandato una lunga lettera di riflessione sul tema. Attenta, precisa, disincantata: un ottimo modo di chiudere il discorso sul tema. Ho diviso il testo in tre parti. Qui potete leggere la prima parte e la seconda. A ciascuno dei post è allegato un video: i due di CP e quello prodotto da Paolo Balmas (PB filmproduzioni)

Qualche considerazione finale…
In conclusione: hanno vinto gli antagonisti, che hanno avuto quel che cercavano; volevano “fare il pezzo”, l’hanno fatto. D’altro canto, ha vinto anche CasaPound, che la sede, almeno per ora, l’ha aperta.
Ad uscirne con le ossa rotte – in senso metaforico - sono semmai gli  “antifascisti democratici”, sindaco e amministrazione comunale in testa, che hanno gestito le cose come peggio non si poteva.
A parte le (auto)difese d’ufficio, è ragionevole pensare che se ne siano accorti perlomeno quei consiglieri di maggioranza che hanno deprecato l’assenza di un “servizio d’ordine” al presidio antifascista: in realtà quando gli antagonisti sono arrivati a prendersi la testa della manifestazione era già troppo tardi per pensare di emarginarli, e buon per gli altri presenti che non ci abbiano nemmeno provato.
L’altro aspetto interessante della discussione è il fatto che nessuno abbia provato seriamente a rigirare la frittata, il che è senza dubbio un segno dei tempi.
Non l’ha fatto Panero, che dopo gli inequivocabili proclami dei giorni precedenti (di cui comunque non è stato chiamato a rispondere da nessuno, nella maggioranza), ha tenuto uno degli interventi più moderati (ed ipocriti), limitandosi a paventare una futura “inversione delle parti” tra assediati fascisti e assedianti antifascisti che, stante quel che è successo sabato, ha un po’ il sapore speculativo di un ragionamento del tipo “se smettiamo di ammazzare i panda, ci mangeranno vivi”.
Non l’hanno fatto l’assessore Lerda e il consigliere Enrici (quest’ultimo, per non farsi mancar nulla, era già andato dietro al codazzo dei centri sociali in contrada Mondovì), accompagnatori del sindaco nella sua infelicissima sortita in via Alba a poche ore dall’aggressione, che prendendo un po’ troppo alla lettera l’espressione “le parole sono pietre” hanno avuto l’indecenza di paragonare le parole che sarebbero state rivolte loro dai presenti alle pietre che gli stessi avevano rischiato di prendere in testa fino a poco prima (ma sono stati sbugiardati da uno dei video messi in rete da CasaPound, dove l’unica cosa che risalta è l’imbarazzo del sindaco).
In realtà l’impreparazione “militare” dei “fascisti” era talmente palpabile da lasciare poco spazio agli equivoci, per quanto qualcuno abbia provato a parlare di caschi e bastoni fra quanti difendevano la sede (di casco se n’è visto uno solo, e a diversi minuti dall’inizio della sassaiola: tutto il resto, a parte le cinture, è materiale che arrivava dall’altra parte – come si può vedere sia nel video degli antifascisti che in quello di CasaPound qui pubblicati).
La vera notizia – ma in fondo non dovrebbe sorprendere nessuno – è che la città è rimasta insensibile al clima da revival storico ricreato da una manciata di “reenactors” e apprendisti stregoni: le trite e tristi formule ripescate dal peggior ciarpame retorico degli anni Sessanta e Settanta, dalla “provocazione fascista” alla “mobilitazione democratica” alla “condanna del fascismo di ieri e di oggi” (con cui si è espresso il consiglio comunale nell’ordine del giorno finale, in un tripudio vintage da far concorrenza alle serate anni Ottanta delle discoteche), non scaldano più il cuore a nessuno, non a Cuneo.
La piazza antifascista, al lordo dei “torinesi”, ha raccolto duecento partecipanti (malcontati), più o meno la metà di quelli che hanno assistito all’ultimo comizio di Grillo nella stessa piazzetta del Municipio, prima delle ultime regionali: un altro segno dei tempi.
L’impressione è che difficilmente, adesso, qualcuno oserà ancora prendersi la responsabilità, a livello istituzionale, per iniziative di questo genere, col rischio che gli scoppino in mano e che si traducano nuovamente in un boomerang per chi le promuove: perché l’unico risultato che si è ottenuto finora è stata la trasformazione nell’argomento del giorno di quella che a Cuneo, fino a due settimane fa, era una misconosciuta organizzazione giovanile tenuta in piedi da una decina di ragazzi sotto i venticinque anni.
Un’intera seduta di consiglio comunale è stata dedicata all’analisi e al commento dei punti programmatici di CasaPound, tra il consigliere PDL Lauria (presente all’inaugurazione in sede) che elencava i successi elettorali del Blocco Studentesco e i capigruppo di Rifondazione Panero e del PD Mantelli concordi nel riconoscere alle tartarughe “istanze sociali profonde che non si possono ignorare”.
Perfino il comportamento della stampa, a parte l’atavica avversione dei giornalisti per le stime (dei manifestanti e delle fdo), è stato pressoché inappuntabile, ma qui ha giocato molto la variabile internet.
Se trentacinque anni fa qualche inviato avesse invertito le parti e gridato alla “vile aggressione fascista” probabilmente nessuno, dal Corrierone a Lotta Continua, avrebbe poi trovato da ridire il giorno dopo.
Sabato, invece, a sera già viaggiavano in rete i filmati, le foto, perfino l’appello via facebook ad una mobilitazione virtuale per le dimissioni di Valmaggia: e anche questo, alla fine, è un segno dei tempi. (3 - fine)

1 commento:

  1. ... certo che questi antifa non mi sono sembrati molto organizzati! hanno rotto solo una testa ai fasci! spero in meglio la prossima volta!

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