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Una storia molto personale -3: tre foto e un'intervista

Riprendiamo il racconto sull'autobomba di Milano e le false accuse contro Walter Spedicato. Il secondo pezzo  cominciava così:
All'epoca lavoravo in compilazione al "Giornale di Napoli" e ad agosto ero sempre in servizio. Quando arrivò la foto Ansa con l'identikit io non avevo notato nessuna particolare somiglianza con Walter, che avevo conosciuto pochi mesi prima a Parigi, quando aveva già goduto dei benefici effetti della beauty farm dell'esilio.
Ed è proprio dalle foto che conviene partire.



Walter Spedicato in una foto del 1973. La foto è stata pubblicata su Facebook ma ho provveduto a oscurare i visi delle persone che non hanno comunicato la volontà di essere riconoscibili


Walter quindici anni dopo, decisamente più "sfilato" di volto

E' questa la persona che io avevo conosciuto nel bar di Parigi. E quindi si capisce perfettamente la mia meraviglia quando è arrivata la telefonata che attribuiva il nome di Walter all'identikit pubblicato il giorno precedente in prima pagina e che non aveva grandi corrispondenze. 


Il giro di telefonate fu rapido: io al contatto italiano ("Sefardi") per offrire un'intervista chiarificatrice a Walter, il portavoce da Londra del gruppo degli ex di Terza posizione (già arrestato ma non estradato per la politicità delle accuse viveva pubblicamente) per darmi l'appuntamento telefonico con Walter che era a Parigi (mi dette il numero di una cabina: forse o mi confondo con Oreste che si faceva sempre richiamare così). Comunque l'intervista in cui Walter forniva il suo alibi per il 14 agosto fu pubblicata con grande risalto, rilanciata dall'intera catena dei quotidiani locali del gruppo Caracciolo perché eravamo collegati alla loro agenzia Agl, mentre l'Ansa ne diffuse un sunto con le dichiarazioni da Londra di Marcello de Angelis. Il primo scoop della mia vita chiuse la provocazione e aprì il discorso con la fascisteria. (3-continua) 

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