Header Ads


Una piccola storia ignobile - 2

Marco Petrelli, autonomo nazionalista di Terni, è uno dei più prolifici corrispondenti di questo blog. Nei giorni scorsi ho pubblicato un suo post "provocatorio" nei confronti di Gabriele Adinolfi, in cui era riproposta, in forma rispettosa, un'antica voce calunniosa nei confronti di quest'ultimo: l'aver cioè abbandonato i suoi soldati allo sbando dopo il 23 settembre (la realtà storica è il contrario: sono stati i soldati ad abbandonare Terza posizione, stanchi di una linea di uso della forza a bassa intensità per passare a forme di lotta armata). Adinolfi ha risposto da par suo. Subito dopo Marco ha pubblicato nel suo blog, Nadir, una articolessa, divisa in tre parti, in cui racconta minuziosamente la storia della rottura tra lui (con altri camerati) e Casa Pound. La cosa mi sembra di qualche interesse e quindi la ripubblico. Qui potete leggere la prima parte  L'epurazione/2  di Marco Petrelli
Esempio 2. All’ennesimo insulto ricevuto sul blog Nadir (allora Non Conforme) dai militanti di sinistra, mi incontro con il responsabile ternano dei Giovani comunisti, presentandomi come il responsabile del Blocco di Terni. “Volete sapere dove sta il Blocco? Eccolo.”  Il ragazzo ha un comportamento corretto, cosa che mi fa peraltro sommo piacere. Risponde che non ha intenzione di scatenare guerre in città, malgrado le comprensibili differenze tra i nostri due gruppi. Come responsabile del Blocco credo avessi titolo per discuterne. Chissà perché a Roma, invece, sia arrivata tutt’altra storia… che vi lascio immaginare. Di fronte alla verità, il perugino mente spudoratamente mettendo a turno in discussione la parola o mia o dei miei camerati, poiché incapace di prendere una sana decisione. L’unica cosa che sarà in grado di dire: “Mi stai sul … a pelle” senza guardarmi manco negli occhi e senza avere interesse a motivare il perché,  malgrado i soldi intascati, malgrado l’assistenza e il supporto della mia comunità in ogni esigenza. Una volta  (ma una sola), richiesto il suo intervento a Terni in occasione di una conferenza sulla Resistenza, rispose che sarebbe sceso in forze. Nessuno venne da Perugia. “Difficoltà logistiche”… la giustificazione. Non parliamo solo di me però! Parliamo anche di altri che non hanno subito trattamenti di favore.
Il Resp. Ufficio stampa umbro ed il sottoscritto decidono, il 28 ottobre 2009, di uscire per una affissione, vista anche la data particolare. La decisione nasce dal fatto che, da giugno, poche erano state le azioni compiute. L’allora presidente provinciale riteneva che si dovesse essere almeno in 50 a Terni per lavorare e che la sua “lunga esperienza nella Fiamma Tricolore di Terni come Dirigente lo portava ad avere grande conoscenza della realtà cittadina”. Peccato, anche qui, che la Fiamma Tricolore a Terni sia esistita per ben poco tempo e che l’attività sul territorio sia stata molto limitata. Ma torniamo a noi. Alle 02 am veniamo individuati dalla polizia e portati in Questura. Denunciati per affissione abusiva, reato derubricato. A parte la seccatura di una notte passata in bianco ci facciamo due risate. Sorge però un problema: quando ci viene chiesto il nome del capo nucleo non sappiamo come rispondere. Il capo  non gradiva essere messo di mezzo a quelle questioni e,la mattina seguente, ci disse che “eventualmente sarebbe passato a trovarci lavoro permettendo”. Ora,non so come fosse la Fiamma di qualche anno fa, ma in Azione Giovani,ne sono sicuro, una bella figura non ce l’avrebbe fatta. Probabilmente sarebbe stato commissariato. Ma questa persona è ancora nella struttura, oggi, ottobre 2010. A un anno di distanza.
La storia della questura, molto sottovalutata (non se ne è mai capito il motivo) dal CPI Umbria, porta però a qualche risultato: da Roma giunge uno dei dirigenti di CPI con il compito di capire cosa ci sia di strano a Terni. Il responsabile provinciale, in una serata piuttosto umiliante per lui e la struttura tutta, verrà formalmente sollevato. Peccato che, il neo eletto Resp. Regionale, deciderà di dargli una nuova carica, peraltro più importante: Responsabile regionale alla Cultura. Promoveatur ut amoveatur direte voi. Invece no, perché la carica regionale rinvigorisce il soggetto, che pretende di essere informato di tutte le azioni operative a Terni, mettendo peraltro in discussione l’attività(dalla Radio al Blocco) della Comunità, malgrado lo specifico ordine di occuparsi esclusivamente delle sue competenze. Al culmine si arriva in poco tempo, a dicembre. Decidiamo di affiggere uno striscione di fronte alle acciaierie contro l’ennesima morte bianca. Convinto non sia una buona idea il responsabile alla cultura pensa di discutere della cosa su VivaMafarka… board pubblica (visualizzabile da chiunque), elencati tipo di azione, luogo e ora. Veniamo a sapere di questa cosa durante l’operazione e scatta la rabbia: gli invio un sms con il seguente contenuto: “testa di c***o”.
Da qui comincia un incessante e straziante atteggiamento infantile, fatto di lamentele, chiamate ininterrotte a Roma e Todi (il coord. Regionale era tuderte), tutte mirate a sottolineare l’astio provato dai ternani nei confronti di una persona “che non ha mai creato problemi di sorta”. Invitato più volte a partecipare agli esecutivi, l’ex capo nucleo si rende irreperibile o o accampa scuse banali . Dopodiché telefona ancora, dichiarando di essere tenuto all’oscuro di qualsiasi iniziativa sul territorio. Riconvocato per chiarimenti si nasconde dietro un dito: ha paura, sostiene, di confrontarsi con elementi “fanatici e che mi odiano”. Oddio! Motivi per essere adirati ce ne sarebbero stati. Ma l’odio è un sentimento profondo, selettivo se vogliamo! Non lo si concede a tutti.
E’ palese che la situazione giochi a suo favore. Qualcuno gli para le spalle, altrimenti non si spiegherebbe nemmeno l’avanzamento di grado. Terni lavora bene: Non Conforme è molto seguito, RBN piace. Si organizza una piccola conferenza al Liceo Classico su John Fante e, la collaborazione con alcune riviste on line permette di ottenere una certa attenzione. Poi, il cataclisma. La struttura in realtà non collassa (solo) per la questione dell’avio superficie, probabilmente per motivi altri, che non sapremo mai. Il nuovo arrivato, militante di CPI entrato su parola spesa e su responsabilità del sottoscritto, comincia a farsi largo, strada. Nemmeno lui presente ai fatti dell’avio superficie, quando si tratta di spendere una parola in difesa (morale) dei camerati che lo avevano accolto, con i quali aveva condiviso le prime esperienze (malgrado l’età ‘avanzata’ , 28 anni, non aveva mai militato), le prime uscite, la stessa birra al pub, si schiera in favore del ‘conformismo’  adeguandosi al nuovo corso. La cosa gli frutterà, poiché in pochi mesi diviene il nuovo capo nucleo. Arriverà addirittura a chiedere ( a fine estate 2010) lo scioglimento del nucleo ANS di Terni, telefonando ad una comunità autonoma italiana, nella speranza di poter parlare con un responsabile nazionale. Peccato che Autonomi nazionalisti non abbia una gerarchia, ma sia strutturata seguendo una logica spontaneista. Beata ignoranza!
Non vado oltre poiché credo di avere espresso in tre post la posizione mia e degli altri epurati ed avere (spero!) descritto chiaramente la situazione grottesca nella quale ci siamo venti a trovare.  Non cerchiamo vendetta, auspichiamo solo che la verità venga a galla,una volta per tutte. Ne facciamo una questione di dignità e di correttezza. Molti militanti di CPI credono di essere i depositari di uno spirito di militanza ‘di una volta’. Sono sicuro però, che una volta, di fronte ad infamie di questo genere, la risposta non sarebbe arrivata dopo mesi via web,ma immediata e col piombo.Erano altri anni. Per fortuna sono finiti. Ringrazio la ‘camerata’ toscana che, dandomi dell’infame due giorni fa, mi ha spinto finalmente a liberarmi di questo peso. Sono sicuro della buona fede di molti giovani di CPI e di parte della dirigenza nazionale che, per fiducia e per ingenuità, prendono per oro colato le parole dei ras regionali, senza valutarne l’effettiva veridicità. Ho speso un anno in CasaPound credendoci. Non avrei mai pensato di arrivare a questo. Non posso nemmeno chiedere che ai miei accusatori di provare vergogna. Il silenzio omertoso in cui si sono chiusi la dice lunga sul loro modo d’essere. Pretendono la verità e la giustizia per carcerati, vittime di sfratto, intellettuali aggrediti dagli autonomi… peccato che il significato di giustizia sia loro ignaro. Gli autonomi per lo meno ti affrontano faccia a faccia. Queste persone affidandosi all’arte della calunnia. Onore e fedeltà? Ma lasciamo proprio perdere.
(2-fine)

Nessun commento:

Powered by Blogger.