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Un gioco di specchi

Spiegavo in un post precedente che la molla decisiva per la nascita di questo blog (a cui pensavo da un paio di anni) è stata la lettura di Eretici digitali, il manuale del giornalismo del decennio, scitto da Vittorio Zambardino e Massimo Russo. Poi ovviamente per realizzare l'idea ci ho messo ancora qualche mese ma sono stati loro a sollecitare il ritorno a un impegno quotidiano di tipo giornalistico.
 Vittorio è un amico di antica data, ritrovato attraverso Facebook, una delle cose per cui quella macchineria infernale e un po' demente (almeno nell'uso che ne faccio io) serve ed è preziosa. Non gli avevo parlato ancora però di "fascinazione" e del debito che avevo nei suoi confronti perché lo ritenevo (lo ritengo) ancora inadeguato per la mia scarsa capacità di valorizzare le potenzialità specifiche dello strumento.
Ma le vie di internet sono infinite. Lui ci arriva lo stesso e decide che la scelta tardiva di un esperto come me di munirmi di un blog di nicchia è emblematica di una fase matura del movimento e un modo significativo di valorizzare lo specifico dello strumento. Ne parla nel suo blog, che è un passaggio obbligato per chi riflette e lavora nel complesso pluriverso del web 2.0, dedicandoci addirittura un
intero post.
E i risultati si vedono: ieri si sono triplicati i contatti.
E' per me un imprimatur importante, al di là del risultato di "lettori" (le statistiche hanno avuto una notevole impennata mentre cominciano le citazioni sui quotidiani e negli altri blog), che mi stimola a migliorare la qualità "tecnica" del prodotto (sui contenuti, beh, sono già soddisfatto). Ma è anche una piccola soddisfazione in più: perché Vittorio confessa che finalmente riesce a leggermi mentre prima, per problemi di "pancia", non apriva neanche i miei libri.
E c'è sicuramente dell'ironia nel fatto che questa minuscola cosa succeda perché io abbia letto per la prima volta un suo testo e inteso applicarne la "lezione". Una circolarità che, parlando di libri, verrebbe di chiamare borgesiana, ma che è invece una cosa molto semplice e molto concreta
Potenza, 30 giugno 2010

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