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Razzismo e antisemitismo in chat: 6 denunciati a Torino


 "Andrebbero fucilati e il loro Paese raso al suolo. Non sono manco adatti a farne sapone, perché si sa il nero non pulisce...". Sono cariche di odio contro i migranti le frasi che sei torinesi si scambiavano via chat. Operai, addetti alla vigilanza, e persino un pensionato, che la Digos della Questura di Torino ha denunciato per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. 

’SIEGHEIL LUKAS’ e ’SEMPER FIDELIS i nomi delle chat in cui facevano propaganda nazi-fascista, esaltando le azioni contro gli stranieri, come quella di Macerata, quando nel 2018 Luca Traini sparì e ferì gravemente sei extracomunitari. O le spedizioni punitive dell’autunno 2020 a Marsala. 

"Bravi ragazzi - scrivevano a proposito dei fatti siciliani - onore a voi… Liberi subito!". L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Elisa Pazà, era scattata lo scorso 4 dicembre, su input della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, e aveva portato alla denuncia dei primi due estremisti, un agente di vigilanza privata di 43 anni e una guardia giurata di 39 anni, che avevano pubblicato sui profili Facebook immagini dal contenuto nazista, razzista e antisemita.

Dai file multimediali dei loro pc e tablet, gli inquirenti sono risaliti alle chat. E sono così scattati i provvedimenti nei confronti degli altri quattro. Un pensionato di 62 anni, due dipendenti di una società  di lavorazioni meccaniche di 37 e 46 anni e un 57enne addetto alla vigilanza privata. ’Cani sciolti’, non erano iscritti a partiti o formazioni politiche. Solo il 57enne in passato era esponente del Fronte Nazionale di Adriano Tilgher. 

"Movimento 5 stelle più il PD, ti rendi conto, il Paese è finito. Questo Paese è finito dal 1945 camerata … un pagliaccio dopo l’altro cioè veramente, questi meriterebbero l’irruzione delle Schutzstaffel e vedi come li mettono subito a posto in venti minuti", commentavano l’attualità.

In casa loro sono state sequestrate bandiere con svastiche, delle SS, gagliardetti delle ’Brigate Nere’, foto di Hitler e Mussolini, elmetti, quadri con simboli nazifascisti, un machete e una carabina ad aria compressa con una potenza superiore al consentito e quindi classificata arma comune da sparo. Nel computer del 57enne è stato rinvenuto anche materiale pedopornografico. Durante la prima tranche dell’indagine erano stati sequestrati manganelli periscopici, taser, coltelli e tirapugni.

Era convinzione dei sei che "Il Reich di Adolf Hitler fece ciò che andava fatto... nel modo più idoneo". Non mancavano gli insulti agli ebrei, definiti "mercanti, usurai, artisti di teatro, ragionieri, notai" che "al Reich non servivano". Sulle vittime della Shoah scrivevano che "sono morti... perché inadatti a qualsiasi lavoro... tranne lo strozzinaggio, muovere soldi per arricchirsi, o mettere in ginocchio le economie dei paesi che li ospitavano, praticamente serpi in seno che il

nostro Fuhrer d’Europa quasi ha estinto". Un vigilante domanda all’altro: "Dove sei collega? Nei parcheggi a cacciare i negri di... dalle 10 alle 14 a fare un po’ di pulizia etnica".

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