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Adinolfi: Morsello era un capo assai disincantato


(umt) Gabriele Adinolfi è intervenuto nel dibattito aperto da Fascinazione in occasione del decennale della morte di Massimo Morsello, commentando le osservazioni critiche di Massimo Perrone e Francesco Mancinelli. Poiché le sue considerazioni hanno particolare rilievo, ho deciso di promuovere il commento a post autonomo.

Due o tre precisazioni di Gabriele Adinolfi

Tutto giusto ma vorrei aggiungere due o tre precisazioni.

La prima è che Massimo aveva la stoffa del leader e il sentimento del capo: sapeva cogliere ogni sfumatura psicologica dei suoi e anticiparne ogni necessità, non li ignorava, era con loro. La sua dipartita ha ovviamente disarticolato tutto quanto gli stava dietro. 

La seconda è che non è mai - e dico mai - esistita un'UNIONE in nessun frangente storico. Ergo, pur condividendo tutte le critiche, non mi spingerei fino a perseguire utopie che, in quanto tali, sono irreali e per ciò stesso sbagliate. Si potrebbe e dovrebbe nutrire rispetto reciproco (ma il rispetto va conquistato e se - come spesso accade - chi rappresenta un clan o un sottoclan non merita rispetto, non solo lo riceve solo formalmente da persone civili, ma è egli stesso a non saperlo nutrire verso gli altri e quindi a far svanire anche la semplice relazione formale).

La terza è che Massimo era assai disincantato in merito. Una volta decidemmo insieme che quello che ci poteva unire tutti era solo un buono psichiatra. Un'altra, commentando imbarazzanti gesta di un personaggio istituzionale e di un altro "ultraradicale" della nostra "area", Massimo commentò, letteralmente: "non si sa più da quale parte voltarsi a vomitare".

Dico questo per evitare di ricorrere illusoriamente a "momenti felici" rispetto ai quali questi di oggi sarebbero momenti infelici. La situazione è abbastanza chiara. La cosidetta area ha subito per anni, e in gran parte subisce ancora, l'inversione delle gerarchie. Inoltre non ha saputo globalmente porsi di fronte al nuovo e pertanto, in grandi porzioni, si è andata esaurendo nella "destra terminale".
Ci sono state e ci sono però tendenze di ben altro segno e spirito che, oltretutto, c'invidiano in tutto il mondo. Ma non c'è, né può esserci, una "destra non-terminale" che sia erede del sogno londinese perché questo, se umanamente è andato in anticipo sui tempi (e lo si deve soprattutto a Massimo) psico-ideologicamente ha proposto fughe indietro di oltre un secolo e non avrebbe mai potuto produrre altro da quel che ha prodotto a meno di cambiare "ideologia".
Il rischio è di non com-prendere appieno le cause di certi effetti che hanno prodotto disillusione. In chi s'illuse, ovviamente.
Il tutto viene dunque vissuto in modo enfatizzato, come una vera e propria tragedia proprio da chi ha vissuto un'aspirazione sensoriale che fu molto forte negli anni novanta, un'aspirazione che guardava a Londra e che si è spenta per mille motivi. Di cui, sicuramente, uno dei principali è l'assenza del suo uomo-cardine.

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