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Il pugile con i tatuaggi nazi: battuto sul ring, bocciato dalla Federazione


Il pugile triestino Michele Broili si presenta all'incontro con simboli nazisti tatuati sul petto, e dalla Federazione Italiana Pugilato arriva la dura condanna tramite una nota. A Trieste, ieri, si disputava un incontro per il titolo italiano dei pesi Superpiuma e Broili, che gareggiava con Hassan Nurdine, è apparso sfoggiando sul corpo simboli quali la "testa di morto", il totenkopf, (che richiama l'unità paramilitare addetta alla custodia dei campi di concentramento) della Germania nazista, e il simbolo delle SS. 
Ma anche numeri dall'alto valore simbolico: l'88 che già mise nei guai il malcapitato Buffon che lo scelse come numero di maglia per poi scusarsi. Non sapeva che le lettere corrispondenti HH evocavano il saluto al fuehrer. O il 14 del motto delle 14 parole, il programma minimo lanciato dal suprematista bianco americano David Lane: Dobbiamo assicurare l'esistenza della nostra gente ed un futuro per i bambini bianchi. Fossero stati vicini i due numeri l'88 avrebbe invece richiamato gli 88 precetti, un vademecum del nazionalismo bianco sempre opera di Lane, detenuto da quasi 40 anni per le imprese della Fratellanza silenziosa, la prima e più importanza banda armata neonazista americana. La scritta "Ritorno a Camelot" evoca invece la tradizionale festa di fine estate organizzata dal Veneto Fronte Skinheads.
Il pugile aveva già fatto parlare di sé nel febbraio del 2020 quando la sua foto, con i simboli in bella vista, era apparsa nella locandina della "Boxe Night", vicino al logo del Comune di Trieste, scatenando polemiche in Consiglio. Il match è stato vinto ai punti da Nurdine, nato in Marocco e residente nell'Astigiano, con verdetto non unanime

Nella nota si legge che la Fpi "condanna e stigmatizza con forza e perentoriamente il comportamento del proprio tesserato e si dissocia da ogni riferimento che i tatuaggi offensivi dallo stesso portati evochino. Tale comportamento è in palese contrasto con le norme sancite dal "Codice di Comportamento Sportivo del Coni (art.5)" che la F.P.I. recepisce, condividendone spirito e contenuto".
La Federazione, quindi, "si riserva di sottoporre agli Organi di Giustizia Federali tale comportamento affinché ne sia, nelle opportune sedi, valutata la contrarietà rispetto allo Statuto ed ai Regolamenti Federali e vengano adottate le opportune misure sanzionatorie anche a tutela dell'immagine della Federazione Pugilistica Italiana. Riservandosi, altresì, ogni opportuna azione".

"Durante l'incontro - aggiunge la Fpi - si sono notati alcuni tatuaggi sul corpo del pugile Broili inneggianti al nazismo e, come tali, costituenti un comportamento inaccettabile e stigmatizzato da sempre dalla Federazione Pugilistica Italiana, la quale è costantemente schierata contro ogni forma di violenza, discriminazione e condotta illecita e/o criminosa. Ovviamente di tale comportamento è esclusivamente responsabile il tesserato che lo ha posto in essere e, semmai, indirettamente ed oggettivamente la Società di appartenenza che lo abbia avallato e/o tollerato. Alcuna responsabilità può e deve essere ascritta alla Federazione Pugilistica Italiana, la quale non può essere a conoscenza delle scelte personali di ogni singolo tesserato sino a quando non ne abbia contezza".

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