Header Ads


A volte ritornano: ovvero la querelle sulla memoria ordinovista ...


La disputa è stata abbondantemente trattata nel corso dell'estate, in questo blog, visto che, tra l'altro, Affatigato mi aveva proposto come "arbitro" dell'eventuale confronto pubblico che aveva rilanciato in alternativa alla querela a cui lo sfidava Signorelli.
 Nei giorni scorsi m'era sfuggito, ma poi il lavoro di sistemazione archivi nel week end mi ha fatto scoprire, che uno dei blog dell'area socialista nazionale aveva rilanciato la querelle riproponendo questo manifesto di giugno (senza neanche correggere l'evidente errore d'ortografia).
In mezzo c'è stato la rottura, per motivi disciplinari, tra Nuova Destra Sociale e Marco Affatigato: questione del tutto indifferente alla posta in gioco ovvero il diritto alla parola sulla memoria di movimento.
Con notevole spregiudicatezza, infatti, Affatigato continua  ad assumersi l'onere della difesa dell'onorabilità postuma di Ordine nuovo. Nel numero di "Boia chi molla", il suo personale foglio di agitazione e propaganda che gli è costato l'espulsione da Nds, l'ex collaboratore dei servizi segreti si avventura in una polemica improvvida con Mimmo Franzinelli, a (s)proposito del libro "La sottile linea nera", dove si spinge a sostenere che né Maggi né Zorzi né Digilio né Siciliano avessero mai fatto parte di Ordine nuovo, né nella versione Centro studi, né in quella Movimento politico. Peccato che Maggi sia stato lo storico referente rautiano a Venezia e che Digilio fosse infiltrato dei servizi americani nel network ordinovista in Veneto.

5 commenti:

  1. Mi dispiace , anzi in realtà mi fa piacere, contraddirti ma non sono andato fuori di una virgola. Io parlo del MOVIMENTO POLITICO ORDINE NUOVO , quello di Clemente Graziani, ed invece volutamente forse si vuole continuare a fare la commistione fra CENTRO STUDI ORDINE NUOVO , quello di Rauti, ed il MPON "entità politica diversa" dalla precedente.
    Nell'articolo su "Boia chi molla ! " viene scritto : << Nei vari gradi del processo o dei processi sulla strage di Piazza Fontana, il Movimento Politico, già Centro Studi, Ordine Nuovo non è mai stato coinvolto. Solo Rauti, indicato da Pozzan, come il personaggio misterioso che partecipò ad una “riunione di cospiratori”, venne arrestato, ma poi presto rilasciato dopo la ritrattazione del suo accusatore che, in un memoriale aveva scritto d'essere stato indotto a quell'accusa dai giudici inquirenti. Rauti fu poi prosciolto con formula piena. Anche nella relazione della Commissione stragi che ha indagato a fondo e per anni su tutta la vicenda, nel capitolo riguardante piazza Fontana, di Ordine Nuovo non si parla mai. E’ solo nella sentenza ordinanza del giudice Salvini, attraverso discutibilissimi e inattendibili pentiti, che la responsabilità della strage viene attribuita ad un “gruppo appartenente ad Ordine Nuovo”.
    Qui facilmente si potrebbe chiudere il discorso affermando, senza possibilità di smentite, che nessuno dei 33 imputati (tranne appunto Rauti) in realtà apparteneva ad Ordine Nuovo. Allora perché tanto accanimento del giudice e dei giornalisti a definire al contrario "ordinovista" ogni imputato? A chi ha svolto per decine di anni anni delle indagini non può né poteva sfuggire il fatto che il gruppo La Fenice non aveva niente a che fare con il Centro Studi , prima , e il Movimento Politico Ordine Nuovo, dopo e che storicamente ciò si rileva anche dal “suo bollettino interno”, copiosamente sequestrato dalle Autorità inquirenti; come anche quel gruppetto di camerati, sia Maggi che Zorzi come pure i loro accusatori Digilio e Siciliano, non erano né del Centro Studi né del Movimento Politico Ordine Nuovo e prova ne sia la lettera (del 1975) spedita a Delfo Zorzi, già in Giappone, ed acquisita dalla Magistratura inquirente dove viene commentato il fatto di una probabile fusione tra Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale senza che il loro gruppo venga preso nemmeno in considerazione.>>....
    questo è quanto scritto ...poi deciderà chi legge e vorrà commentare.
    Nel "post" successivo invece inserirò l'altra parte del pezzetto a integrazione del testo.

    Marco Affatigato

    RispondiElimina
  2. Così prosegue il pezzo su "Boia chi molla !"
    <<.......Della autonomia di Freda e dell'unicità del gruppo Freda (il gruppo di Ar), anche con la creazione del movimento politico “Lotta di Popolo” poi nessuno, almeno tra di noi, ha mai dubitato. E poi tutti questi altri signori imputati a quale Ordine Nuovo avrebbero dovuto appartenere? Basta leggersi la “storia” del Centro Studi Ordine Nuovo e del Movimento Politico Ordine Nuovo. Rauti era rientrato con diversi dirigenti nel MSI con obiettivo la scalata al vertice del partito. Graziani, Massagrande ed altri critici al rientro di Rauti avevano dato vita al Movimento Politico Ordine Nuovo ed il loro obiettivo era la costituzione di un movimento extraparlamentare che operasse in piena luce del sole con sedi e proselitismo tra le giovani generazioni. Né la politica e le scelte di Rauti, né quelle di Graziani prevedevano strutture segrete, bombe ed altro del genere. Sia Rauti, sia Graziani, indipendentemente l'uno dall'altro, furono sempre contrari alla lotta armata, come è facilmente dimostrabile. I loro nomi non appaiono nell'inchiesta Salvini. E allora questi imputati a quale Ordine Nuovo appartenevano? Da chi ricevevano l'ordine per le azioni di cui erano imputati? La risposta non è certamente facile ma è altrettanto facile dire che non lo ricevevano dal Centro Studi Ordine Nuovo né tantomeno dal Movimento Politico Ordine Nuovo. Ma la sigla “Ordine Nuovo” esce, anzi deve uscire, per necessità. Usando il nome Ordine Nuovo si crea un legame, una storia con tutto il neofascismo del dopoguerra, si rende credibile un’organizzazione forte di appoggi e protezioni e capace di organizzare contemporaneamente i cinque attentati di quel 12 dicembre, insomma la Spectre italiana. Ordine Nuovo è tirato in ballo continuamente, all'infinito, ogni qual volta si parla di piazza Fontana, talmente tante volte da entrare nella testa di ognuno in modo tale da renderne impossibile la difesa.
    In verità era e ancor oggi lo è un modo estremamente facile per scaricare tutto in una sigla di un movimento messo velocemente fuori legge nel 1973. Un movimento che nessuno è in grado di difendere o, forse, che non giova a nessuno difendere (ma non proprio a tutti: noi ci osteniamo a difendere per amore della verità storica-politica italiana e per amore di giustizia) e però, mettere la sigla Ordine Nuovo come responsabile della strage e persino della strategia della tensione mette una pietra tombale sulla verità al dì la di qualsiasi prova o riscontro. Una curiosità rimane: che fine ha fatto quel dossier, ritrovato nel covo di Robbiano di Mediglia dal Gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, riguardante la contro-inchiesta svolta dalle Brigate Rosse che erano giunte alla conclusione che Giuseppe Pinelli, si era realmente suicidato perché coinvolto nel traffico di esplosivi destinato agli anarchici e che Pietro Valpreda era davvero l'esecutore materiale dell'attentato ? Conclusioni che le gli uomini delle Brigate Rosse non vollero rendere note per paura di "non essere capiti". In queste indagini, in questi processi ci troviamo anarchici, camerati, infiltrati dei servizi segreti, carabinieri, dirigenti dei servizi segreti, politici, ministri, massoni ma non ci troviamo nessuno però appartenente al Centro Studi o al Movimento Politico Ordine Nuovo, in effetti completamente estraneo alla strage di piazza Fontana.>>.

    pubblicare tutto il testo integrale si rende necessario al fine di coloro che vogliano commentare.

    Marco Affatigato

    RispondiElimina
  3. Lasciamo rispondere a Salvini. E' la prima parte del capitolo 11 dell'ordinanza:
    LE ATTIVITA’ EVERSIVE DELLA CELLULA DI MESTRE/VENEZIA DI ORDINE NUOVO E I CONTATTI CON IL GRUPPO MILANESE


    11
    LE IMPUTAZIONI ASSOCIATIVE NEI CONFRONTI DI MARTINO SICILIANO E PIERCARLO MONTAGNER E I SINGOLI EPISODI CRIMINOSI ATTRIBUITI ALLA STRUTTURA OCCULTA DI ORDINE NUOVO

    Esposte nel capitolo 3 le linee generali della collaborazione di Martino SICILIANO e Carlo DIGILIO, è possibile passare ad esaminare anche i singoli episodi ascritti alla cellula di Mestre/Venezia, in collegamento strategico e funzionale con le altre cellule e in particolare quella milanese e secondo un programma criminoso che, nonostante il minor numero di elementi processuali raccolti in proposito, doveva certamente ubbidire alle direttive del Centro romano di RAUTI, SIGNORELLI e MACERATINI meta di numerose visite e incontri da parte soprattutto del dr. MAGGI e di Delfo ZORZI.

    Gli episodi narrati nei verbali, soprattutto in quelli minuziosissimi di Martino SICILIANO e più limitatamente in quelli di Giancarlo VIANELLO, vanno da manifestazioni iniziali di squadrismo o violenza politica (quali il finto attentato all’Istituto Pacinotti, il danneggiamento dell’insegna della sezione industriale del P.C.I. di Mestre, il progetto di attentato alla sezione del P.C.I. di Piazza Ferretto preparando il quale Giulio NOE’ rimase gravemente ferito; cfr. rispettivamente int. SICILIANO, 14.10.1995, f.1; 9.10.1996, f.2; 22.8.1996, f.1; dep. Roberto MAGGIORI, 22.4.1995, ff.5-6) ad episodi ben più gravi di carattere marcatamente eversivo.
    A partire dal 1966, infatti, in sintonia con le direttive del Convegno sulla guerra non ortodossa dell’Istituto Pollio e dopo il Convegno alla White Room di Mestre in occasione del quale, presente Pino RAUTI, fu riorganizzata la struttura di Ordine Nuovo del Triveneto (int. SICILIANO, 10.10.1995, f.4), e soprattutto dal 1968, quando Delfo ZORZI entrò più strettamente in contatto con la struttura centrale di Roma, le cellule di Mestre e Venezia si attrezzarono per il salto di qualità accumulando armi ed esplosivi in grande quantità ed iniziando a proporsi, con gli attentati di Trieste e Gorizia, quali una delle realtà trainanti della strategia terroristica.
    Non è certo un caso che Pino RAUTI, in quegli anni, abbia scelto Mestre quale una delle sue mete preferite durante i propri giri di propaganda e indottrinamento politico (cfr. SICILIANO, int. 5.9.1996, f.3 e, fra gli altri, Guido BUSETTO, dep. 11.11.1996, f.3; Daniela SICILIANO, vedova di Leopoldo BERGANTIN, dep. 5.2.1997, ff.1-2; Nilo GOTTARDI, dep. 30.3.1996, f.3).
    Sotto il profilo del reato associativo, certamente ravvisabile in quanto, già all’esito del procedimento celebratosi dinanzi alla Corte d’Assise di Roma, la struttura occulta di Ordine Nuovo è stata giuridicamente qualificata come banda armata, il dr. MAGGI e Delfo ZORZI non sono più perseguibili.
    Infatti il dr. MAGGI è stato condannato con sentenza della Corte d’Assise di Venezia divenuta definitiva, mentre Delfo ZORZI, condannato in primo grado, è stato fortunosamente assolto con formula dubitativa in appello soprattutto perché all’epoca esistevano a suo carico solo le dichiarazioni di Vincenzo VINCIGUERRA, appartenente alla cellula di Udine e quindi solo saltuariamente presente a Mestre e Venezia.

    L’imputazione associativa deve invece essere mossa a Martino SICILIANO e Piercarlo MONTAGNER, secondo la formulazione di cui al capo 13 di imputazione che qualifica la cellula di Mestre/Venezia quale componente di una struttura armata unitaria, strategicamente e organicamente collegata alle altre cellule di Milano, Verona, Padova e Trieste e dipendente dalla struttura politico/organizzativa centrale di Roma.

    RispondiElimina
  4. Sottolineo giusto due righe:
    ... Centro romano di RAUTI, SIGNORELLI e MACERATINI meta di numerose visite e incontri da parte soprattutto del dr. MAGGI e di Delfo ZORZI....
    ... dopo il Convegno alla White Room di Mestre in occasione del quale, presente Pino RAUTI, fu riorganizzata la struttura di Ordine Nuovo del Triveneto

    RispondiElimina
  5. ...se vogliamo leggerla con Salvini ...tutti "appartenenti" al Centro Studi Ordine Nuovo e non al Movimento Politico Ordine Nuovo di Clemente Graziani.

    M.A.

    RispondiElimina

Powered by Blogger.