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Il saluto di Di Canio all'amico Signorelli

Il saluto di Paolo Di Canio a Paolo Signorelli è al 14'20" della trasmissione di domenica scorsa "Guida al campionato", su Italia 1. Il campione della Lazio parla in nome di un'antica amicizia, venuta alla ribalta per un episodio di "scadente fascisteria", per dirla con il Professore. Ecco la cronaca dell'incidente, estate 2006, pubblicata dal Corriere della sera.
 L' ex laziale finisce in una rissa a Viterbo: pugni, spintoni e un polpaccio ferito con una bottiglia rotta
«Non sei un camerata»: aggredito Di Canio
Il calciatore era a cena con Signorelli: «Fascisteria scadente»
ROMA - Era col suo amico Paolo Signorelli, Di Canio. Domenica notte, Viterbo, è quasi l' una: «Siamo in auto, fermi - racconta l' «ideologo nero», tra i fondatori di Ordine nuovo, dieci mandati di cattura e dieci anni di galera e poi assoluzione per tutti i reati di sangue, in passato anche candidato col Fronte nazionale - quando un gruppetto di 6-7 giovani inizia a gridare all' indirizzo di Di Canio. Gli dicono: ' ' Non sei più un camerata. Vergognati, i veri fascisti siamo noi' ' . Ma lui non reagisce finché di insulti non ne arrivano altri, pesanti, rivolti alla moglie e alla figlia». A quel punto, Di Canio scende dalla macchina. Spinte, pugni, calci, uno che impugna una bottiglia rotta e colpisce il giocatore a un polpaccio. Altri intervengono, chissà se per dividere o per colpire, e i poliziotti che arrivano si trovano di fronte a quella che sembra «una gigantesca rissa», come raccontano alcuni testimoni. «Un episodio di fascisteria scadente», per Signorelli. Anche se le versioni dei protagonisti, subito portati in questura, non solo discordano ma proprio non fanno riferimento alla politica: Di Canio riferisce degli insulti, mentre uno dei giovanotti fermati dice che «si è trattato di un equivoco, non sono stato io a insultarlo ma un gruppo dentro un' auto che si è subito allontanata. Figurarsi, Di Canio è il mio idolo». Non calcistico, o almeno non solo, perché lui pure, come l' ex attaccante della Lazio, politicamente viene da destra: la polizia del posto lo conosce bene, e proprio per via della sua militanza nelle formazioni nere più estremiste. Il racconto di Signorelli, in ogni caso, è dettagliato: «Con Paolo siamo amici da molto tempo e sapevamo da settimane che ci saremmo visti lì, domenica sera». L' appuntamento che i due si danno, insomma, è programmato da quando Di Canio sa che si recherà a Viterbo per un triangolare con la sua nuova squadra, la Cisco Lodigiani, formazione di serie C. Dopo la gara, va con la squadra in un ristorante di piazza della Rocca. All' uscita, però, qualcuno lo sta aspettando. «Quando Di Canio è sceso dall' auto sono volati spintoni, pugni e calci. È successo tutto in pochi istanti - dice Signorelli - poi sono intervenuto io e con me altri amici, e li abbiamo divisi. Infine, è arrivata la polizia che ha ristabilito l' ordine». Esattamente, sul posto arrivano parecchie macchine delle forze dell' ordine, sia della squadra mobile sia della Digos. L' ex attaccante di Napoli, Milan, Juventus e soprattutto Lazio, viene subito portato in questura e poco dopo medicato per una «ferita lacero-contusa al polpaccio destro». Passa la notte a Marta, paesino sul lago di Bolsena, a casa di Signorelli. Per Di Canio, in ogni caso, ancora un episodio destinato a far discutere. Sembra il suo destino. Un calciatore atipico, amato e odiato dagli appassionati, dai compagni di squadra, dai tecnici e dai presidenti. Di certo, nelle curve di destra lo considerano un idolo, in quelle di sinistra un nemico. Ma non solo: Di Canio ha sempre diviso il mondo del calcio. In Inghilterra è stato prima trattato come un demonio per aver scaraventato a terra un arbitro, poi santificato per aver rinunciato a un gol col portiere a terra per infortunio. In Italia, s' è beccato multe e squalifiche per aver salutato romanamente, a braccio teso. Un' idea politica, la sua, mai nascosta, anzi spesso ostentata, come la scritta «Dux» tatuata sul braccio. Ed è una notte difficile per Viterbo, perché nella cittadina dopo l' episodio in piazza della Rocca la tensione non diminuisce affatto: alcuni ultrà - che a inizio serata, prima del triangolare amichevole, avevano riservato all' attaccante una vera ovazione - cercano i responsabili dell' accaduto per «vendicare» l' affronto.Per Signorelli «si è trattato di un episodio di fascisteria scadente» messo in atto da «alcuni sconsiderati». Chissà, al di là del racconto dei testimoni le certezze sono poche. La polizia, al momento, non esclude di aprire un' inchiesta. Ma tra i protagonisti della violenza, non c' è uno che abbia sporto denuncia.
Capponi Alessandro

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