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I funerali di Antonio Parlato

Nei giorni scorsi si sono svolti i funerali di Antonio Parlato, noto ai più come leader prestigioso e rispettato della corrente rautiana del Msi napoletano. Ho chiesto una testimonianza a Giuseppe Parente, espressione di una genera-zione militante nata e vissuta orfana del partito. Nei prossimi giorni seguiran-no contributi più ponderosi per ricostruirne la personalità di dirigente politico e di studioso. Alla figlia Lucilla, amica e collega, un pensiero affettuoso.



Una grande folla di napoletani, di diverse generazioni anagrafiche, di diverse culture politiche non solo “camerati” hanno reso omaggio all’onorevole Anto-nio Parlato, padre nobile della Destra napoletana, politico galantuomo, auten-tico meridionalista, storico e abile saggista.
Alla cerimonia religiosa, svoltasi nella chiesa di San Ferdinando, sita in piaz-za Trieste e Trento, erano presenti tantissime autorità, dal sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, al sottosegretario al lavoro Pasquale Viespoli, l’assessore regionale Marcello Taglialatela, probabile candidato a sindaco di Napoli alle prossime elezioni amministrative,il consigliere regionale Luciano Schifone, l’europarlamentare Rivellini, il consigliere regionale de “la destra” Carlo Aveta, il presidente del consiglio provinciale Luigi Rispoli, il consigliere provinciale Enrico Flauto, i consiglieri comunali Andrea Santoro, Marco Non-no, Carlo La Mura.
Antonio Parlato, nato a Napoli il 1 luglio 1939, è stato avvocato, uomo politi-co, studioso di economia, questione meridionale e storia medioevale, nel 1958, da studente universitario si iscrive alla Giovane Italia e poi al Gruppo Universitario Fiamma, candidandosi alle elezioni universitarie con risultati davvero al di là di ogni più rosea aspettativa, salvo poi dedicarsi negli anni successivi al superamento degli esami universitari, all’attività professionale di valente avvocato esperto di diritto marittimo, per ritornare alla politica attiva solamente nei primi anni settanta, diventando Coordinatore del settore Giu-stizia della Consulta corporativa Napoletana, organismo all’avanguardia, composto da professionisti, imprenditori, esponenti della cosiddetta società civile che sostenevano sul piano tecnico politico il Movimento Sociale Italiano.
Nel 1975, per la prima volta viene eletto consigliere comunale a Napoli, ruolo che svolgerà molte altre volte, fino al primo mandato del sindaco Rosa Russo Iervolino, dove da consigliere comunale ha svolto il ruolo di presidente del gruppo consiliare di Alleanza Nazionale e coordinatore degli altri gruppi di opposizione composti da Forza Italia, Nuovo Psi e Udc, presentando diverse proposte di delibera consiliare e centinaia di mozioni che costringono il centro sinistra al confronto, ottenendo l’approvazione unanime del consiglio comu-nale.
Dal 1979, in poi, Parlato, a furor di popolo, viene eletto deputato,per quattro legislature, svolgendo una intensa attività politica rivolta con la massima at-tenzione ai problemi del Mezzogiorno di Italia, al rispetto della legalità, inter-venendo centinaia di volte, con autorevolezza in aula e in commissione Tra-sporti, bilancio, e nella bicamerale per il mezzogiorno.
Nel primo governo Berlusconi, Antonio Parlato diventa sottosegretario al Bi-lancio,con delega al mezzogiorno,sostenendo diverse iniziative produttive nel sud che, con gli accordi di programma, porteranno alla realizzazione del cen-tro orafo Tari, in quel di Marcianise, e al decollo del porto commerciale di Gioia Tauro.
E’ ancora oggi, il primo deputato alla Camera, per numero di proposte di leg-ge ed interrogazioni, che spesso rivelavano, sconcertanti fenomeni di malaf-fare istituzionale, in particolare riguardanti la ricostruzione post sismica ai danni del Sud Italia e del suo popolo.
Tra le tanti battaglie parlamentari combattute dall’onorevole galantuomo si ri-corda la denuncia del tentativo di svendita delle aziende parapubbliche, di cui lo Stato italiano ha quote di partecipazione,effettuato in acque internazio-nali, al bordo del Britannia, nave di proprietà della regina Elisabetta, a poten-ze straniere da parte dei rappresentanti dell’Eni, dell’Iri, della Società Auto-strade, delle Assicurazioni Generali, e l’attacco al finanziere George Soros, per le sue speculazioni sulla lira che costrinse la Banca di Italia a difendere la moneta nazionale con migliaia di miliardi di lire.
L’onorevole Antonio Parlato all’interno del suo partito, aderì sin dal principio alla corrente minoritaria del partito, che faceva capo a Pino Rauti,dove era maggiormente evidenziato il valore della cultura, della identità e di una estesa attenzione ai problemi sociali. Nel 1982 2 e nel 1986 viene eletto con un nu-mero crescente di consensi segretario federale di Napoli, dove la corrente rautiana che era di minoranza a livello nazionale, localmente diventa maggio-ranza.
Nella pur breve ma significativa segreteria Rauti, l’onorevole Parlato svolge il delicato ruolo di responsabile organizzativo, introducendo innovazioni nella gestione politica degli iscritti al partito, divisi per categoria e nelle relazioni tra il centro e la periferia.
Al congresso di Fiuggi, Antonio Parlato non segue Pino Rauti nella fuoriuscita dal nuovo soggetto politico di Alleanza Nazionale, per dare vita al Movimento Sociale Fiamma tricolore, che si rivelerà ben presto un errore politico che ne-gherà ad Alleanza Nazionale la presenza di una qualificata e significativa mi-noranza interna con la quale confrontarsi.

Giuseppe Parente

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