Header Ads


Non con Evangelisti ma contro i comunitaristi

Nel post precedente - è una classica variante della legge di Murphy - la decisione di dichiarare chiusa la "campagna" giornalistica sul dossier rossobruni di Evangelisti ha rilanciato il dibattito in maniera significativa. Tra l'altro è intervenuto "Marco" che, in maniera corretta e civile, pur riconoscendo limiti ed errori di Evangelisti ne difende le ragioni di fondo, argomentando come i comunitaristi non siano il "nuovo che avanza" ma abbiano ancora profondi "ingaggi" con la destra radicale. Poiché sono un fautore radicale del confronto decido unilateralmente (non ho modo di contattare "Marco" né ho idea chi sia) di promuovere il suo commento alla dignità di post autonomo per avere la visibilità che merita.


Provo a rispondere, Ugo, alla tua domanda: «È lecito a un dirigente giovanile della destra radicale approdare, al termine di un percorso pubblico e aperto, a posizioni di estrema sinistra che trovano il conforto teorico di un intellettuale rigorosamente marxiano?». Secondo me un “percorso” di tal genere non si può assolutamente escludere in linea di principio ed andrebbe anzi auspicato. La vicenda che tu richiami di “Comunismo e Comunità” (ieri Comunità e Resistenza, l’altro ieri Comunitarismo, prima ancora Rosso è Nero, più una serie di siti e sigle che appaiono e scompaiono senza alcuna spiegazione del perché dei vari trapassi) solleva più di una perplessità politica. Mi interessano adesso non le vicende di un singolo (che poi di un nutrito gruppo proveniente da filoni diversi della fascisteria si tratta) e lascio pure stare contiguità con figure della fascisteria che hanno figurato nel comitato di redazione ben oltre, nel tempo, l'assunzione della definizione di "comunisti comunitaristi".
Ci si proclama fautori del Comunitarismo, senza spiegare in cosa questo consista. Il nulla permane anche dopo la lettura di quell’“Elogio del Comunitarismo” scritto dal nume tutelare del gruppo, Costanzo Preve, che dirà anche cose interessantissime ma sul tema sostanzialmente produce aria fritta. Pensatore, Preve, sicuramente di grande cultura e notevole spessore teorico, ma di cui rimarrà nella storia come una macchia indelebile l’aver svenduto la propria storia teorica e politica per farsi pubblicare dai kameraten i propri saggi, tarati in modo tale da essere ben graditi dai vari editori e dalle rispettive aree (adesione ad idee forza come comunitarismo e eurasiatismo, pur con qualche debole distinguo; critica alla tradizione di sinistra e al marxismo letta 'a destra' come avallo delle proprie istanze 'storiche'). Esistono schiere di pensatori e scrittori emarginati perché “eretici” nella storia della sinistra tradizionale che non per questo sono corsi a scrivere per editori nemmeno “rosso-bruni”, ma proprio neri (perché cos’altro sono Casa del Veltro e Settimo Sigillo?), che di certo accettano di pubblicare non per mecenatismo ma perseguendo proprie ragioni ed interessi politici. 
Più in generale, a prescindere dalle inesattezze dell’articolo di Evangelisti, il dato di fatto incontrovertibile è che, all'interno della galassia eurasiatista, comunitarista e via discorrendo, concorrono o sono presenti questi fattori : 
a) co-partecipazione di elementi che non hanno affatto troncato con la tradizione "neofascista" in senso lato (vedi Mutti o i cosiddetti "socialisti nazionali", ecc.), 
b) spunti, richiami, istanze il più delle volte cospirativi che ricordano più il fascismo originario che non un'analisi materialistica di ascendenza marxiana o marxista, 
c) contiguità culturali di fondo che, con linguaggio apparentemente adeguato ai tempi, ripropongono idee e tesi tipiche della destra radicale (plutocrazia, centri occulti, Europa-nazione, Impero, comunitarismo, gerarchia, ecc.). 
Lo stesso "refrain" sul superamento delle categorie di “destra” e “sinistra” è roba vecchia, un mantra litaniato da decenni da settori di destra radicale nel solco della vecchia (infondata) tesi del "fascismo storico al di là della destra e della sinistra" e cercare di far passare certo pattume ideologico d'epoca. Si può discutere sull'evanescenza da un po' della categoria di "sinistra" (non direi però tale per quella ben viva e articolata di "destra"), ma resta il dato di fondo più significativo e sostanziale di una continuità metaculturale che informa l'azione di queste per ora solo frange politiche.
Insomma, io tutto questo cambiare idee, questo "nuovo", questi "strappi radicali", non è che li veda. Vedo affinità e contiguità di idee con il passato e tra diversi gruppi oggi. Leggo ciò che scrivono i vari filoni della (post?)fascisteria e della piagnoneria oltrista che si vuole incompresa e vittima. Non basta definirsi comunista o antifascista. Rispettivamente così ieri si definiva un Freda ("comunista aristocratico") ed oggi un Fini. Qui bisognerebbe entrare innanzitutto sul piano delle idee e secondariamente su tizio e caio. In tal senso, torno a chiedere: cosa c'è di "nuovo"? Le inesattezze qua e là circostanziali di un Evangelisti certo non aiutano a far esplodere ambiguità. Forniscono solo depistaggi. 
Marco

2 commenti:

  1. Il problema non sono i refusi di Evangelisti o di Marco. Il problema è che se uno si sveglia la mattina e dice "Ora vi smaschero io, voi non avete capito un cazzo mentre io so tutto e ora vi illumino sui fasci infiltrati e travestiti" e poi scrive "Casa del Veltro", bè, il dubbio che si sia persa l'ennesima occasone per tacere esiste. Perché un conto è un'analisi di ampio respiro con qualche refuso. Un altro è il solito lavoretto poliziesco in cui si vuole schedare e documentare con l'aria di chi la sa lunga e poi si dimostra di aver letto qualche pagina di wikipedia durante la pausa pranzo...

    Adriano

    RispondiElimina
  2. a) - co-partecipazione di elementi che non hanno affatto troncato con la tradizione "neofascista" in senso lato (vedi Mutti o i cosiddetti "socialisti nazionali", ecc.)

    Non so Mutti ma per quanto attiene il Centro Studi Socialismo Nazionale (non so chi siano i "cosiddetti socialisti nazionali"....!?) noi non abbiamo mai troncato e non intendiamo troncare alcuna radice storica di appartenenza identitaria (che data 1914 con l'abbandono di Benito Mussolini dal socialismo internazionalista stantio e massonico, rifiutando altresì il materialismo massimalista)di cui rivendichiamo orgogliosamente il nostro divenire e perciò NON siamo - per ovvia ragione conseguente - né "fascisteria", né nostalgici del "neofascismo" (tutt'altre categorie entrambi non ripetibili e ridicolizzate dal tempo che é passato).
    Siamo semplicemente - e senza tanti "cosiddetti" - SOCIALISTI NAZIONALI.
    Detto questo della metapolitica di ghettizzazione ne abbiamo piene le scatole e perciò andiamo avanti per combattere IL NEMICO (che é uno solo e si chiama Usurocrazia apolide) di sempre da soli o con chi ci vorrà stare senza filosofeggiare (ci sarà tempo dopo per quello semmai se non verremo annientati) su troppi distinguo e puntualizzazioni.
    Pochi argomenti utili ed attuali per colpire "moloch" e poi .............chi vivrà vedrà !

    RispondiElimina

Powered by Blogger.