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Scherzi della memoria su Massimino e il III Campo Hobbit

Francesco Mancinelli è uno dei pochi “reduci” della Generazione ’78 che si può permettere il lusso di pigiare il pedale del grottesco e dell’autoironia nell’esercizio della memoria sugli anni di piombo. Perché avendo attinto, nella sua omonima ballata narrativa, le vette dell’epica del quotidiano, nessuno può accusarlo di essere irriverente. E quindi ci va giù duro su questa cifra stilistica. 

E’ così anche per l’ultima ricostruzione storica – nelle pagine del Fondo di Miro Renzaglia - del III campo Hobbit, di cui cade oggi il Trentennale. Un racconto dal punto di vista di un diciassettenne un po’ truzzo, cresciuto a Viterbo e già espulso dal Fronte della Gioventù per aver sollevato una sedia contro un dirigente.
Il terzo è il Campo più importante per molti aspetti, e non solo per la fantastica ambientazione in un borgo medievale abruzzese semiabbandonato o perché ebbe particolare risalto sulla stampa, anche di sinistra, e la televisione nazionale, allora ancora solo di Stato (l’avventura Fininvest era in fase di start up). Mancinelli, oltre a renderci conto dell’importanza politica dell’evento, ci offre molti aneddoti esilaranti. E una chicca storica importante, che ha subito richiamato la mia attenzione. Ovviamente in una nota, che integra la notizia del comunicato letto sul palco da Massimo Morsello e scritto in carcere da Pedretti Dimitri e Calore, i tre capi della destra radicale romana (Fuan, Terza posizione, Costruiamo l’azione), tutti arrestati in quel mese di dicembre 1979 che avrebbe stroncato tutte le velleità di movimentismo rivoluzionario:
Non è esatto come viene raccontato nel testo La rivoluzione impossibile che i 30 elementi arrivati da Roma,  con lo scopo di leggere pubblicamente il comunicato, fossero militanti di Terza Posizione.  Al contrario, erano tutti militanti del Fuan di Via Siena, spalleggiatori dei Nar, alcuni dei quali ancora quadri politici interni al MSI. Già da allora, come sappiamo, tra Fuan-Nar e Terza Posizione non correva buon sangue.
Un innocente errore di Marco Tarchi (nella foto di Mancinelli al centro, in Lacoste blu, a fianco di Umberto Croppi)? Difficile crederlo, perché l’allora leader dei giovani rautiani il piccoletto romano che guida la minacciosa ciurma del Fuan romano lo conosce benissimo: perché ha debuttato come cantautore, col nome d’arte di Massimino, nel I campo Hobbit, quello già leggendario del giugno ’77, nella landa desolata di Montesarchio, propaggine sannita di Terra di Lavoro.
[Nel fantastico gioco di specchi che è questa geniale macchineria di internet Miro Renzaglia riprende a sua volta questo intervento e dà il destro a  Mancinelli per segnalarmi un errore filologico e togliersi un altro sassolino dalla scarpa: 
Diciamo che se si deve fare di tutta un erba un fascio, è importante sottolineare anche i piccoli eventi e a chi onorevolmente addebitarli. C'erano nel gruppo alcuni ragazzi dell'Eur, ma il grosso era costituito da Via Siena allora frequentata proprio da Massimo e da altri storici quadri Fuan.
Nell'economia dell'oggi serve a ben poco ancora rivangare , ma per quel tempo, la tribù contava, contava e come. Ognuno cresce con dei ricordi speciali. Quel Campo per molti di noi fu la festa, benchè condita da tanto naif ...
Piuttosto Ugo, per Te che adori con precisione maniacale date ed eventi, Massimino debutta a Campo Hobbit II a Fonte romana ed alcune delle sue canzoni, compresa quella dedicate a Franco Anselmi, furono gentilmente rimosse e censurate dalla raccolta ufficiale di Radio Alternativa a via Sommacampagna. C'ho scritto anche un pezzo sul Il Fondo "Canti assassini e Canti assassinati "
Siamo di fronte, invece, a mio giudizio, a un ennesimo episodio della battaglia della memoria, che ancora è combattuta senza esclusioni di colpi, tra le varie fazioni protagoniste di scontri più o meno gloriosi all’epoca ma che ancora si rintuzzano trent’anni dopo colpo su colpo.
Nella recente ristampa di La rivoluzione impossibile il professor Tarchi, che ha ormai consolidato una meritata fama di studioso rigoroso, tende ad enfatizzare gli elementi di discontinuità dall'ambiente neofascista riconducendoli già alla nascita della "Voce della fogna" che invece, pur esprimendo significativi elementi di innovazione, aveva ancora saldi legami con l'ambiente più radicale e con alcuni prigionieri politici. In questo modo si rischia di anticipare i termini di una biforcazione netta, tra i buoni che avviano la fuga dal ghetto neofascista e i cattivi che si spingeranno a prendere le armi contro Stato e compagni, una separazione netta che nell’estate 1980, alla vigilia della strage di Bologna, è ancora da venire.

1 commento:

  1. In effetti Terza Posizione e i Campi Hobbit è un binomio impossibile. Con quei campi noi non avemmo mai nulla a che fare.
    Tuttora io li considero, come allora, dei campi "normalizzatori" dove l'individualismo faceva rima con un anticoformismo interno che però si sposava con le idee dominanti dell'epoca ed era, di fatto, a mio immodesto parere, un neoconformismo.
    Non ci fu la messa in discussione delle gerarchie in quanto inverse ma in quanto gerarchie. Una cosa ben diversa dalla mia Weltanschauung e da quella di un Peppe Dimitri per fare degli esempi.
    Lo spirito hobbitiano non fu terzaposizionista e viceversa.

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