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L'omicidio di Sergio Calore/4 - Ma quella storia non era proprio una bufala

Nella prima edizione di "Fascisteria" (Castelvecchi, 2001) ponevo interrogativi su una clamorosa bufala presente nelle ricostruzioni storiche di Sergio Calore, che tutto sommato su questo terreno si era rivelato abbastanza ferrato

 Dieci anni dopo, in uno dei tanti interrogatori con i giudici bolognesi, Calore si avventura nella ricostruzione, palesemente fasulla, della fondazione di Lotta di Popolo. “Tale sigla, infatti, siamo sempre di fronte a delle sigle, ma in questo caso veniva una volta tanto alla luce più chiaramente che in altre occasioni l’unità sottostante, era più esattamente OLP (Organizzazione Lotta di Popolo). I fondatori furono Signorelli, De Felice, Dantini, Delle Chiaie e Clemente Graziani. L’epoca della fondazione: l’inizio del 1970, periodo in cui Rauti era rientrato nel Msi mentre Graziani e Massagrande avevano fondato il Movimento Politico Ordine Nuovo e dal Movimento studentesco dell’università di Roma si formavano contemporaneamente le sigle OLP e AN (Avanguardia nazionale) già confluita nel Centro Studi Ordine nuovo e rifondata da Adriano Tilgher”. Le cose, come è noto, andarono diversamente.
A dar vita all’esperienza dell’OLP è la componente dell’estrema destra romana - più piccoli gruppi sparsi in tutta Italia - che si era aggregata nel ’68 dopo il raid missino all’Università. Vi confluirono ex avanguardisti come Serafino Di Luia, pacciardiani come Enzo Dantini, ex ordinovisti come i fratelli Cascella. È discutibile se quello che fu definito nazimaoismo fosse un progetto deliberatamente provocatorio o soltanto velleitario ed ambiguo ma sulla sua originalità non esistono contestazioni. Del resto altri dirigenti dell’OLP, come Ugo Gaudenzi e Franco Papitto, erano tra i più accaniti sostenitori della dipendenza di Delle Chiaie dal Viminale. Perché Calore, generalmente assai attento alla verosimiglianza delle sue ricostruzioni storiche, si è così palesemente esposto alla smentita (anche se i giudici bolognesi si sono ben guardati dal farlo e hanno usato anche questa toppa come mattone del castello accusatorio, per dimostrare l’unicità e unitarietà del fenomeno eversivo nero)? Un lapsus? Uno slittamento della memoria? Una restituzione deformata? È possibile che un gruppo di militanti dell’OLP, disciolta nel ’73, abbia partecipato come componente organizzata all’unificazione tra On e AN e che perciò Calore abbia retrodatato un’organicità di rapporti inesistente nel ’70.
Segnaliamo alcune coincidenze significative.
La prima: Zorzi, indicato come guardaspalle di Freda, vive per alcuni anni a Napoli, dove hanno luogo, quasi contemporaneamente, due scissioni locali, in Lotta di Popolo e in Ordine Nuovo, che si definiscono entrambe “strasseriane”, cioè ispirate al leader della sinistra nazionalsocialista, liquidata con le squadre d’assalto (le SA) da Himmler e dalle SS nella “notte dei lunghi coltelli” per le “pericolose” vocazioni socialisteggianti.
La seconda: il Comitato pro Freda, che nasce nel 1973, ha tra gli animatori il segretario triveneto del MPON, Arrigo Merlo, già gestore della Libreria Ezzelino di Padova e il leader lucano dell’OLP, Leucio Miele.
La terza: in un opuscolo del comitato di solidarietà per “Giorgio” Freda del ’77 (dopo il fallimento della fusione) figura un durissimo attacco a Delle Chiaie definito “provocatore abituale dei servizi speciali italiani, poi avventuriero e ladro di professione. A seguito del grottesco putsch Borghese (...) Delle Chiaie può tranquillamente scappare in Spagna, dove prepara e partecipa a diversi omicidi politici (...) Secondo le ultime notizie sarebbe al servizio di Pinochet” . Tre coincidenze costituiscono poco di più di un indizio. È meglio allora restare ai fatti per quel che è dato sapere.
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Tutto questo in "Fascisteria". Oggi possiamo aggiungere qualche particolare che in qualche modo dà un maggior senso alla bufala. A partire una lettera, trafugata da estremisti di sinistra dall'armadietto dell'università di Tokyo dove Zorzi faceva il lettore d'italiano, e in cui l'ordinovista mestrino è informato da un amico che gli scrive dalla Spagna sul ruolo di una terza componente presente nel processo di fusione tra Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. E' la realtà, ora lo sappiamo, che faceva capo a Enzo Maria Dantini, il leader della componente di Lotta di popolo più legata a Franco Freda, di cui è perito balistico nel processo per piazza Fontana. Dantini è professore universitario di mineralogia e, a prendere per buona l'autobiografia tardiva
di Pacciardi, si era distinto nei primi anni '60 come quadro operativo nella campagna di controterrore italiano nel Sudtirolo insanguinato dall'insorgenza irredentista. E sarà proprio il professor Dantini a istruire i bombaroli del Movimento rivoluzionario popolare, banda armata anarco-fascista fondata da Lele Macchi e Marcello Iannilli nell'area di Costruiamo l'azione. Grazie a quella lezione una decina di attentati micidiali con violentissime cariche dinamitarde produrranno soltanto un pugno di feriti. Calore evidentemente era a conoscenza del rapporto con Dantini e quindi retrodata agli inizi degli anni 70 una omogeneità politica che è assai successiva

1 commento:

  1. Dantini figurava anche come perito tecnico nel collegio di difesa di Freda, un giornalista nei suoi libri, dedicati al tema, liquida l'ingegnere Dantini come un dilettante nel ruolo di tecnico difensivo, mentre ne amplifica il ruolo come istruttore tecnico dei bombaroli, mah una singolare contraddizione.Avanzo una mia singolare ipotesi su Calore; costui pur di uscire di galera, tentò anche di guadagnarsi la fiducia di Freda, scrivendo un libercolo per la sua casa editrice dedicato alla tecnologia, se la memoria non mi inganna, forse allo scopo di ottenere qualche confidenza. Tutto ciò poco prima del pentimento..ecco spiegato a mio giudizio la sua scarsa esattezza, pur di uscire di galera era disposto a tutto.

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