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Una stadio senza tifosi è più triste di uno stadio senza calcio - 3a edizione

E' stato un successo organizzativo, secondo le prime indiscrezioni di stampa, il meeting degli ultras, riunito nel weekend a Catania. 400 rappresentanti di 60 tifoserie, spesso lacerate da storiche ostilità (come Catania e Palermo o Juve e Napoli) hanno ragionato sulle iniziative da prendere contro la "tessera del tifoso" che fa compiere un salto di qualità ai sistemi di controllo e di ingabbiamento del pubblico negli stadi.



Isolata la posizione degli ultras interisti, addirittura favorevoli al provvedimento, è emerso un asse radicale, che fa perno sui capi delle tifoserie di Palermo, Catania e Lazio e spinge verso uno sciopero a oltranza del tifo per impedire l'attuazione del provvedimento.
Il restringimento degli spazi di iniziativa e di  libertà in curva, l'uso dello stadio come luogo di sperimentazione di modelli di organizzazione dei servizi di ordine pubblico e di controllo di massa,  la pressione sulle società per accentuare i rapporti di ostilità verso i club più radicali della tifoseria sono fenomeni ormai consolidati e che non sono riducibili alla sola logica economica di un calcio che deve fare sempre più SKYfo.
Il manifesto di Freedom for ultras
Io sono infatti convinto che la curva rappresenta l'ultima trincea per un sistema giudiziario e penale pervasivo che, avendo consumato gli altri pretesti di costruzione del nemico interno e dell'emergenza (dispositivo di gestione normale e normalizzatrice del sistema) tende a enfatizzare la pericolosità sociale del fenomeno ben oltre la realtà.
In questa direzione vanno, del resto, le condotte di alcuni presidenti particolarmente contestati, da Lotito (Lazio) a Postigilione (Potenza) che non hanno esitato a spostare sul terreno giudiziario lo scontro con i tifosi contestatori che era di natura squisitamente "politica": e certo una curva ingabbiata avrà molte più difficoltà a esprimere il dissenso che è il sale della democrazia calcistica.
Sugli aspetti giuridicamente controversi (la tessere è illegale? intanto il Tar ne valuta la costituzionalità) mi segnalano un interessante articolo della "Settimana sportiva" che contiene una chicca che conferma la validità del mio ragionamento sulla curva come luogo di sperimentazione di nuove tecniche di disciplinamento sociale. Il procuratore aggiunto di Napoli vorrebbe estendere il Daspo (il divieto amministrativo di andare allo stadio) ai camorristi e ai condannati per crimini violenti.
E si sa che sulle misure amministrative applicate al grande crimine dice male. E' giudizio condiviso che la criminalità organizzata meridionale ha costruito i suoi insediamenti al Nord a partire dalla presenza sul post dei boss mandati al soggiorno obbligato negli anni Sessanta e Settanta: un clamoroso errore nelle politiche di sicurezza che non ha indebolito il fenomeno in loco ma gli ha permesso di riprodursi su scala allargata.

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