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E se a uccidere la Dugina fosse stata la fronda?

 

Fabrizio Dragosei per il “Corriere della Sera

Anche se il colpevole è ufficialmente Natalya Vovk, la donna ucraina ripresa sulla sua Mini e all'ingresso del palazzo di Darya Dugina, gli inquirenti proseguono le indagini alla ricerca di chi credono l'abbia aiutata. O di chi magari possa essere il vero esecutore materiale dell'attentato che sabato scorso ha fatto saltare in aria la vettura della figlia dell'ideologo ultranazionalista Aleksandr Dugin.

Il cosiddetto fronte interno, del quale a Mosca nessuno ama parlare apertamente, in realtà preoccupa non poco le autorità per una serie di atti di sabotaggio e azioni dimostrative messe a segno nei sei mesi dall'inizio dell'Operazione militare speciale in Ucraina.

Si teme che quello contro Darya Dugina possa essere solo la prima di altre iniziative volte a far salire la tensione all'interno della stessa Russia.

Per ora l'unica rivendicazione della bomba da quasi mezzo chilo piazzata sulla Toyota Land Cruiser viene da un ex deputato fuggito all'estero dopo l'annessione della Crimea del 2014. Ilya Ponomarev, ex comunista, poi socialdemocratico, si trova in Ucraina dove dice di essere entrato nelle forze della Difesa territoriale dopo l'invasione russa. Nel 2014 fu l'unico deputato della Duma a votare contro l'annessione della Crimea.

Il giorno dopo l'attentato alla Dugina, Ponomarev ha detto di essere stato autorizzato ad attribuire l'atto terroristico a un gruppo che si chiamerebbe Esercito nazionale repubblicano e che agirebbe da mesi all'interno del Paese. Secondo Ponomarev, che lunedì scorso ha rilasciato una dettagliata intervista al sito Meduza.io , l'ucraina Vovk non sarebbe l'esecutrice materiale dell'azione, anche se avrebbe avuto comunque qualche cosa a che fare con gli eventi.

L'ex parlamentare aveva affermato: «Lei non è una persona del tutto estranea; ma non ha avuto, diciamo così, un ruolo diretto in questa storia non dico che lei non sia coinvolta nel fatto stesso; dico che lei non è la persona che ha eseguito questo attentato. Lo dico in base a quello che mi hanno riferito persone dell'Esercito nazionale repubblicano».

Mercoledì, però, in un'altra intervista al quotidiano Repubblica , Ponomarev ha cambiato versione, affermando che Natalya Vovk «non c'entra nulla» con la morte della Dugina. Stranamente la donna, che sarebbe ora in Estonia, non ha aperto bocca dopo essere stata accusata esplicitamente dai servizi segreti russi.

Si sono visti filmati di lei con capelli di diverso colore; a bordo della Mini che girava per Mosca con tre targhe diverse (ucraina, kazaka e della repubblica indipendentista di Donetsk). Poi ancora Natalya al citofono di quello che sarebbe un palazzo nello stesso complesso abitativo dove viveva Dugina.



L'Fsb ha pure pubblicato l'immagine di un documento di appartenenza a un gruppo militare al quale farebbe capo il Reggimento Azov. Ma questo potrebbe facilmente essere un falso. Lei, comunque, non ha fatto sentire la sua voce dopo essere uscita dal Paese.

Di certo sappiamo che in Russia esistono vari gruppi di opposizione che sono entrati in clandestinità dopo l'inizio dell'Operazione militare speciale. Ci sono i membri dell'Esercito di cui parla Ponomarev che, secondo l'esponente politico, potrebbero essere anche un migliaio. Poi ci sono formazioni anarchiche e bande di estrema destra. Di sicuro nuclei partigiani agiscono all'interno delle aree ucraine occupate dall'esercito russo. Hanno fatto ricorso in almeno due occasioni ad auto-bombe per colpire collaboratori di Mosca.

Agiscono contro infrastrutture militari, centri di reclutamento. Lavorano per rallentare o bloccare i convogli che portano al fronte uomini ed equipaggiamento, sia negli snodi ferroviari russi che in quelli della Bielorussia, alleata di Mosca. Il sito Theins.ru sostiene che dalla fine di febbraio ci sono state 23 azioni contro uffici di reclutamento in Russia. In venti casi si è trattato di incendi. Gruppi, ma anche «cani sciolti» che agiscono in autonomia e che sono assai difficili da individuare.

È il caso, ad esempio, di un artista ed ex insegnante di 48 anni, Ilya Farber, arrestato in Udmurtia per aver dato fuoco a due edifici dell'esercito. «Volevo vedere se ero in grado di farlo», ha spiegato durante l'interrogatorio. Un altro partigiano ha contattato il sito dopo aver incendiato a Nizhny Novgorod l'auto di una donna che raccoglie fondi per sostenere i militari russi in Ucraina, una certa Natalya Abiyeva. «Tra noi ci sono sia anarchici che nazionalisti», ha spiegato. «Ma le questioni ideologiche oggi non contano. Putin ha rubato il nostro futuro e siamo tutti convinti che non possiamo rimanere con le mani in mano».

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