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Saluto romano: il testo integrale della sentenza di Cassazione

Il testo integrale della sentenza di Cassazione



 Per il saluto romano va contestata la legge Scelba sull'apologia del fascismo e in particolare l'articolo 5. E' la decisione delle sezioni unite della Cassazione che hanno disposto un processo di appello bis per otto militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto nel corso di una commemorazione a Milano nel 2016. Un processo dagli esiti altalenanti. Gli imputati erano stati assolti in primo grado nel 2020 per l'insussistenza dell'elemento soggettivo e poi condannati nel 2022.

In mattinata l'avvocato generale e pg di Cassazione Pietro Gaeta aveva invece sostenuto che "il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della 'legge Mancino' quando realizza un pericolo concreto per l'ordine pubblico"

Le Sezioni Unite della Suprema Corte erano chiamate ad affrontare la questione dopo che la prima sezione penale aveva trasmesso, nel settembre scorso, atti al fine di sciogliere un nodo interpretativo sul saluto fascista.

"La 'chiamata del presente' o 'saluto romano' è un rituale evocativo  del disciolto partito fascista e per i giudici è idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista" si legge nella motivazione provvisoria. Inoltre, "a determinate condizioni può configurarsi" anche la violazione della legge Mancino che vieta "manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi".

La questione giudiziaria ha assunto particolare rilievo politico dopo le polemiche sul presente ad Acca Larentia e l'intervento del presidente del Senato Ignazio La Russa, che, invocando appunto il contrasto della giurisprudenza, ha chiesto una pronuncia "chiarificatrice" da parte della Suprema Corte. 

Giusto ieri, l'ex senatore Luigi Manconi (Verdi e poi dem) aveva provato a lanciare un messaggio garantista nella bottiglia, invocando il non rilievo penale del rito del presente, l'appello con il saluto romano alle commemorazioni dei caduti.  

Canta vittoria CasaPound, che aveva alcuni militanti tra gli otto imputati: "La decisione della Cassazione che annulla la sentenza di condanna per le 8 persone identificate che hanno partecipato alla commemorazione di Sergio Ramelli nel 2016 è una vittoria che finalmente mette fine a una serie di accuse che non avevano alcun senso, con buona pace di chi, ad ogni 'Presente', invoca condanne e sentenze esemplari". Lo si legge in una nota di CasaPound Italia. "Il saluto romano sarà reato solamente se c'è un effettivo pericolo concreto di ricostituzione del partito fascista, cosa assolutamente esclusa nel caso di commemorazioni. Questa vittoria mette la parola fine anche alle polemiche indegne che si sono scatenate dopo la commemorazione di Acca Larenzia dove, invece di indignarsi perché dopo 40 anni degli assassini sono ancora a piede libero, la sinistra democratica ha subito chiesto processi e condanne per chi ha deciso di ricordare", conclude la nota.

In realtà la sentenza a sezioni unite conferma il precedente orientamento giurisprudenziale che sottolinea l'elemento del "pericolo" come discrimine per il rilievo penale del gesto.

L'articolo quinto

"Chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da duecentomila a cinquecentomila lire. Il giudice, nel pronunciare la condanna, può disporre la privazione dei diritti previsti nell'articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale per un periodo di cinque anni", ovvero l'interdizione dai pubblici uffici.

E' quanto prevede l'articolo 5 della legge 20 giugno 1952, n. 645, citato dalla Cassazione in relazione al saluto romano.

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