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Il mostro di Marcinelle: un affare di Stato

Questa è la prefazione del volume "Tutti manipolati- Prima durante e dopo il caso Dutroux" di Marc Toussant e Xavier Rossey, edito nella collana "Senza finzione" di Stampa alternativa, che andrà in libreria il prossimo 20 novembre, di cui ci siamo già occupati. Perché non solo in Italia ci sono apparati deviati e fabbriche di dossier

Chi c'era dietro Dutroux e perché? 
di Antonella Beccaria *
Ci sono vicende che, per quanto accadute all’estero, rimangono scolpite nella memoria di ogni cittadino europeo. La storia di Marc Dutroux, ricordato come il mostro di Marcinelle, esplose nell’agosto 1996, quando l’uomo fu arrestato insieme alla moglie, Michelle Martin, e ad un complice, Michel Lelièvre. Su di loro pendevano accuse gravissime. Le prime riguardavano il rapimento di due bambine di otto anni, Julie Lejeune e Mélissa Russo, scomparse il 24 giugno 1995. Poi c’era la scomparsa di An Marchal, 17 anni, e di Eefje Lambrecks, 19, svanite il 22 agosto mentre campeggiavano. Inoltre, il 28 maggio 1996 fu rapita Sabine Dardenne, 12 anni, e il 9 agosto successivo fu la volta di una quattordicenne, Lætitia Delhez. Solo Sabine e Lætitia saranno ritrovate vive il 15 agosto. Durante il processo, le due ragazze testimonieranno che, secondo quanto raccontava Dutroux, sarebbero state le loro stesse famiglie a venderle a una rete di pedofili. Inoltre, il loro aguzzino aveva fatto credere loro di averle protette da sevizie peggiori rispetto a quelle già patite. 
Nonostante precedenti giudiziari per reati sessuali risalenti all’inizio degli anni Ottanta, sia in Belgio che in Europa orientale, le prime indagini che coinvolsero il mostro di Marcinelle ebbero inizio nella seconda metà del 1995 e per tutt’altro tipo di reati: furto di camion e di auto di lusso. Arrestato il 6 dicembre di quell’anno, mentre Julie e Mélissa erano prigioniere, Dutroux fu rilasciato il 20 marzo 1996. In quell’arco di tempo, le bambine, che avrebbero potuto essere salvate, morirono di fame. 
Tornato in libertà, l’uomo le seppellì in una delle sue proprietà, a Sars-la-Buissière, dove sarà trovato anche il cadavere di un presunto complice, Bernard Weinstein, ucciso perché forse sul punto di denunciare le brutalità subite dalle ragazzine. In questa vicenda giudiziaria finì anche un quarto personaggio, Michel Nihoul, accusato di essere un complice del terzetto. Ma in sede di giudizio sarà assolto dalle accuse più gravi e condannato solo per droga (Lelièvre, il sodale di Dutroux, era un tossicomane). Prima di giungere a questo punto, però, si è parlato di estese connivenze: il primo magistrato a essersi occupato del caso, Jean-Marc Connerotte, denunciò la mancata collaborazione delle forze di polizia, ma fu sollevato dall’indagine per «paranoia investigativa». Marc Werwilghen, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Dutroux, disse invece che si trattava di un «affare di Stato». 
Questo libro, scritto da Marc Toussaint e Xavier Rossey, tenta di fare il punto su una vicenda di estrema complessità. Una vicenda che puntò il dito contro la politica, gli investigatori e la stampa, ma che alla fine fu liquidata come la storiaccia di un «pervertito isolato». Forse così non è stato e nelle pagine che seguono, al di là dei fatti strettamente legati al caso Dutroux, si traccia l’affresco di un sistema che, in piena Europa, ha dimenticato un punto essenziale della propria esistenza: proteggere i cittadini. In nome di quale obiettivo, è una 
domanda a cui Marc Toussaint e Xavier Rossey tentano di rispondere. 
*codirettrice della collana Senza Finzione 

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