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Affatigato: credibile per Bologna la pista mediorientale

Nei giorni scorsi Marco Affatigato ha rilasciato una lunga intervista a Paolo Cucchiarelli sul suo ruolo di laison tra Ustica e Bologna, in quanto "vittima del doppio depistaggio". Ha avuto così modo di esprimere il suo parere sulla presenza di Mambro e Fioravanti a Bologna il 2 agosto (c'erano, secondo lui, ma era una trappola e sono innocenti per la strage) e sul ruolo del capoposto del Sid di Firenze nei depistaggi ai suoi danni. Ecco la sua risposta sulla pista mediorientale per la strage di Bologna.



D- Che idea si è fatto della logica di questo doppio ammonimento, Ustica e Bologna. Dietro ci sono logiche internazionali? Si voleva dire qualcosa all’Italia?
R- Lo scenario degli eventi che portarono la sera del 27 giugno 1980 all’abbattimento del DC-9della compagnia ITAVIA, nel cielo dell’isola di Ustica, trovano numerosi indizi sostanziali nelle indagini portate avanti dalla magistratura ovvero che questo tragico evento possa benissimo essere stata un’operazione militare aero-navale effettuata dagli Stati Uniti congiuntamente ad altro paese alleato (la Francia), finalizzata all’intercettazione e tentato abbattimento di un altro aereo o più, i quali seguivano – da molto vicino – il trasporto civile. Quest’ultimo, pertanto, sarebbe stato colpito per errore da un missile “amico”, a fonte di calore, diretto contro tali aerei. Si è detto che l’aereo “non identificato” fosse un Tupolev con a bordo il Colonnello Gheddafi e che lo stesso fosse protetto, scortato, da due Mig. Proprio per le sue implicazioni politiche e militari “esplosive” ,se divulgate, l’evento sarebbe stato “gestito” come una questione di sicurezza nazionale, o meglio di sicurezza “sovranazionale”. In tale ottica, proprio per proteggere la segretezza di un’operazione militare congiunta finalizzata all’abbattimento di tali aeri “ostili” che transitavano nei cieli d’Italia senza avviso ed autorizzazione , i vertici militari e politici dei Governi coinvolti nell’operazione hanno deciso di eliminare qualsiasi prova testimoniale dell’accaduto. Non dimentichiamoci che oltre ai morti del DC-9 ITAVIA sono morti, in modo strano è il meno che si possa dire, ben 13 testimoni chiave a conoscenza dei fatti. Come non leggere, allora, le recenti dichiarazioni ultime rese dall’on. De Michelis quali i fatti collegati con la strage di Ustica sono considerati, ieri come oggi, materia “altamente riservata” legata alla difesa di inderogabili interessi nazionali ed internazionali. Una breve ricostruzione del fatto appare necessaria. Si sa che Il volo IH-870 ( DC-9) della società ITAVIA parte da Bologna alle ore 20:08, con due ore di ritardo sull’orario previsto. Una volta salito in quota ed al di sopra della Toscana, secondo la ricostruzione fatta dai periti in base ai tracciati radar di Roma Ciampino, la traccia radar del DC-9 appare spuria, ossia sovrapposta a quella di un altro aeromobile (o forse due) viaggiante nelle immediate vicinanze del jet civile. In altre parole, come se un altro veivolo si fosse disposto poco sopra, sotto o in coda con detto cargo allo scopo (almeno secondo la versione ufficiale) di occultare la propria presenza confondendosi nel cono d’ombra radar del DC-9. Intanto, quest’ultimo procede lungo l’aerovia civile denominata Upper Ambra 13 alfa, senza potersi rendere conto di una tale presenza “estranea”. Altro dato certo è che un veivolo con a bordo il Colonnello libico , destinazione Tripoli, sia partito dalla Yougoslavia e che questo fosse l’aereo non identificato posto sotto la scia del DC-9 ITAVIA. Nel breve tratto tra Bologna e Siena il traffico aereo intorno al DC-9 diviene intenso. Una volta sulla Toscana, il DC-9 viene affiancato da un aereo con sigla militare LG-461 proveniente dalla Liguria. Tale “manovra d’inserimento” avviene praticamente davanti al muso di due della squadra composta da tre F-104 italiani decollati dalla base aerea di Grosseto intorno alle ore 20:00 del 27 giugno 1980. Tali due caccia F-104 sono pilotati da Mario Naldini e Ivo Nutarelli i quali, quando incrociano il DC-9 ed il suo “accompagnatore fantasma”, per ben tre volte lanciano il codice di allarme ai radar di terra, per poi far rientro alla loro base. Inoltre, viene da chiedersi se, mentre erano in volo, i piloti in questione abbiano ascoltato eventuali messaggi radio provenienti dal DC-9, dagli altri velivoli militari presenti in zona o dai comandi di terra, e quale possa essere stato il contenuto di tali eventuali comunicazioni radio. Nel frattempo, un aereo Awacs (un velivolo USA dotato di un sofisticato e potente radar sul dorso in grado di guidare altri aerei militari), ha sotto controllo una missione i cui scopi sono tutt’oggi rimasti top-secret e, a questo scopo, sorvola in circolo l’Appennino Tosco-Emiliano. Non dire che tutto ciò non assomigli ad uno scenario di “guerra” sarebbe insultare il più degli sprovveduti. Ma diversamente da quello che si è verificato in altri casi analoghi, ossia in occasione di tragici eventi in cui i Governi dei paesi autori di tali stragi hanno ammesso pubblicamente le loro responsabilità nel giro di 48 ore dal fatto, per il caso del DC-9 Itavia abbattuto nel cielo di Ustica, invece, si è registrata una congestionata azione di cover-up e depistaggio, nonché un omertoso quanto complice silenzio a livello istituzionale internazionale, tuttora in atto. Tutto ciò non trova una logica spiegazione se non tenendo conto del fatto che un tale esteso quanto omogeneo “fronte di omertà internazionale” presuppone la difesa di comuni quanto vitali interessi strategici di gran lunga superiori a quelli nazionali.
Leggere la logica della strage di Bologna come reazione a due eventi, il mancato attentato a Gheddafi e l’arresto di un responsabile di alto livello del Fronte Popolare palestinese , da parte del terrorismo arabo potrebbe non essere così poi tanto errato. Da una parte vi era l’ira di Gheddafi che poteva sentirsi “venduto” e dall’altra il Fronte Popolare palestinese che si vedeva negare la liberazione del loro dirigente, in violazione allo “accordo Moro” (basi logistiche in Italia in cambio della non belligeranza,). Proprio recentemente Bassam Abu Sharif, considerato il ministro degli esteri del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina negli Anni Settanta e Ottanta, ha svelato che in quegli anni i Governi di Roma permettevano ad organizzazioni terroristiche palestinesi di agire liberamente in territorio italiano, in cambio di un impegno a non colpire obiettivi nazionali in Italia e nel mondo. L’accordo, secondo Abu Sharif, era stato denominato “L’Accordo Moro”, riprendendo il nome di Aldo Moro, ex Presidente del Consiglio assassinato nel 1978, che ne era il responsabile. Del resto anche oggi del resto esiste un accordo analogo con Hizbullah in Libano: l’Italia ha un accordo con Hizbullah per cui le forze UNIFIL chiudono un occhio sul processo di riarmamento, purché non siano compiuti attentati contro gli uomini del suo contingente. Come non mi meraviglierei se esistesse persino un accordo tra l’Italia e Al Qaida od un’altra organizzazione fondamentalista. Sarebbe il proseguio della “politica estera” craxiana. Ma ritorniamo a noi o meglio a Bologna : come dicono gli esperti del settore (magistrati ed intelligence) le stragi indiscriminate, soprattutto se di proporzioni devastanti, non rappresentano mai il frutto dell’azione sconsiderata di un folle sanguinario ma costituiscono in realtà un messaggio, un “segnale” ben preciso rivolto ad uno Stato, soprattutto quando, per le dimensioni raggiunte, somigliano più ad un atto di guerra non dichiarato che ad un episodio di terrorismo. Se poi a ciò aggiungiamo che prima della strage di Bologna gli organi di polizia e di intelligence si scambiavano messaggi del genere “si sente parlare di una rappresaglia pesantissima’ , ciò porta a comprendere anche il depistaggio messo in opera dal Colonnello Mannucci Benincasa (SISMI) per errore su Ustica e poi proseguito su Bologna dagli altri suoi colleghi del SISMI e del SISDE. Non è neanche da scartare l’ipotesi “Carlos” atteso che proprio il suo gruppo in Francia, per ritorsione ad arresti di suoi compagni, per due anni mise in pratica una seria impressionante di attentati su treni e alle stazioni con le stesse modalità con cui avvennero in Italia, e finirono solo quando i compagni di Carlos vennero espulsi dalla Francia. Ma la Francia , per onorare i suoi morti civili e militari, è andata a cercare Carlos fino in Sudan , suo rifugio. E’ vero , oggi si trova in carcere a Parigi e da lì ha mandato a dire che non intende rispondere a nessuna rogatoria internazionale ma che è pronto a rispondere ai giudici italiani in Italia. Quale messaggio ha voluto mandare ? con questa risposta. E come dicevo poc’anzi tutto ciò non trova una logica spiegazione se non tenendo conto del fatto che un tale esteso quanto omogeneo “fronte di omertà internazionale” presuppone la difesa di comuni quanto vitali interessi strategici di gran lunga superiori a quelli nazionali. Anche attualmente.

1 commento:

  1. Affatigato spieghi come mai è stato attaccato da Mario Tuti,e viene messo all'indice anche nei giorni odierni.Poi spieghi come e perché, secondo lui, lo stato italiano e francese sono giunto ad uno scambio di prigionieri politici, cioè a dire tra lui e un cittadino francese tale Paul Durand. Chi era costui e che cosa faceva in Italia in quel periodo?A distanza di anni qualche spiegazione la deve pur dare, visto che è attivo su questo blog.

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