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Un derby artistico

Facebook è una miniera di stimoli e sollecitazioni, tra le mille cazzate e cazzeggi che fluiscono, a saperli cogliere. Così è stato ieri: tra le decine di inviti me ne arriva uno sulla morte di Sandokan. E' il prossimo spettacolo di Emanuele Merlino che con il padre condivide la passione per l'opera artistica. Mettendoci di più del suo: mentre infatti Mario Michele lavora sulla organizzazione di materiali "classici" per l'ambiente (Brasillach, Mishima, i caduti di Salò), Emanuele scrive testi originali. E a ben vedere, già nella scelta tematica, si risolleva la questione generazionale che ponevo al termine dell'unico post di ieri: dove sono finiti i fascisti di una volta, visto che quelli attivi oggi si dedicano a forme di volontariato e di attenzione per gli ultimi che non hanno riscontri nelle pratiche tradizionali.

Perché, certo entrambi si confrontano con la morte (immaginata di un personaggio l'uno, reale e tragica delle persone, l'altro)  ma il padre resta tutto dentro l'immaginario del "mondo dei vinti" mentre il figlio attinge a un'icona di quella cultura popolare di destra che è stata meravigliosamente scandagliata da Filippo Rossi e Luciano Lanna in "Fascisti immaginari". Ma quando ti vai a leggere la breve nota illustrativa che hai richiesto a entrambi ti rendi conto che è lo stesso approccio a essere profondamente mutato, laddove alla persistenza utopica dell'anarcofascismo del "vecchio" si giustappone la concretezza empirica del giovane che colloca la sua attività creativa dentro un progetto molto materiale di produzione culturale e di impegno sindacale.
Un modo nuovo di fare cultura nell'area
C’è un filo conduttore che unisce tutte queste iniziative. iniziate a metà degli anni '90 sono il primo tentativo di proporre aspetti della 'nostra' cultura con modalità nuove e più immediate rispetto alla parola cartacea, parole e musica. a volte con stacchi fra loro, a volte come sottofondo. la scelta di brasillach sta nel radicato mio legame con lo scrittore francese, scoperto a 16 anni su le bancarelle di libri usati tramite le poesie dal carcere. la xmas tramite i reduci e, in particolare, con il comandante mario sannucci, che fu presidente dell'associazione, privo del braccio destro amputatogli dopo un'azione di guerra sul senio, febbraio '45. mishima, sul braccio ho tatuato il motto in ideogrammi 'fra i fiori il ciliegio, fra gli uomini il samurai', il testo poi del racconto l'ho trovato immediatamente facile da trasporre. motivi culturali, dunque, e, se si vuole, anche qui un certo gusto dell'eresia creativa (anarcofascismo). altro motivo da insegnante e da militante: educare a sentirsi sicuri ed incuranti d'avere di fronte altre persone. difetto dell'ambiente, sovente capace di estremo ardimento ma incasinato nel dibattito e nel confronto dialettico
1) le sbarre e le stelle, lettura recitata dai 'poemi di fresnes' di robert brasillach con musica composta per l'evento - ideazione e realizzazione di mario m.merlino - eseguita a roma, più volte, e in altre città. credo sia stato in assoluto primo esperimento nell'area
2) brasillach: 'domrémy (opera teatrale del '32 su giovanna d'arco), lettura recitata, ideazione e realizzazione mario m.merlino - roma e latina.
3) la rosa fra i denti, omaggio alla xmas su brani antologici recitati e accompagnati da musica originale, ideazione e realizzazione mario m.merlino -
4) riduzione teatrale del racconto 'la voce degli spiriti eroici' di mishima yukio, con la collaborazione dei giovani del foro 753 e fons perennis, testo e regia e scenografia mario m.merlino - roma (in attesa di ottenere la possibilità di eseguirlo all'interno del museo della civiltà romana)
5) omaggio a r.brasillach, poesie e musica, regia di mario m.merlino, eseguito sulle banchine del tevere (estate romana)
6) omaggio a y.mishima, testi antologici, haiku, esibizione di kata, musica, regia di mario m.merlino (gli ultimi due eventi con la collaborazione di giovani del foro 753)
Mario Michele Merlino

La rivoluzione del merito

“Morte di Sandokan”, racconta la drammatica decisione dello scrittore di uccidere il proprio personaggio più famoso con un’ultima, epica avventura.  Attraverso le parole dello stesso Salgari, della figlia e dei suoi personaggi vivremo l’ultima avventura della “Tigre della Malesia”.Ma è davvero possibile far morire un eroe?
Gli attori Marco Prosperini, Laura Monaco e Giuseppe Calamunci Manitta intepreteranno i vari personaggi e racconteranno la storia accompagnati dalle musiche inedite composte per l’occasione e suonate da duo Giulio Viola e Gian Marco La Serra.Questo spettacolo, un po’ come tutti quelli che ho realizzato (da quegli dedicati al noir americano portati in scena all’interno dell’Istituzione Biblioteche di Roma, della Sala Trevi e durante la rassegna estiva del Comune di Palestrina a “L’arte come slancio di libertà” rappresentato durante la “Notte dei Musei” di Roma), nasce con un’idea, una prospettiva, di fondo: la creatività, l’intraprendenza e la professionalità – e, mi auguro, il talento – possono realizzare una rivoluzione. Io continuo a credere che gli esempi positivi possano fare da traino. Oppure no ma l’importante è provare. E poi, diciamola tutta, provare a fare la “rivoluzione del merito” facendosi applaudire, e guadagnando due lire in più, è un po’ meglio che tentare la rivoluzione e farsi sparare! Ma, in effetti, fare la rivoluzione “solo” con spettacoli e conferenze è limitativo. Allora la credibilità che si costruisce con gli eventi e le attività va portata nella politica. Non parlo di politica “partitica” – o non solo almeno – ma della politica che è la vita di una società. Dal modo di lavorare al modo di fare solidarietà, dal rapportarsi con gli altri all’impegno quotidiano.

Insieme ad altri colleghi, iscritti allo stesso sindacato, cerchiamo di portare questa “Rivoluzione del merito” nella società per la quale lavoriamo.
Mettere sempre il proprio nome – che è un modo per “metterci la faccia” ma anche di avere visibilità – in tutte le iniziative che si fanno. Essere responsabili, nel bene e nel male, del proprio impegno sia pagandone le conseguenze, nel caso degli errori, che venendo ricompensati qualora le cose vadano bene.
L’impegno che viene premiato – o dovrebbe visto che certamente non siamo in un mondo “sano” – significa necessariamente inimicarsi quelli che “oddio sono le 3! Devo timbrare il cartellino!”.
Quelli che ritengono che sia legittimo fare carriera solo con “ il passare del tempo” e sono pronti a criticare chi fa non amano l’idea che sia l’impegno, lo spirito ad essere metro di giudizio. L’unico che conta.
E però magari l’impegno che non mettono sul lavoro lo mettono nel chiacchiericcio, nella diffamazione, nella, a volte, infamità.
Ma “fare” risulta sempre il modo migliore per rispondere.
Anche perché, per spirito, impostazione e convinzione, abbassare la testa davanti alla mediocrità, al pregiudizio, alla miopia non solo sarebbe indecoroso ma, anche, risulterebbe solo un altro modo per accettare, tollerare e, quindi, esaltare quello spirito che, evidentemente, ha reso l’Italia “ostello”.
E poi, caro Ugo, se è vero che il “vento scoppia in un momento” è vero pure che una volta che abbia cominciato a soffiare “potete solo fargli perdere tempo”.
Emanuele Merlino

1 commento:

  1. .......in verita' una certa parte di fascisti lo faceva anche una volta. Solo che erano completamente invisibili......adesso vuoi il crollo del comunismo, vuoi la spietatezza di un liberismo sempre piu' antiumano e avente come mito (osannato e ritenuto come modello sopratutto dal berlusconismo dilagante) il"darwismo sociale", la totale incapacita' della sinistra ufficiale e non (dai centri sociali ai partitini vetero marxisti-leninisti, se non proprio qualcuno dichiaratamente stalinista)di fare proposte concrete che non sia sia la solita menata della liberalizzazione delle droghe leggere ( che poi e' primo passo e il grimaldello per liberalizzazre anche le altre....). Insomma non andare mai oltre la il vetusmo e fuori tempo massimo richiamo alla pratica dell"antifascismo militante" (....in mancanza TOTALE di argomenti per i gonzi e' sempre argomento buono!), e' ovvio che le iniziative risaltono evengono notate anche da parte di chi NOn e' apertamente schierato delle Destra radicale. Comunque oltre CPi esistono altri interessanti comunita' militanti che fanno proposte e si occupano di problemi concreti del quotidiano e pure loro si sono accorti come i partiti tradizionali delle Destra radicale abbiano sostanzialmente fallito e sostanzialmente abbiano come sola missione il gonfiamento delle tessere come anticamera per l'ingresso nel sistema.
    io dico facciamo nostro il motto di Ezra Pound" L'unica cultura che riconosco e' quella delle Idee che si trasformano in azione". E questo senza alcuna necessita' di accordi coi berlusconiani, , belusconini, berluscoNANI di turno.


    Ago

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